Non profit

Cinque per mille, andata e ritorno

Lettere, mobilitazioni, appelli: alla fine arriva un emendamento alla Finanziaria, con un budget limitato tutto da inventare

di Ettore Colombo

«Sciatteria, è stata solo sciatteria »: il sottosegretario all?Economia Mario Lettieri derubrica così, parlandone con Vita, la vicenda del 5 mille all?inizio uscito dalla porta della Finanziaria e ora rientrato dalla finestra grazie a un emendamento presentato dalla stessa maggioranza di governo. Insomma, per il diellino Lettieri – come per il ministro alla Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, esponente di punta del Prc – è stata questione ?solo? di «dimenticanza». Sarà. Resta che Vita e le rappresentanze del terzo settore hanno avuto sensazioni un po? diverse, a sondare il governo attualmente in carica.

Per dirla tutta, la norma voluta da Tremonti nella Finanziaria 2005, il viceministro all?Economia Vincenzo Visco non la voleva proprio, a Romano Prodi era indifferente e Paolo Ferrero sembrava più preso a combattere altre e solitarie battaglie, sul Tfr (dove ha votato contro, in seno al Consiglio dei ministri) come sul Mose, sulle coppie di fatto come sulla regolarizzazione degli stranieri che denunciano i caporali (norma che il Consiglio, peraltro, gli ha stoppato). Le denunce comparse su molti giornali (Vita e il Riformista in testa, ma non solo) e la lettera ai parlamentari scritta dal Forum del Terzo settore hanno sollecitato e rinsavito la maggioranza. Che si è già inimicata tre quarti del mondo produttivo e che ha capito che uno sgarbo simile, al mondo del non profit, non poteva farlo.

«Il 5 per mille dell?Irpef dovrà essere destinato a sostegno di volontariato, associazioni e fondazioni, finanziamento ricerca scientifica e sanitaria, attività sociali », prevede un emendamento alla Finanziaria presentato martedì 14 novembre dallo stesso relatore di maggioranza, Michele Ventura, diessino di ferro. L?onere sarà pari a 250 milioni di euro nel 2007: non sono quelli richiesti (300, almeno) ma è già qualcosa. Tuttavia la sua copertura, per ora prevista con ulteriori tagli proprio al ministero dell?Economia, sarà modificata al Senato. Con un decreto di natura non regolamentare emanato dal presidente del Consiglio, inoltre – rende noto sempre Ventura – saranno stabilite «le modalità di richiesta, le liste dei soggetti ammessi al riparto e le modalità del riparto delle somme».

Insomma, l?ok del governo c?è ed è arrivato, venerdì 10, per bocca di un altro sottosegretario all?Economia, Alfiero Grandi. Già lo stesso Visco aveva annunciato, in verità, che ci sarebbe stata «una copertura-ponte verso il Senato», il che voleva dire – come ha confermato poi Grandi – che le risorse, un po? di risorse, erano state trovate. Il presidente della commissione Bilancio della Camera, il diellino Lino Duilio, ha però auspicato che, con l?occasione, «venga anche rivista la norma oggi troppo generica », proprio come aveva anticipato a Vita il diessino Mimmo Lucà, presidente della commissione Affari sociali.

Ecco perché «le modalità di richiesta, le liste dei soggetti ammessi al riparto, le modalità di riparto e di controllo sui beneficiari saranno stabilite con un decreto interministeriale dei ministeri della Solidarietà sociale, Salute, Pubblica istruzione, Università e ricerca, Beni culturali e Ambiente, di concerto con il ministero dell?Economia», spiega Grandi.

Ma se non vi fosse stata la mobilitazione dell?Intergruppo per la Sussidiarietà, capeggiato alla Camera dall?azzurro Maurizio Lupi e la lettera-minaccia di una cinquantina di senatori dell?Ulivo, capeggiati, a Palazzo Madama, da Luigi Bobba (Margherita) difficilmente la norma del 5 per mille sarebbe potuta ?rientrare?. A questo punto, memori delle passate Finanziarie e della copertura per ora solo parziale, sarà utile non abbassare la guardia e l?attenzione sino a dicembre.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.