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Col papa una chance

A fine mese la visita di Benedetto XVI a Istambul, città dove si avverte una forma nuova di nazionalismo, più dura rispetto al passato e ostentata, quasi violenta. Da Istanbul, Asly Kayabal

di Redazione

Sabato 4 novembre il vento del nord ha portato a Istanbul la prima neve di quest?inverno, e anche l?umore delle persone rispecchiava le condizioni meteorologiche. Rispetto a un anno fa, quando la prospettiva dell?adesione alla Ue aveva acceso gli animi di speranze, oggi Istanbul è un?altra città, dove si avverte una forma nuova di nazionalismo, più dura rispetto al passato e ostentata, quasi violenta. È in questo contesto che si svolgerà a fine mese la visita di Benedetto XVI. Il popolo turco è tradizionalmente molto ospitale, ma la visita del Papa potrebbe scatenare disordini fomentati da frange minoritarie estremiste. Non credo a grandi proteste di piazza, comunque impedite da un apparato di sicurezza molto vigile e organizzato, come ho avuto modo di verificare in occasione di una manifestazione di ambientalisti nella grande piazza di Kadikoy. A causa della neve e del vento gelido c?erano pochi manifestanti e un?incredibile dislocazione di forze di sicurezza. Non credo quindi che il pontefice sarà oggetto di chissà quali manifestazioni di protesta. Preoccupa semmai l?atteggiamento del governo islamico di Ankara, sempre più defilato e di basso profilo. La visita, che secondo la Segreteria di Stato vaticana è rivolta «a un Paese musulmano, alle autorità religiose e politiche», rischia così di perdere pezzi non secondari. Era opinione diffusa nei giorni scorsi presso le redazioni giornalistiche di Istanbul che, oltre al premier Erdogan, anche il ministro per gli Affari religiosi, Mehmet Aydin non incontrerà il Papa. Le motivazioni ufficiali risiederebbero in impegni ufficiali all?estero. Quel che è certo è che i circoli politici e la stampa turca ipotizzano una fuga degli esponenti politici più in vista durante la visita di Benedetto XVI. Perché questo avvenga non è facile capirlo. Potrebbe rappresentare un segnale d?insofferenza nei confronti del teologo poco rispettoso dell?identità islamica dopo la lezione di Ratisbona, un gesto di sfida alla più alta figura spirituale dell?Occidente o, più opportunisticamente, la paura di urtare la suscettibilità della componente più integralista dell?elettorato islamico, vicinissimo al partito al potere dell?Akp. In realtà anche la visita del Papa avrebbe dovuto essere una tappa significativa del processo di avvicinamento all?Europa, giacché la Turchia, nel suo strabismo storico, da millenni guarda ad Occidente e questa rimane, nonostante tutti i tentennamenti, la rotta. Non sarebbe male che anche l?Europa, e quando dico Europa mi riferisco ai cittadini prima che alle istituzioni, manifestasse maggiore apertura e coraggio, un desiderio di reciproca conoscenza. Per i popoli del Mediterraneo orientale, vittime in atto o potenziali delle guerre e dell?oscurantismo integralista di matrice religiosa, un?adesione piena, effettiva, costituirebbe un messaggio concreto di speranza, pace, prosperità e democrazia.


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