Formazione

Coldiretti: Finanziaria corporativa e conservativa

Bedoni: il grosso dell’intervento di “rilancio” (il cuneo fiscale) ha alla sua base l’accordo tra sindacati confederali e Confindustria, un blocco sociale che dà vita a un simulacro di concertazione

di Redazione

?Noi ci auguriamo che il governo non dimentichi ciò che di innovativo ha scritto nel Dpef e non ripercorra le vecchie strade di politiche di rilancio che si limitano a mettere le pezze a un modello produttivo veteroindustriale la cui crisi è la vera causa della perdita di competitività dell?economia italiana?. E? quanto ha affermato il presidente Paolo Bedoni al Consiglio Nazionale della Coldiretti nel sottolineare che ?francamente, da questo punto di vista, la Finanziaria non è incoraggiante, anche perché il grosso dell?intervento di ?rilancio? (il cuneo fiscale) ha alla sua base l?accordo corporativo e conservativo per eccellenza: quello tra sindacati confederali e Confindustria, un blocco sociale che dà vita a un simulacro di concertazione e ad accordi che tolgono flessibilità e dinamicità all?economia italiana, tenendola ancorata a un?idea di sviluppo che – possiamo davvero dirlo – appartiene a un altro secolo. Proprio la vicenda della spartizione delle risorse destinate alla riduzione del cuneo fiscale, realizzata a colpi di percentuale senza alcun riferimento a interventi di natura strutturale, dimostra – ha sottolineato il Presidente della Coldiretti – quanta fatica faccia il sistema politico a concepire una vera politica di concertazione. Che è cosa ben diversa – ha precisato Bedoni – dalla mediazione dei conflitti tra le parti in ambito industriale e tra Stato e sindacati nel pubblico impiego: una mediazione ?blindata? che, anche in questo caso, tende a preservare questi settori da ogni possibile intervento riformatore?. MADE IN ITALY: BEDONI (COLDIRETTI), DOVERE GOVERNO TUTELARLO IN ETICHETTA ?E? ridicolo dover ricordare che noi siamo ?parte costruente? dell?Europa e non certo parte soccombente?. ?Non possiamo limitarci a ?recepire?, dobbiamo essere capaci di ?proporre?, anche per cambiare ciò che riteniamo debba essere cambiato?. E? quanto ha affermato il presidente Paolo Bedoni al Consiglio Nazionale della Coldiretti nel sottolineare che questo problema si sta ponendo proprio in questi giorni relativamente alla legge 204/2004 sull?indicazione dell?origine che, secondo Bruxelles, non risulta compatibile con la regolamentazione comunitaria. ?E? chiaro che su una questione di questa importanza la problematica economica non può prevalere sulla problematica ambientale e su quella della sicurezza alimentare. La regolamentazione comunitaria – ha sostenuto Bedoni – è ampiamente superata da una nuova cultura dell?alimentazione per cui l?indicazione dell?origine del prodotto agricolo è una garanzia fondamentale per il cittadino-consumatore. Compito del nostro governo – che oltretutto dovrebbe considerare un suo preciso dovere quello di tutelare il ?made in Italy? alimentare proprio per il suo carattere di qualità e di unicità – è quello di battersi per cambiare la regolamentazione nelle sedi decisionali in cui questo è possibile e non certo limitarsi a recepirla senza colpo ferire. Devo dire che, a questo proposito, non abbiamo mai sottovalutato le preoccupazioni dell?industria alimentare italiana e siamo disponibili a individuare le soluzioni equilibrate, settore per settore. Se però né governo né associazioni industriale accettano di discutere su questo punto in sede di concertazione noi – ha precisato Bedoni – non abbiamo altra strada che mettere in gioco, comunque e dovunque, il nostro rapporto con il cittadino-consumatore, dal quale non possiamo e non intendiamo prescindere?. FINANZIARIA:BEDONI (COLDIRETTI), IL FINE E? FINANZIAMENTO MACCHINA PUBBLICA ?Il problema fondamentale era e resta la capacità di definire con chiarezza compiti e funzioni dello Stato e di intraprendere politiche fiscali e di welfare che rispondano a questa esigenza e contemporaneamente siano funzionali a obiettivi di crescita del sistema economico. Purtroppo, con il tempo, questo rapporto si è letteralmente rovesciato per cui il finanziamento della ?macchina pubblica? è diventato il fine e non il mezzo della politica economica?. E? quanto ha affermato il presidente Paolo Bedoni al Consiglio Nazionale della Coldiretti nel sottolineare che ?la sua pesantezza e inefficienza è diventata tale da trasformare la Finanziaria nella sede decisionale in cui l?economia reale si ?difende?, se così possiamo dire, dalla voracità della macchina pubblica che invece richiede di essere finanziata a prescindere dalla sua capacità o meno di svolgere i compiti per cui è stata messa in piedi. E questo avviene perché nel tempo, all?interno della pubblica amministrazione, si sono consolidate incrostazioni corporative che – ha precisato Bedoni – non solo hanno appesantito la macchina dello Stato, ma hanno anche generato interessenze e complicità nella società civile e nel sistema produttivo di dimensioni tali da costituire un rilevante fattore di condizionamento politico-elettorale. Per inciso dirò che questo è fenomeno che investe il comparto agricolo molto da vicino e ha un peso rilevante nel rallentare – talvolta al limite del boicottaggio – i processi di riforma e di rigenerazioni nei quali siamo impegnati. Non sono poche le situazioni in cui si vede con chiarezza come queste logiche di autoconservazione dispongano di un potere di veto strisciante e prevalgano sulla stessa volontà politica (ammettendo che questa ci sia e vada nella direzione del rinnovamento). UE: POLITICA AGRICOLA; BEDONI (COLDIRETTI), CONCERTAZIONE SUL TERRITORIO ?Uno dei terreni sui quali si può e si deve immediatamente agire in modo nuovo è quello relativo all?elaborazione prima e all?attuazione poi dei Psr a livello regionale e provinciale. Abbiamo ottenuto che il piano nazionale, che in teoria dovrebbe coordinarli, desse indicazioni più esplicite in coerenza con gli obiettivi della riforma della Pac?. E? quanto ha affermato il presidente Paolo Bedoni al Consiglio Nazionale della Coldiretti nel sottolineare che ?è un fatto positivo ma, naturalmente, sappiamo che non basta poiché è a livello regionale che si fanno le scelte concrete. Ed è qui che, in considerazione della consistenza delle risorse che vengono messe in gioco, che dobbiamo far partire a ventaglio i vari processi concertazione regionale. Vorrei dire, anche e soprattutto dove le istituzioni regionali sono latitanti o praticano forme di consultazione di tipo paternalistico o consociativo. La latitanza delle istituzioni – ha sottolineato il presidente della Coldiretti – non giustifica in nessun modo la nostra carenza di iniziativa. Anzi, la rende ancora più riprovevole. Sappiamo sulla nostra pelle che la concertazione è una conquista e non una concessione e che per ottenere i risultati bisogna tener ben affilata l?arma del conflitto oltre a quella della proposta?. ?Dobbiamo dire che la Finanziaria, così come si va delineando, non ha un impianto strutturale significativo, ma lascia aperti i varchi perché questi interventi strutturali si realizzino a livello nazionale e a livello regionale e territoriale sulla strada tracciata dalla riforma della politica agricola europea varata nel 2003?. ?E? dunque importante che la nostra iniziativa si produca con grande efficacia e concretezza su questi due livelli attraverso metodologie articolate di concertazione, senza perdere di vista – naturalmente – il completamento del processo di riforma a livello europeo. Su quest?ultimo terreno ci sentiamo più tranquilli e comunque, mi sembra di poter dire, in buona sintonia con gli orientamenti della commissione e del commissario. A livello nazionale avvertiamo invece una inspiegabile difficoltà a dare continuità a una concertazione di natura progettuale. A livello regionale le cose vanno addirittura peggio perchè dobbiamo registrare una persistente indisponibilità delle regioni alla concertazione e di conseguenza all?applicazione dei punti qualificanti della riforma del 2003: soprattutto dell?articolo 69 sulla qualità e dei piani di sviluppo regionali che sono lo strumento principe del secondo pilastro della Pac. Senza minimamente abbassare la guardia sull?iniziativa a livello europeo e nazionale, noi crediamo che sia giunto il momento di aumentare qualità e intensità della nostra iniziativa sul piano regionale e provinciale per l?importanza che le politiche territoriali possono e debbono assumere nel disegnare e dare solidità a un nuovo modello di sviluppo del sistema-Italia?.


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