Non profit

Sarà zero o 5 per mille?

Finanziaria/ Il ministro Ferrero ha presentato un emendamento ad hoc. La partita però non è ancora chiusa; se dovesse finire male, il terzo settore compatto darà battaglia

di Benedetta Verrini

Si era impegnato alla reintroduzione del 5 per mille all?interno della Finanziaria, riparando alla clamorosa ?svista? della prima bozza. E l?emendamento in effetti l?ha presentato, il ministro Paolo Ferrero. Il testo ora è sul tavolo del governo (che proprio in questi giorni sta concordando la versione definitiva della manovra): dovrebbe in sostanza riproporre la misura negli stessi termini che conosciamo. La paorla dunque è a Prodi. «Sono fiducioso, credo che il 5 per mille sarà riconfermato, anche perché non mi pare davvero accettabile la sua eliminazione», puntualizza il diellino Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente della Camera e fondatore di Legambiente. «è stata una delle poche misure positive ottenute nella passata legislatura, ha ottenuto un consenso notevole dalla cittadinanza. A suo favore si sono espressi diversi esponenti dell?attuale maggioranza e lo stesso ministro Ferrero: se non fosse riconfermata sarebbe un fatto inammissibile». Sottoscrive in pieno anche il sottosegretario agli Esteri, Patrizia Sentinelli che condivide le questioni poste sulla copertina di Vita «Lo zero per mille» (n. 40 del 13 ottobre). «È stato un errore», ha dichiarato, «ho già fatto presente al governo che è necessario reintrodurlo nel maxiemendamento».

Non ci sono ancora dati ufficiali, ma le statistiche raccolte dai principali Caf italiani (che raccolgono gran parte dei modelli 730 delle dichiarazioni dei redditi), parlano di una percentuale di adesione che raggiunge mediamente il 70% e che dunque imporrebbe all?Erario di distribuire ben più di quel ?minimo stimato? dai tecnici pari a 270 milioni di euro.

«Il paradosso è che mettendo in forse il 5 per mille il governo rischia togliersi una straordinaria opportunità economica», sottolinea Maurizio Savi, direttore generale di Airc. «Le realtà del terzo settore, infatti, oggi rendono vitali ed efficienti comparti che dovrebbero essere di competenza dello Stato. Lo fanno in proprio, senza chiedergli finanziamenti diretti ma facendo raccolta fondi tra i privati, creando benessere e posti di lavoro. Nel nostro settore, la ricerca scientifica, il fronte è anche quello dello sviluppo del Paese: ogni giorno Airc, così come Telethon, Aism e tante altre realtà, dà la possibilità ai giovani ricercatori di lavorare. Li facciamo restare in Italia e così mettiamo a profitto un investimento di formazione che lo Stato ha fatto su di loro. Per questo è fondamentale che l?opportunità offerta ai cittadini di destinare parte delle proprie imposte alla solidarietà rimanga in vita».

Sul 5 per mille c?è attesa anche nel quartier generale del terzo settore, il Forum, dove la portavoce Maria Guidotti ribadisce «la costernazione per il mancato inserimento della misura fin dalla prima bozza di Finanziaria. Una scelta fatta senza che fossimo informati e senza nemmeno valutare i risultati del primo anno di sperimentazione. Riteniamo fondamentale che il 5 per mille venga reintrodotto, con un passo in più: una sostanziale revisione della platea dei destinatari, che ne razionalizzi al meglio l?applicazione».

E se la cosa non avvenisse? «Sarebbe un brutto segno per tutto il non profit italiano», risponde la Guidotti. «In primo luogo per la superficialità con cui una misura importante come questa, che attiene allo sviluppo e alla competitività del Paese è stata affrontata. Non ci è piaciuto il metodo, sia quello con cui il 5 per mille è stato introdotto sia quello con cui è stato ?dimenticato?. L?Agenzia per le onlus ha appena presentato il Libro verde per una riforma generale del terzo settore. Nell?occasione il presidente Lorenzo Ornaghi ha ribadito che i nuovi interventi dovrebbero «puntare in primo luogo a migliorare l?efficacia degli strumenti già presenti nell?attuale ordinamento».

A buon intenditor?

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