Non profit

«La mia pet therapy insolita: niente cuccioli, meglio gli asini»

Tre domande a/ Caterina Amendola, art director che da un anno e mezzo promuove un insolito pregetto di pet-therapy a Roma

di Antonietta Nembri

Art director – ha curato la comunicazione e la progettazione del materiale informativo del progetto Il Tetto degli asini Caterina Amendola da un anno e mezzo è nel consiglio direttivo dell?associazione Il Tetto (www.iltetto.org). Alle porte di Roma gestisce una comunità familiare per minori e promuove attività nel campo del disagio minorile; tra queste, ?Il Tetto degli asini?, progetto di pet-therapy per aiutare ragazzi in difficoltà che prevede animazione con quattro asine: Genoveffa, Anastasia, Esmeralda e Isabella. Cosa prevede il Tetto degli asini? Le attività sono diverse, ma su tutto domina il rapporto con gli asini, che obbliga alla calma e alla pazienza. Per i bambini è perfetto: il cavallo può intimorirli, mentre i nostri asinelli sardegnoli, quindi di taglia piccola, sono empatici e mansueti. Con loro facciamo asineggio (passeggiate nel recinto) o trekking someggiato: per i ragazzi con problemi relazional-affettivi c?è l?onoterapia vera e propria, che è seguita da una psicologa e un?educatrice che operano anche nella casa famiglia. Come si diventa volontari? Nessuno è inserito in un progetto (asini o casa famiglia) senza essere prima preparato. L?inserimento è graduale. Alla base di tutto c?è la relazione. L?aspetto che più la colpisce di questa attività? La sensazione che stia prendendo forma qualcosa di bello che fa riscoprire la gioia del contatto con la natura.


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