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USA: Silenzio, si vota… o no?

Nonostante il rush dell'ultimora, scarso l'interesse pubblico per eleggere oggi 435 membri della Camera, un terzo del Senato Usa (34 seggi) e 36 governatori. E i media alternativi?

di Bernardo Parrella

SANTA FE’ (USA) – A 72 ore dalle elezioni è squillata la sveglia. Almeno così sembra. Un po’ tardi, potrebbe pensare qualcuno, ma non certo per i ritmi a dir poco frenetici del lifestyle statunitense. Ed ecco allora che Mr. Bush vola letteralmente in lungo e in largo per dar man forte ai candidati repubblicani nelle corse più serrate, come in Arkansas, South Dakota e Minnesota.
Lo stesso vanno facendo le controparti democratiche, incluso persino il resuscitato Clinton. Eppure mentre il baraccone elettorale sembra eccitarsi tutto a un tratto, con gli immancabili media mainstream al seguito, c’è una paura che fa davvero novanta, visto anche che pochi hanno voglia di parlarne: quella dell’assenteismo diffuso. Non a caso da un parte e dall’altra s’ode un unico grido a squarciagola: “Get out the vote!”. In qualche circostanza s’azzardano percentuali ridicole (15-20 per cento), ma comunque vada tutti sono rassegnati: ancora una volta il turn-out risulterà decisamente basso. Ergo, difficile imbattersi in amici o conoscenti che si dicano pronti a recarsi alle urne. E come dar loro torto?

Annunci negativi, solite battute affrettate, e poco più. Nei dibattiti a quattr’occhi come pure nelle panoramiche dell’ultimora vengono poi ignorati i candidati indipendenti e/o verdi che potrebbero almeno aggiungere un po’ di sano peperoncino nel solita ribollita del dibattito. Al contrario di quanto ovviamente accade nei media indipendenti, per i pochi che ahimè cercano di seguirli, tipo l’odierna Democracy Now con la presenza di Ralph Nader (pur se non presente in questa tornata). Giusto per attirare un po’ d’attenzione, c’è poi chi prevede un “election chaos” analogo o finanche superiore alla burla delle presidenziali 2000. In alcuni stati, tra cui Georgia, Maryland e Texas, si useranno per la prima volta, udite udite, dei nuovi sistemi elettronici (“touch-screen”): peccato che proceda con lentezza il training degli addetti ai seggi, i quali dovranno a loro volta istruire gli ignari elettori — nel divertimento generale, com’è probabile. Ancor peggio, alcuni votanti anticipati, i cosiddetti “early voters”, hanno già sperimentato la fallacità di tali sistemi: in North Carolina a 300 persone è stato chiesto di votare una seconda volta per malfunzionamenti ai “touch-screen”.

Nell’area di Los Angeles si teme invece un altro tipo di assenteismo, quello del personale interno, dopo la crisi alle primarie dello scorso marzo quando ben 121 seggi furono costretti ad aprire in netto ritardo per, guarda un po’, l’assenza ingiustificata degli addetti ai seggi. E nel caso qualcuno avesse dimenticato i fantasmi della Florida, basti sapere che 28 stati ricorreranno tuttora a quell’identico tipo di schede (incredibile ma vero), le contestatissime “punch card.” Cos’altro aggiungere? Forse che parecchie fonti mettono sull’avviso per le previste lungaggini dei risultati finali, che quasi nessuno attende più all’indomani dal voto ma con tutta calma, tanto… Identica prudenza annunciata per le tipiche proiezioni all’uscita dal seggio: i network TV non pescheranno più in acque comuni (anche qui, Florida docet), preannunciando piuttosto, vedi NBC, servizi e reportage del tutto indipendenti da ogni altra testata. Comunque sia, visto lo scenario arido, appare vieppiù importante il lavoro dell’informazione indipendente. E’ ancora una volta il caso di Alternet, che ospita una serie di punti di vista tanto vitali quanto ignorati dal grande pubblico. Incluso, ad esempio, un elenco ragionato dei dieci siti più utili sulle elezioni. Utili proprio perché presentano quei fatti ampiamente tralasciati finora nelle varie campagne elettorali (ma quali?). A cominciare dalle più che necessarie Green papers e soprattutto dal manuale di autodifesa dell’elettore messo insieme da Vote Smart.

Leggi anche: L’altramerica: Andare a votare? E perchè mai? (24/10/2002) di Bernardo Parrella

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