Cultura

Iraq, peggiora la situazione dei rifugiati

In media tremila persona al giorno in fuga verso Giordania e Siria

di Redazione

In un incontro con i governi donatori che si è tenuto ieri a Ginevra, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNCHR) ha espresso la propria crescente preoccupazione per l’incessante violenza in Iraq e per l’assenza di una risposta umanitaria a livello internazionale in favore dell’altissimo numero di persone sfollate in Iraq. I funzionari dell’UNHCR che hanno appena fatto ritorno dalla regione hanno avvertito i presenti del fatto che attualmente si assiste a una crisi umanitaria ancora più grave di quella che ci si poteva aspettare nel 2002-2003. L’Agenzia inoltre non dispone dei fondi sufficienti per far fronte al continuo aumento del numero di sfollati e per poter aiutare gli iracheni che hanno sempre più bisogno di aiuto sia all’interno che all’esterno del paese. Ad esempio, in preparazione di un possibile esodo dell’entità massima di 600mila rifugiati, previsto nel 2002-2003, l’UNHCR aveva inizialmente stanziato un budget di 154 milioni di dollari. Attualmente, vi sono diverse centinaia di migliaia si sfollati in più di quanto era stato previsto allora e il budget ammonta a 29 milioni di dollari, finanziato solo per il 60 per cento. Per queste ragioni, l’UNHCR ha già dovuto sospendere diverse attività di cruciale importanza, al punto che alcuni operatori presenti nella regione si sono volontariamente offerti di anticipare i salari dei due mesi successivi allo scopo di mantenere in vita i progetti in cui lavorano. Se, da un lato, la comunità internazionale ha offerto miliardi di dollari per finanziare i programmi di ripresa e sviluppo per l’Iraq * molti dei quali non sono ancora stati realizzati per ragioni di sicurezza * dall’altro i programmi umanitari all’interno dell’Iraq sono ancora trascurati. L’UNHCR auspica ora una rinnovata attenzione sulla crisi umanitaria nella regione. Gran parte dell’attività dell’UNHCR nei tre anni successivi alla caduta del precedente regime era basata sull’assunto che la situazione interna si sarebbe stabilizzata e che centinaia di migliaia di iracheni precedentemente sfollati sarebbero potuti ritornare a casa. Ora, tuttavia, si sta assistendo a un incremento dei casi di esodo, legato al protrarsi della violenza. Questo fatto ha reso necessaria una ridefinizione del lavoro dell’UNHCR e delle priorità dell’Agenzia nella regione * passate dall’assistenza a chi voleva ritornare e dall’aiuto a circa 50mila rifugiati non iracheni presenti nel paese, all’incremento dell’assistenza alle decine di migliaia di persone che fuggono ogni mese. I funzionari dell’UNHCR di ritorno dalla regione hanno riferito che attualmente si stima che ci siamo almeno 1,6 milioni di iracheni sfollati all’interno del paese e fino a 1,8 milioni di iracheni negli stati vicini. Molti erano già sfollati prima del 2003, ma ora le persone stanno fuggendo in misura crescente. Per quanto riguarda gli sfollati interni, l’UNCHR stima che solo quest’anno 425mila iracheni siano fuggiti dalle proprie case verso altre aree all’interno dell’Iraq, principalmente a causa della violenza tra fazioni rivali scoppiata in seguito ai bombardamenti di Samara nel mese di febbraio. Il numero di sfollati continua a crescere al ritmo di 50mila al mese. Questo esodo, nel contesto della continua violenza in Iraq, costituisce un’enorme sfida umanitaria e implica difficoltà estreme sia per gli sfollati che per le famiglie irachene che cercano di aiutarli all’interno delle comunità di accoglienza. L’enorme dimensione delle necessità, il protrarsi della violenza e le difficoltà nel raggiungere gli sfollati rendono la situazione così problematica che una soluzione della questione va concretamente oltre la capacità delle agenzie umanitarie, compreso l’UNHCR. E con il suo protrarsi, questa situazione diventa sempre più difficile dal momento che sia gli sfollati interni sia le comunità di accoglienza in Iraq stanno esaurendo le risorse. Al di fuori dell’Iraq, i dati che riguardano i paesi nelle più immediate vicinanze sono ancora imprecisi, ma l’UNHCR stima che attualmente vi siano fino a 700mila iracheni in Giordania; almeno 600mila in Siria; almeno 100mila in Egitto; dai 20mila ai 40mila in Libano e 54mila in Iran. Molte persone che si trovano al di fuori dell’Iraq sono fuggite nel corso dell’ultimo decennio o anche prima, ma ora circa 2mila persone al giorno arrivano in Sira e circa mille al giorno in Giordania. La maggior parte di esse non si registra presso l’UNHCR. Ai donatori è stato riferito che i flussi di persone non mostrano alcun segno di calo e che le necessità di coloro che sono fuggiti sono drammatiche e in buona misura insoddisfatte. Circa 50mila rifugiati non iracheni sotto il mandato dell’UNHCR all’interno dell’Iraq * perlopiù palestinesi, siriani e iraniani *si trovano a loro volta in una situazione sempre più difficile. L’UNHCR teme inoltre che centinaia di migliaia di iracheni che attendevano un miglioramento della situazione siano ora in procinto di fuggire. Molti professionisti e altre persone qualificate, di cruciale importanza per la stabilità e il benessere del paese, stanno partendo. L’UNHCR ha ringraziato i paesi vicini che si sono dimostrati così generosi nell’accogliere gli iracheni e ha chiesto loro di continuare ad offrire ospitalità e protezione temporanea. Ai paesi al di fuori della regione è stato chiesto di condividere l’onere con i paesi vicini all’Iraq. È stato inoltre evidenziato che migliaia di iracheni si stanno ora spostando oltre la regione, anche verso l’Europa. Tra le circa 40 nazionalità di persone che hanno chiesto asilo nei paesi europei nella prima metà del 2006, gli iracheni si trovano al primo posto con più di 8.100 domande. Le statistiche presentate da 36 paesi industrializzati per i primi sei mesi del 2006 mostrano un incremento del 50 per cento del numero di domande d’asilo presentate da iracheni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Per quanto riguarda i rifugiati palestinesi in Giordania, l’UNHCR ha accolto con soddisfazione la decisione del governo del Canada di accogliere per il reinsediamento * il trasferimento permanente * di un gruppo di rifugiati palestinesi dal campo di Ruwayshed, in Giordania. Dei 150 palestinesi che attualmente vivono nel campo, isolato e desertico, 53 hanno ricevuto i permessi medici e di sicurezza dal Canada e dovrebbero mettersi in viaggio prima della fine dell’anno. Altri dieci sono attualmente sottoposti alle procedure per il via libera, ma l’UNHCR non ha ancora ricevuto garanzie sulla possibilità per loro di lasciare il campo. Questo gesto del Canada giunge in un momento particolarmente importante, quando la situazione dei rifugiati palestinesi che si trovano in Iraq e nei paesi vicini risulta assolutamente disperata e non vi sono in campo altre alternative sicure. Vi sono, tuttavia, ancora poche prospettive per una soluzione in favore dei restanti 97 palestinesi presenti nel campo. Tutti loro affronteranno il quarto inverno nel sito desertico e infestato dagli scorpioni. Molti di essi sono fuggiti dall’Iraq nel 2003, quando la situazione è diventata sempre più difficile per i palestinesi all’interno dell’Iraq. L’accesso alla Giordania era loro negato e il ritorno in Iraq è assolutamente fuori questione. Attualmente, poiché coloro che rimangono assistono alla partenza dal campo di altri palestinesi, il livello di disperazione sta persino peggiorando. Nel corso degli ultimi tre anni, 1.200 persone – iraniani, sudanesi e alcuni palestinesi – sono stati reinsediati in paesi terzi. Negli ultimi giorni, alcuni dei rifugiati hanno minacciato di compiere atti di autolesionismo e altri stanno attuando uno sciopero della fame. L’UNHCR fa ancora una volta appello agli stati vicini e ai paesi che accolgono rifugiati per il reinsediamento affinché offrano una soluzione rapida e umana a coloro che sono rimasti nel campo.

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