Welfare

Lavoro: il non profit attrae dipendenti ma non li trattiene

È quantro emerge da una ricerca Sodalitas-HayGroup sulle Risorse Umane nel Non profit

di Gabriella Meroni

Non Profit?, Si’ grazie, ma non per molto. Il mondo del non profit attrae sempre ma ha difficolta’ a trattenere le persone. E’ quanto emerge dall’Indagine 2006 sulle prassi gestionali e retributive, condotta dall’Osservatorio Sodalitas-HayGroup sulle Risorse Umane nel Non profit su un campione qualificato di 75 organizzazioni, presentata nei giorni scorsi a Milano. Dall’indagine emerge che chi presta lavoro retribuito nel non profit e’ donna in due casi su tre, ha un’eta’ inferiore ai 45 anni e possiede un titolo di studio elevato, il 60% ha una laurea. Il 57% dei collaboratori retribuiti sono lavoratori dipendenti dell’organizzazione per cui lavorano. Altro dato che emerge dall’inchiesta e’ che le organizzazioni non profit mostrano attenzione al benessere personale dei propri collaboratori. Infatti, la quasi totalita’ del campione, oltre il 90% consente di gestire con estrema flessibilita’ l’orario di lavoro, la pianificazione delle ferie e dei permessi, rendendo cosi’ possibile una buona conciliazione tra vita privata e lavorativa. Ed e’ proprio il valore attribuito alla dimensione umana che contribuisce a mantenere elevata la forza di attrazione del Terzo settore. Oltre il 35% delle organizzazioni non profit ha infatti inserito in organico nel 2005 collaboratori provenienti da aziende profit. Se la dimensione umana e personale e’ particolarmente curata, non e’ altrettanto accentuata la sensibilita’ verso le esigenze di sviluppo professionale. Si conferma il gap retributivo rispetto alle aziende profit. Il divario e’ rilevante gia’ per i quadri intermedi, e diventa molto elevato per i dirigenti, che percepiscono compensi sensibilmente inferiori rispetto ai colleghi del profit. Tuttavia, i livelli retributivi del non profit risultano sostanzialmente allineati a quelli del settore della pubblica amministrazione, che rappresentano un termine di riferimento internazionalmente riconosciuto. A offrire le retribuzioni piu’ frugali sono le cooperative sociali. Associazioni e fondazioni, seguite dalle organizzazioni non governative, adottano invece una politica retributiva piu’ generosa. Oltre che contenute, le retribuzioni sono anche poco differenziate. Infatti, solo il 40% delle organizzazioni adotta politiche retributive differenziate, e solo in un caso su quattro cio’ avviene sulla base del merito, della qualita’ della prestazione o delle competenze acquisite. Il criterio di differenziazione in assoluto piu’ utilizzato rimane infatti quello della famiglia professionale di appartenenza. Le politiche di retribuzione variabile sono poco diffuse, e in larga parte non basate sulla valutazione dell’apporto individuale. Lo strumento di gran lunga piu’ diffuso e’ l’una tantum, utilizzato dal 40% delle organizzazioni, piuttosto facile da gestire, poiche’ erogato in maniera discrezionale e non a fronte di piani formalizzati di incentivazione. Infine, solo il 12% del campione, a fronte del 21% rilevato nel 2004, ricorre a incentivi a breve termine correlati al raggiungimento di obiettivi individuali o di gruppo. ”Il non profit deve investire di piu’ e meglio nello sviluppo professionale dei collaboratori, ideando un diverso sistema di relazioni, adottando una gestione meno solidaristica e piu’ meritocratica – ha dichiarato Luca Solari, docente presso la Facolta’ di Scienze politiche dell’Universita’ di Milano- Altrimenti corre il rischio di perdere troppo presto le persone piu’ preziose”. L’Indagine conferma che questo rischio esiste. Gli organici delle organizzazioni non profit sono esposti a un turnover medio annuo del 29% in entrata e del 17% in uscita. Mediamente, il turnover riscontrato e’ superiore del 21% rispetto al mondo profit. ”Un turnover cosi’ elevato, e oltre tutto in costante crescita, non e’ riscontrabile in nessun altro settore – ha osservato Marco Galbiati, responsabile per HayGroup dell’Osservatorio sulle Risorse Umane nel Non profit. I costi a carico delle organizzazioni sono enormi: dispersione di competenze chiave; impossibilita’ di consolidare una cultura organizzativa condivisa. Riportare il turnover a livelli fisiologici significa rimuovere un ostacolo importante allo sviluppo delle organizzazioni non profit”. Le 75 organizzazioni che hanno partecipato all’Indagine, per lo piu’ associazioni o fondazioni (51%), seguite da cooperative sociali (29%) e organizzazioni non governative (20%), sono espressione della punta avanzata del non profit italiano. Gestiscono un organico composto per il 30% da collaboratori retribuiti; nel 53% dei casi contano su entrate annue superiori ai 3 milioni di Euro. Sono organizzazioni in grado di dedicare attenzione consapevole al proprio sviluppo. Il 51% pubblica infatti con continuita’ il documento di rendicontazione sociale, che, nel 63% dei casi, e’ sottoposto a sistemi di verifica. Il 54% si e’ dotata di un Codice etico, che, nella meta’ dei casi, prevede un sistema di applicazione e monitoraggio. Sono organizzazioni aperte nel 62% dei casi a collaborare con imprese profit. Alle tradizionali iniziative di fundraising si affiancano l’offerta di prodotti e servizi, lo sviluppo di campagne di Cause Related Marketing, nonche’ di programmi di volontariato aziendale. Sono organizzazioni in fase di espansione: i loro organici crescono mediamente del 12% ogni anno. ”Crescere e’ importante – ha concluso Maria Teresa Scherillo, responsabile per Sodalitas dell’Osservatorio sulle Risorse Umane nel Non profit – ma non basta. Alla crescita deve accompagnarsi infatti il rafforzamento dell’organizzazione, che e’ possibile solo se si e’ capaci di non perdere le persone, di offrire loro percorsi di sviluppo adeguati. Le organizzazioni non profit non possono rassegnarsi passivamente all’idea che i collaboratori migliori se ne vadano dopo pochi anni”. Delle 75 organizzazioni aderenti all’Indagine, 15 hanno scelto di fruire di un benchmarking retributivo personalizzato, che ha valutato l’equita’ retributiva interna, e raffrontato la politica retributiva adottata rispetto al mercato non profit di riferimento. L’Osservatorio sulle Risorse Umane nel Nonprofit – lanciato nel 2002 da Sodalitas ed HayGroup – offre alle organizzazioni non profit un contesto di condivisione di informazioni, di riflessione e di confronto per adottare , in materia di gestione e sviluppo delle persone, decisioni razionali ed eque in una prospettiva di evoluzione strategica. L’Osservatorio utilizza e propone ai propri aderenti un mix di strumenti: indagine periodica su prassi e politiche; workshop e convegni; panel di riflessione e discussione; seminari di formazione; assistenza personalizzata. Tra i principali risultati raggiunti finora dall’Osservatorio: 110 organizzazioni non profit aderenti; 8 profili di competenze di eccellenza realizzati; 16 progetti di consulenza gestiti; 3 edizioni dell’Indagine sulle prassi gestionali e retributive, condotta nel 2006 su 75 organizzazioni nonprofit; 48 ruoli professionali descritti. E, ancora, l’approfondimento, attraverso lo strumento dell’export panel, su 6 ruoli professionali (educatore, fundraiser, capo progetto, responsabile risorse umane, manager di rete, volontario professionale); pubblicazione del volume Lavori & Mestieri del Non profit, il primo repertorio, costruito empiricamente sul campo, dei principali ruoli organizzativi del non profit.


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