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Le buone azioni di Gates? Quelle della Microsoft..

Intervista al direttore dell'Economist: a un anno di distanza dal dossier sulla csr che ha fatto discutere il mondo, cambia il direttore ma non la linea editoriale

di Paolo Manzo

«La Camera sarà democratica ma non il Senato: anche se per poco, resterà in mano ai repubblicani. E il calo di Bush & co. si dovrà fondamentalmente all?incompetenza dimostrata dai suoi uomini. Non tanto in Iraq quanto a New Orleans, durante Katrina, dove la Fema ha fatto disastri». A fare questa previsione sulle elezioni statunitensi di midterm è John Micklethwait, direttore responsabile di The Economist. Uno che di solito ?ci azzecca?, se è vero che nel suo ultimo libro, The Right Nation, aveva anticipato perché George W. Bush si sarebbe riconfermato alla Casa Bianca nel 2004. E&F lo ha intervistato all?Economist Plaza di Saint James Street, a Londra, dove il prestigioso settimanale britannico ha la sua sede. E&F:Cominciamo dal premio Nobel a Muhammad Yunus. Lei che ne pensa? John Micklethwait: Una cosa assai buona in quanto, con il microcredito, lui rappresenta un fenomeno ?bottom up?, ossia dal basso verso l?altro. È stata una scelta ispirata che ha mostrato come per risolvere gli enormi problemi del mondo povero spesso non siano necessarie somme spropositate di denaro dall?esterno. Insomma: meglio il microcredito dei sempre enormi prestiti che la Banca mondiale ha concesso in passato. E&F: Sullo stesso numero dell?Economist in cui avete dato la notizia del Nobel a Yunus, elogiandolo, avete anche criticato Hernando De Soto, economista tradizionalmente caro alla destra. Ci spiega il perché? Micklethwait: L?idea base di De Soto era buona, ossia concedere ai poveri il diritto di proprietà degli immobili. La nostra critica è che appare ormai chiaro che la sua non è la grande risposta che tutti – me compreso – pensavamo fosse dieci anni fa. Certo rendere proprietari di casa i ?favelados? del Brasile può essere utile, ma non è il fattore cruciale per portare lo sviluppo nei Paesi poveri. E&F: Parliamo di csr. Da direttore oggi lei riscriverebbe in chiave altrettanto critica lo speciale sulla responsabilità sociale d?impresa che faceste un anno fa? Micklethwait: Ero e sono d?accordo con quel lavoro. Il punto che volemmo evidenziare – e credo valga ancora – è che c?era uno stato d?animo terribile tra la gente che fa business. Un feeling che diceva loro che il denaro che facevano era ?sporco? e che questo sarebbe potuto diventare ?pulito? solo se avessero puntato sulla csr. Certo, ci sono un sacco di cose che le aziende fanno di buono, cercando di rispettare l?ambiente o donando soldi a progetti sociali – non siamo contro questo ci mancherebbe – ma con quel rapporto volevamo semplicemente sottolineare che il punto fondamentale per le imprese è fare profitti. Non per avidità ma per aumentare la produttività, migliorare i prodotti e rendere tutti noi più ricchi. E&F: Può farci un esempio per convincerci? Micklethwait: Certo. Guardi a Henry Ford. Tutta la letteratura sulla csr lo elogia, dicendo quanto era fantastico perché dava ai suoi lavoratori cinque dollari al giorno. Grande. Probabilmente un?ottima decisione da parte sua, non lo nego neanche per un secondo. Ma quando guardiamo a Ford e ai benefici che ha lasciato alla nostra società, il modo con cui ha cambiato il mondo è stato costruendo motori alla portata della gente qualunque, perché lui voleva fare soldi, e aumentare produzioni e produttività. Nulla a che vedere con la csr ma, a ben vedere, la cosa più responsabile che abbia fatto, la cosa più utile per la sua società. Mica i salari di cinque dollari… E&F: Non le oso chiedere di Bill Gates? Micklethwait: Ma è la stessa cosa. Il suo lato debole era di essere un diabolico ?money maker? tramite la sua Microsoft, mentre oggi è una sorta di angelo con la sua fondazione. Penso ancora che ciò che ha fatto con i computer nel mondo sia la sua ?grande cosa? per la società. La filantropia? Un gran lavoro e un modello per un sacco di altra gente. Ma tra cinquant?anni, quando la gente guarderà a Gates, credo che sarà per il computer che dirà che ha cambiato la società .

  • Chi è La destra è il suo forte John Micklethwait ha 44 anni e dal 23 marzo di quest?anno è direttore del settimanale The Economist di cui, in precedenza, curava l?edizione Usa. Formatosi ad Oxford, Micklethwait ha scritto numerosi saggi, il più celebre dei quali è La destra giusta (Mondadori, 2005). Scritto assieme ad Adrian Wooldridge spiega gli snodi politici, le dinamiche culturali e sociali americane e descrive l?effervescenza culturale del movimento conservatore Usa.

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