Welfare

Progetto Alzheimer: più assistenza ai malati e alle loro famiglie

Approvato il protocollo per la sperimentazione del “modello toscano”. Obiettivo: permettere alle persone affette da demenza di farsi curare a casa.

di Redazione

Migliorare le condizioni di vita e l?assistenza offerta alle persone anziane colpite da forme di demenza e delle proprie famiglie riducendo il ricorso al ricovero in istituto. Ovvero, permettere a queste persone di farsi curare a casa, circondate dai propri cari. È questo l?obiettivo del protocollo approvato dalla giunta regionale per la sperimentazione del modello toscano di assistenza alle persone anziane affette da demenza. La Toscana punta in questo modo a proseguire e sviluppare il Progetto Alzheimer iniziato circa una decina di anni fa attraverso il quale è stato definito un modello assistenziale capace di offrire strumenti, modalità e risposte ai bisogni delle persone anziane malate ed in grado di inquadrarsi in maniera organica nella rete territoriale dei servizi socio-sanitari integrati. L?emergenza «Il problema dell?assistenza alle persone non autosufficienti è un?emergenza, «ha spiegato l?assessore regionale alle Politiche sociali, Gianni Salvatori. «In Toscana ci sono 820mila persone con più di 65 anni e i casi accertati di malati di Alzheimer sono oltre 46mila. Complessivamente, su 80mila persone che si trovano in una situazione di disagio, riusciamo ad assisterne solo 30mila». «È evidente», continua l?assessore toscano alle Politiche sociali, Salvatori, «che il carico maggiore grava sulle famiglie per le quali però devono essere create le condizioni migliori affinché il carico assistenziale non si risolva in uno stress eccessivo». Il fondo Oltre alla proposta di un fondo per la non autosufficienza, sul quale si aprirà molto presto il dibattito, la Regione ha adottato un modello assistenziale che punta sulla non separazione tra servizi sanitari e servizi sociali. «Questo era ciò che accadeva più di dieci anni fa in Toscana, e che accade ancora oggi in alcune regioni», ha aggiunto il dottor Antonio Bavazzano, direttore dell?U. O. Geriatria ASL 4 Prato. «Le terapie farmacologiche possono in qualche modo aiutare la persona ma spesso i risultati si sono rivelati transitori e contrastanti. Parallelamente occorre sviluppare specifiche strategie di assistenza che possano favorire il recupero di un comportamento più adeguato da parte della persona e tale da consentirgli di tornare nella propria abitazione senza determinare una situazione di forte stress per i familiari. La cura in famiglia è quella che può dare i migliori risultati ». Le strategie La vera novità del modello toscano è quella di sollevare soprattutto le famiglie dal carico assistenziale e dallo stress che ne consegue. Sono previste strategie di nursing intensivo per intervenire sui disturbi del comportamento, l?organizzazione di Nuclei Alzheimer presso le Rsa (ovvero le residenze sanitarie assistite), la specifica formazione del personale di assistenza e corsi di educazione ai familiari, la ridefinizione della presa in carico da parte dei servizi territoriali.


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