Volontariato

Operatore umanitario: una professione ad alto rischio

Lo rivela un rapporto Onu. I paesi più pericolosi: Iraq, Afghanistan, Somalia, Sudan, Eritrea, Etiopia, Haiti e Israele

di Joshua Massarenti

L’operatore umanitario? Un mestiere appassionante, ad alto valore civiler aggiunto, ma con altissimi rischi in termini di sicurezza. Questa l’estrema sintesi di una professione che il Dipartimento americano del Lavoro ha piazzato al quinto posto della sua lista nera sui mestieri civili più a rischio nel mondo (l’umanitario segue il boscaiolo, il pilota, il pescatore e l’operaio del settore industriale pesante). A ruota libera, un rapporto pubblicato ieri dalle Nazioni Unite calcola che centinaia di operatori umanitari Onu sono ogni giorno confrontati a situazioni estremamente precarie in paesi come Iraq, Afghanistan, Somalia, Sudan, Etiopia, Eritrea, Israele e Haiti. Non sono stati presi in considerazione gli operatori umanitari delle organizzazioni non governative. “A tutti i livelli, lavorare nel campo degli aiuti umanitari significa appartenere a una categoria professionale sottoposto a molti pericoli”. Lo sostiene il Segretario generale Onu Kofi Annan, secondo il quale “il personale umanitario delle Nazioni Unite si è ritrovato in pericolo estremo per riempire il proprio mandato”. Nel 2005, l’Onu ha perso 15 dipendenti, uccisi nell’esercizio delle loro funzioni. I rischi che pesano sul personale delle Nazioni riguarda le agressioni fisiche, molto frequenti in Africa e in Sudamerica. Sul continente africano, si sono verificati 97 incidenti: 29 in Sudan, 24 in Costa d’Avorio e 9 in Liberia. In Sudamerica, dove si sono contati 84 incidenti, primeggiano Haiti (25) e Perù (15).


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