Cultura

Muhammed, che maestro

Il Nobel a Yunus/ Intervista al numero uno di banca Intesa Corrado Passera

di Giuseppe Frangi

«Dobbiamo a Yunus l?intuizione che ha permesso anche alle banche tradizionali di giocare un nuovo ruolo sociale». Corrado Passera, amministratore delegato di Banca Intesa alle prese con la fusione che proietta il suo gruppo ai vertici del sistema bancario europeo e nel pieno di un road show evidentemente impegnativo, ha voluto assolutamente soffermarsi sul Nobel a Yunus. Lo ha fatto con questa intervista rilasciata a Vita. Vita: In che cosa lei si sente ?debitore? verso un ?collega? banchiere come Muhammad Yunus? Corrado Passera: Con l?invenzione e lo sviluppo della Grameen Bank , Muhammad Yunus ha dimostrato almeno tre cose. Primo, che è possibile innovare radicalmente (anzi, fare una vera e propria rivoluzione) in un settore – quello finanziario – che sembrava statico e appannaggio solo degli specialisti. Secondo che la lotta alla povertà va condotta con tutti i mezzi a disposizione, ma soprattutto coinvolgendo i poveri nel loro riscatto, facendo leva sulle loro capacità, sulla loro intelligenza, sul loro rispetto degli impegni presi. Terzo, che la fiducia è il miglior investimento, quando – come nel caso della Grameen Bank – si fonda su un ?capitale sociale? dal significato ben più vasto di quello che sovente accettiamo: un capitale sociale fatto di relazioni, di dignità, di desiderio di migliorare la propria situazione. Un capitale sociale che troviamo spesso nelle situazioni più disperate, e che altrettanto spesso non sappiamo vedere. Vita: Yunus ha usato strumenti che le banche tradizionali abitualmente sottovalutano? Passera: Piuttosto Yunus ha dimostrato che, pur utilizzando i meccanismi tradizionali del credito e le logiche di mercato, è possibile mettere in campo soluzioni di grande valore per combattere l?esclusione sociale. Il credito infatti è un bene primario perché consente a ciascuno la realizzazione dei propri progetti di vita e dobbiamo a Yunus l?intuizione che ha permesso anche alle banche tradizionali di giocare un nuovo ruolo in questo ambito. Vita: La sua banca è stata una di quelle che con maggior convinzione ha investito nel microcredito. Che bilancio fa? E quali idee ci sono per sviluppi futuri? Passera: Abbiamo realizzato progetti in Italia e all?estero per favorire quelle persone che – escluse dall?accesso al credito o molto limitate dalla scarsa possibilità di presentare adeguate ?garanzie? – rappresentano in realtà una promessa per il futuro (i giovani studenti, gli immigrati, la nuova imprenditoria che vuole fare innovazione, le imprese sociali, ecc.). Siamo intervenuti in diversi campi: insieme ad altre istituzioni (in particolare fondazioni, ong, federazioni di imprese sociali) abbiamo dato corpo al prestito d?onore per gli studenti universitari, alla nascita di asili nido, all?anticipazione sociale per i cassaintegrati, al microcredito per gli indigenti in Malawi. In questo modo abbiamo raggiunto diverse migliaia di realtà. Il meccanismo che abbiamo trovato – che si impernia non sulla garanzia data dagli individui beneficiari del prestito, ma un fondo di garanzia fornito da noi e dalle istituzioni nostre partner – sarà replicato in moltissimi altri ambiti. Vita: I tassi di insolvenza nel microcredito sono bassissimi. è fattore che la stupisce? è così anche in Italia? Passera: No, non mi stupisce, perché la restituzione delle somme ricevute è considerata un vero e proprio ?impegno d?onore? da parte di chi non ha mai avuto nulla. Queste persone sanno che si tratta di un?occasione forse irripetibile per migliorare la vita non solo propria, ma anche della propria famiglia, di dare un futuro ai propri figli, di acquisire un ruolo nella comunità e nella società. Anche in Italia – se ci sapremo indirizzare verso le realtà giuste con un identico approccio, che sa guardare alle aspettative delle persone – dovremmo avere gli stessi risultati. Vita: «Il microcredito è la dimostrazione che la lotta alla povertà non è questione di risorse ma di volontà». Condivide questa affermazione del ?banchiere dei poveri?? Passera: Certamente. Le risorse servono, ma di per sé non sono sufficienti: serve inventiva, serve la capacità di guardare oltre, serve saper muovere le leve giuste e gli incentivi adeguati, che non sempre sono solo di tipo economico. Ma soprattutto serve la fiducia: saperla dare e saperla meritare.


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