Welfare

Prodi dovrebbe imitarci…

Terzo settore/ Parla il ministro dell'esclusione sociale inglese

di Riccardo Bagnato

Nominata nel maggio del 2006 ministro dell?esclusione sociale, Hilary Armstrong si è trovata davanti un?importante sfida: da un lato la riforma dei servizi pubblici e dall?altro il rapporto sempre più stretto fra istituzioni e non profit. Tanto che ha nominato qualche giorno dopo ministro del Terzo settore il trentasettenne Ed Miliband, il quale senza perdere tempo prezioso, ha già stanziato 1,6 miliardi di euro per il volontariato. Intanto, però, la riforma dei servizi pubblici è in discussione al Parlamento, la riforma sulle charity – discussa il 25 ottobre scorso – è in via di approvazione, e le due cose vanno seguite perché non entrino in collisione. Vita: Ministro, mentre lei si impegna a rendere protagonista il non profit nella politica sociale del suo Paese, il governo Prodi in Italia rischia di buttare a mare quanto è stato fatto e di dimenticarsi che il terzo settore esiste: cosa ne pensa? Armstrong: Guardi, non posso commentare la manovra finanziaria del governo italiano perché non la conosco, posso dirle che per me il terzo settore è già un protagonista della politica sociale inglese. Attraverso la riforma del public service vogliamo rendere più esplicito, chiaro e vantaggioso il ruolo di tutti quegli attori della società civile che meglio possono rispondere alle esigenze del Paese. Vita: Cosa dice a chi vede in tutto questo un fallimento del welfare state? Armstrong: Dico che al centro delle nostre preoccupazioni non devono esserci le teorie politiche, ma i bisogni dei cittadini.


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