Non profit

Perchè lasciare la strada è così difficile

Non esistono leggi che tutelano le prostitute che decidono di scappare dai loro aguzzini?

di Antonietta Nembri

Si leggono spesso storie drammatiche di prostitute extracomunitarie, definite le nuove schiave. Ma non esistono leggi che tutelano le ragazze che decidono di scappare dai loro aguzzini? Lettera firmata – Roma Per rispondere alla domanda del lettore abbiamo interpellato Roberto Gerali, responsabile del Servizio anti – tratta dell?associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi. La Papa Giovanni XXIII dal 1991 a oggi, nelle diverse comunità sparse per la penisola ha ospitato circa 5.500 ragazze. E il sacerdote proprio di recente ha sottolineato positivamente la proposta del ministro dell?Interno Amato di punire i clienti delle prostitute. «Cosiddetti clienti», ha sottolineato, «perché sono in effetti criminali che sfruttano queste donne, ragazze e spesso bambine tenute in schiavitù da individui feroci finanziati proprio dai clienti. Chi è più colpevole: il criminale o colui che paga il criminale?». Normative a tutela delle giovani ridotte in schiavitù esistono; il problema, rileva Roberto Gerali, «è che non vengono sempre messe in atto». In aiuto di queste ragazze si dovrebbe applicare l?articolo 27, comma A del Dpr 334/04 della legge 286/1998 (il testo unico sull?immigrazione). L?articolo 27 è quello relativo al ?Rilascio del permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale?. «I servizi sociali degli enti locali o le associazioni iscritte al registro possono aiutare le ragazze attraverso un percorso di reinserimento sociale», spiega Gerali. Una delle vie d?uscita, infatti, è intraprendere il percorso sociale con un?associazione: «Le ragazze sono accolte nelle nostre strutture e noi ne diventiamo i garanti. Ma non tutte le questure applicano la norma, spesso vi sono delle grosse difficoltà». Dovute anche al comportamento delle prostitute: «Quando le ragazze vengono fermate», spiega Gerali, «le forze dell?ordine chiedono loro di denunciare gli sfruttatori, ma molte hanno troppa paura perché hanno subito minacce sia nei propri confronti sia verso i familiari, che sono ancora sotto il giogo dei criminali». La situazione non è migliorata neppure con la recente circolare Pisanu, emessa dell?ex ministro dell?Interno (n. 1025 del 2 gennaio 2006), che specifica come ai fini del rilascio del permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale «non è necessariamente richiesta da parte della vittima la denuncia né alcuna forma di collaborazione con gli organi di polizia o con l?autorità giudiziaria». La circolare infatti spesso non viene applicata, ed è un dramma, perché «enza permesso di soggiorno non si ha la possibilità di un lavoro regolare e c?è il rischio di inerrompere il percorso iniziato con noi» racconta ancora Gerali. «Così anche le ragazze che riescono a liberarsi rischiano di non farcela perché restano in una terra di nessuno fatta di clandestinità e mancanza di lavoro». Per gli operatori della Papa Giovanni XXIII, infine, si dovrebbe applicare contro i clienti l?articolo 3 della Merlin, che codifica il reato di favoreggiamento. «A nostro parere vi rientrano anche i clienti. Sanno che questa ragazza è una vittima e la sfruttano anche loro».


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