Economia

Tfr: cooperative contrarie a accordo proposto da governo

Legacoop e Confcooperative lamentano la mancata concertazione

di Redazione

”No a un’intesa raggiunta senza un’adeguata concertazione”: e’ quanto rilevano in una nota congiunta i presidenti di Confcooperative e Legacoop, Luigi Marino e Giuliano Poletti, sull’accordo raggiunto sul Tfr, che nel suo complesso, sottolineano i leader delle due organizzazioni, ”trova contrarie Confcooperative e Legacoop”, anche perche’ ”maturato con una convocazione tardiva, a cose fatte, delle centrali cooperative, che rappresentano oltre 1 milione di occupati”. ”E’ anacronistico – rilevano Marino e Poletti – che si continui a pensare di fare accordi con il solo settore industriale e poi si pretenda di sottoporli a mera ratifica alle realta’ imprenditoriali che rappresentano la maggioranza del Paese in termini di occupati e di imprese”. E anche ”il cosiddetto preaccordo solleva gravi interrogativi nel merito”. ”L’apprezzabile” esenzione per le piccole imprese, affermano ancora i due presidenti, ”lascia irrisolta la questione piu’ grave: il non tener conto delle imprese ad alta intensita’ di occupazione, in assoluto le piu’ fragili rispetto all’applicazione della nuova misura, e’ un messaggio che scoraggia chi maggiormente, in questi anni, si e’ impegnato e ha rischiato per creare nuova e stabile occupazione. Si tratta delle imprese nelle quali il lavoro costituisce la voce di costo principale”. Per un numero elevato di imprese cooperative l’applicazione delle misure ”comporterebbe – viene sottolineato – una minaccia alla tenuta dell’occupazione e in taluni casi alla stessa stabilita’ d’impresa”. Legacoop e Confcooperative insistono poi affinche’ venga sostenuta la crescita dimensionale delle imprese italiane, ”quasi tutte troppo piccole per la competizione globale”, colpite da una ”nuova soglia che e’ conveniente non superare, che penalizza le dimensioni maggiori e che dissuade del crescere”. Dunque, si domandano da ultimo Marino e Poletti, ”non e’ cambiato nulla, la politica dei fatti resta quella per il nanismo delle imprese?”.


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