Formazione

La formazione decapitata

Editoriale/ Sorpresa Finanziaria: l’articolo 68 rivoluziona il sistema scolastico senza che nessuno abbia informato bene i cittadini sulle conseguenze

di Riccardo Bonacina

I numeri che il governatore della banca d?Italia Draghi ha scodellato inaugurando l?anno accademico della facoltà di Economia a Roma, non sono numeri economici, ma sono comunque numeri che incideranno profondamente sull?economia del prossimo futuro. Draghi non parlava di debiti, di interessi o di profitti: parlava di scuola. Della scuola italiana che ha una spesa media per studente più elevata rispetto a quella dei Paesi Ocse, ma ha risultati assolutamente inferiori. Il rapporto insegnanti – allievi è di 9,4 per ogni 100 studenti (7,4 la media dei Paesi Ocse); la percentuale dei ragazzi diplomati nel 2004 è stata del 76%, tra le più basse dei Paesi Ocse. In sintesi, il tasso di dispersione scolastica in Italia è assolutamente ?abnorme? (è questo il termine di Draghi). Come rimediare? La Moratti aveva varato una riforma che è affondata per mille discutibili implicazioni, ma che conteneva un elemento innovativo: la possibilità per i ragazzi arrivati in terza media di scegliere un canale di formazione professionale, senza per questo precludersi la possibilità di rientrare in un normale curriculum liceale. In sostanza si forniva ai soggetti più fragili un?alternativa concreta e costruttiva per affacciarsi con una preparazione minimamente adeguata al mondo del lavoro. A differenza di tutti gli altri contenuti della riforma questo aveva ottenuto anche un immediato consenso da parte delle famiglie: attualmente sono 160mila i ragazzi che stanno già ?formandosi? negli enti e nelle scuole che si sono attrezzate per rispondere a questa domanda, con percorsi triennali e con un quarto anno aggiuntivo per avere il diploma. Del resto questo successo non poteva essere una sorpresa, visto che in Europa la filiera della professionalizzazione occupa tra il 35 e il 50% dell?intera formazione scolastica, a seconda dei Paesi. Con la Finanziaria però è arrivata la sorpresa: l?articolo 68 ha rivoluzionato tutto il sistema, nell?indifferenza dei media e senza che nessuno abbia informato bene i cittadini sulle conseguenze. Con l?innalzamento dell?obbligo a 16 anni, finita la terza media i ragazzi devono restare in un ambito scolastico tradizionale. Lo Stato insomma si riprende i fuoriusciti, immettendoli di nuovo nei tradizionali istituti tecnici. E la formazione? è stata ributtata ai margini con una funzione di croce rossa, di parcheggio della disperazione per quell??abnorme? 30% di ragazzi che costituiscono il popolo dei dispersi. In conclusione, uno Stato vorace dà una risposta centralista e del tutto inadeguata a una domanda a cui tante realtà sociali invece trovato una soluzione efficiente, moderna e adatta alle esigenze sia delle famiglie che del mercato. Naturalmente queste realtà, che fanno capo in particolare all?associazione Forma, sono pronte a battagliare per difendere uno spazio di libertà e di educazione vera. E Vita seguirà naturalmente con attenzione e simpatia questa loro battaglia. Intanto Vita si presenta in questo numero con qualche ritocco che contiamo i lettori possano apprezzare: le rubriche, che sono tra le sezioni più seguite del giornale, si rinnovano. Le abbiamo riorganizzate per aree e aprono spazio a settori nuovi (welfare locale e, da settimana prossima, anche sanità e ricerca e stili di vita). Lo sforzo, come sempre, è quello di fare un?informazione utile ai tanti che con passione e intelligenza continuano a operare nel sociale. Se la politica tanto spesso disfa, per fortuna c?è chi non smette di tessere e costruire?


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA