Cultura
Turchia. Analisi di un grande esperto
Se Bruxelles ci spinge tra le braccia di Teheran: intervista a Cagri Erhan, massimo conoscitore turco della Unione Europea
di Paolo Manzo
Nonostante la sua faccia ben rasata, la giacca impeccabile e la camicia da broker della City, a causa del bombardamento mediatico che sulla Turchia stiamo subendo in Europa da cinque anni a questa parte, tutto diresti di Cagri Erhan fuorché sia un turco. Al di là degli stereotipi, invece, lui è professore associato di Relazioni internazionali all?università di Ankara, dove insegna Relazioni Ue-Turchia. Allo stesso tempo dirige l?unico Centro di ricerca sull?Unione europea nel Paese del Bosforo e dei Dardanelli, «un centro creato nel 1987 per insegnare alle istituzioni pubbliche del mio Paese a interfacciarsi con Bruxelles, perché quell?anno la Turchia aveva fatto domanda per entrare nell?Unione, e sembrava questione di poco tempo», spiega Erhan con un sorriso amaro. Già perché oggi, dopo 19 anni, il suo centro ha formato «più di 7mila quadri Ue, molti dei quali – paradossalmente – sono diventati ferventi… paladini dell?anti europeismo». Vita ha intervistato il professor Erhan al Cipmo, il Centro italiano per la pace in Medio Oriente diretto da Janicki Cingoli.
Vita: Come spiega questo ritardo di accettazione di Bruxelles nei confronti di Ankara?
Cagri Erhan: Dopo l?11 settembre molte persone in Occidente hanno sentito una crescente minaccia dal mondo islamico, una minaccia terroristica, mentre il concetto di ?scontro di civiltà? proposto da Samuel Huntington ha avuto effetti negativi sulla nostra candidatura. Sfortunatamente, poi, alcuni leader politici nella Ue – austriaci, olandesi e francesi – hanno usato il caso turco anche per obiettivi politici interni.
Vita: A suo avviso, quindi, la Turchia soddisferebbe i criteri in materia di diritti umani per entrare nella Ue, ma non sarebbe ammessa per cause politiche?
Erhan: Il punto è che sebbene Ankara soddisfi i criteri politici e economici imposti da Bruxelles, c?è sempre un?enorme distanza tra la sua entrata nell?Ue e lo status attuale. Ciò non è immediatamente percepibile ma è un gap culturale e di civiltà e, badi, non si sta riducendo. Sta diventando più grande ogni giorno che passa.
Vita: Sì, ma i diritti umani?
Erhan: La Turchia ha fatto molto per difendere i diritti umani a partire dal 1999. Rispetto agli anni 80 la situazione è cambiata di molto. Vent?anni fa era impossibile parlare liberamente in kurdo, mentre oggi i turchi d?origine kurda possono pubblicare libri, trasmettere via radio e tv, e a scuola possono studiare nella loro lingua. Un netto miglioramento: molta più libertà di espressione, eliminazione della pena di morte, ecc… Allo stesso tempo siamo consapevoli che dobbiamo completare molte riforme, ma se da parte europea continuerà questo rifiuto aprioristico, sarà difficile…
Vita: E del genocidio armeno che ci dice?
Erhan: Certo non ha aiutato, ma è strettamente connesso alla politica interna della Francia, che ha fatto passare la risoluzione in Parlamento che condanna chiunque ne parli in modo revisionistico. La mossa di Parigi ha un obiettivo chiaro: ottenere il voto dei 400mila armeni che vivono in Francia. Dietro c?è Nicolas Sarkozy, il principale candidato alla presidenza.
Vita: Come sta vivendo la gente del suo Paese questi continui rifiuti della Ue?
Erhan: Secondo un?indagine pubblicata di recente, in Turchia il supporto pubblico all?entrata in Europa oggi è pari al 32%. Nel 2004 era pari al 75%. Quindi, parallelamente alla reazione negativa degli europei verso Ankara, c?è un enorme e crescente nazionalismo e un approccio anti Ue in Turchia. Un cambiamento di percezione da collegare anche al fatto che, dal primo maggio 2004 anche la repubblica di Cipro è diventata membro dell?Unione e, quindi, ora i turchi sanno che ogni passo per l?ammissione che fanno potrebbe essere bloccato da Nicosia…
Vita: Come crede che possa risolversi il problema del controverso rapporto Turchia-Unione europea?
Erhan: A mio avviso non è facile risolverlo, né facilmente né nel breve periodo, per due ragioni.
Vita:Quali?
Erhan: Primo, perché l?Europa ora teme ulteriori allargamenti, avendo da poco dieci nuovi Paesi e con la Romania e la Bulgaria che stanno per entrare. In termini di costi per il budget europeo l?allargamento ha rappresentato un grave fardello: dal 2004 sono stati spesi 26 miliardi di euro per i nuovi entranti e, quindi, nessun Paese vuole che entrino nella ?famiglia? altri Stati. Secondo, perché dopo il rifiuto della Costituzione Ue in Francia e Olanda, ora Bruxelles non sa più che fare al proposito. Dimenticarsene, modificarla o accelerare il processo? Questo è il busillis e, prima di risolvere questo problema costituzionale, sarà impossibile ammettere un altro Paese in ?famiglia?. Entrambi sono fattori di esclusione su cui la Turchia non può agire, ma che hanno un?influenza negativa rilevante su una sua eventuale ammissione.
Vita: Quali sono gli approcci al problema ?entrata in Europa? che, invece, hanno i politici turchi?
Erhan: I principali sono tre. Il primo sostiene che si debba continuare nel soddisfare i criteri stabiliti nel vertice Ue di Copenaghen, indipendentemente dai costi e dal tempo che saranno necessari. Il secondo approccio vorrebbe congelare i negoziati e ricominciare di nuovo dall?inizio. Il terzo vorrebbe dimenticarsi dell?Ue, perché la Turchia appartiene all?Asia centrale, al Medio Oriente e non alla ?famiglia? europea. Forse a Bruxelles non ne sono consapevoli, ma c?è un dibattito trasversale nel mio Paese tra queste tre posizioni, in netto contrasto tra loro.
Vita: Che previsioni fa sull?approccio che prevarrà?
Erhan: Il prossimo anno avremo le elezioni in Turchia e molto probabilmente questo governo uscirà di scena. Se guardiamo ai discorsi, alle tendenze e ai programmi elettorali, che non sono ancora completi mancando ancora 12 mesi, vediamo che in molti partiti politici ci sono sospetti forti in merito all?entrata nella Ue. Temo che la Turchia assumerà un approccio più recalcitrante verso Bruxelles, ma non tale da rompere i rapporti. Anche perché il 65% del nostro commercio ha come partner l?Europa e, a causa dell?Unione doganale del 1995, i nostri uomini d?affari fanno molti soldi con i 25…
Vita:Qualche anno fa a Istanbul non si vedeva nessuna donna con il velo, oggi molte. Il mancato ingresso della Turchia in Europa ha rafforzato l?integralismo?
Erhan:Credo che se l?Europa continuerà a respingerci, allora ad Ankara cresceranno ulteriormente sia l?integralismo che il sentimento anti Ue. E alla fine, per questa situazione ci perderà la Turchia, ma l?Europa ancora di più. Perché Bruxelles non può permettersi di avere al confine uno stato simile all?Iran o ai Paesi mediorientali.
Vita: Il 10 novembre il Vaticano riceve il presidente di Cipro. Come giudica questa decisione alla vigilia della visita di papa Benedetto XVI in Turchia?
Erhan: La mia impressione è che papa Ratzinger tenga assai di più a un ecumenismo intercristiano che interreligioso.
Per contattare il professor Cagri Erhan: erhan@politicsankara.edu.fr
Per navigare sul sito dell’università di Ankara: www.ankara.edu.tr/english
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