Economia

La carica delle municipalizzate: Bergamo esperienza pilota?

Nuove tendenze/ Se i comuni fanno "concorrenza" alle coop: srl che operano in regime privatistico, ma con capitale pubblico, nel campo dei servizi alla persona

di Christian Benna

Da qualche tempo alcune amministrazione locali hanno dato origine ad aziende in forma di società a responsabilità limitata che operano in un regime di tipo privatistico, ma con totale capitale pubblico. È accaduto più volte che, per spiegare queste scelte, dirigenti e amministratori abbiamo formulato dei giudizi compartivi attaccando le cooperative sociali. Molto meno articolati ci paiono invece gli approfondimenti che spieghino il senso di queste operazioni e soprattutto quale correlazione esse assumono nel quadro della riforma delle politiche sociali attualmente in corso». Inizia così una lettera di denuncia inviata da <b>Giuseppe Guerini</b>, vicepresidente di Confcooperative di Bergamo, al sindaco di una grosso paese della provincia che si era reso protagonista di un?operazione di questo tipo. Una competizione inedita sul mercato sociale ha visto negli ultimi tempi il proliferare sul territorio bergamasco di nuovi soggetti giuridici, per lo più istituiti dagli enti locali, che seppure attraverso società che operano nell?alveo del diritto privato (spa o srl, perlopiù), costituiscono sostanzialmente una riedizione delle vecchie aziende ?municipalizzate?. Quelle municipalizzate che la legge aveva voluto superare proprio per la loro inefficienza nella gestione dei servizi. Per ora Bergamo è un?eccezione (qualcosa di analogo c?è solo in Toscana con le società della salute), ma è un?eccezione che sembra preludere a un?offensiva vera e propria nei prossimi anni su aree ben più vaste. Queste srl costituite da un ente pubblico non si limitano a gestire un servizio specifico, ma assumono veri e propri comportamenti di ?aggressione? con logiche di mercato sul terreno della gestione dei servizi alla persona, attuando una competizione irregolare nei confronti di quelle realtà del territorio – cooperative sociali, associazioni, fondazioni – che sono espressione della sussidiarietà attiva prodotta dalle comunità locali. Una competizione irregolare perché sostanzialmente sostenuta dal ?capitale? pubblico e dal meccanismo dell?affidamento diretto. L?evoluzione di questo sistema ha portato a vere e proprie operazioni di ?assalto? alle commesse di lavoro extra-territoriali, suscitando in alcuni casi anche prese di posizione delle organizzazioni sindacali. E regolarmente ad essere messe in ginocchio sono le cooperative sociali che operano in quei servizi. «Ogni volta che contestiamo queste scelte, ci viene rinfacciato che sono dettate da ragioni di ordine gestionale», commenta Guerini, che sulla piazza bergamasca ha dovuto affrontare ormai numerosi casi di municipalizzate che hanno ?espropriato? il mercato. «Altre volte abbiamo sentito i responsabili di queste aziende rivendicare logiche da ?imprenditoria sociale?. Un vero paradosso visto che la nuova legge sull?impresa sociale esclude categoricamente che queste siano controllate dall?ente pubblico». Guerini poi si concede una battuta polemica: «Se questi signori vogliono divertirsi a fare gli imprenditori sociali, facciano come le migliaia di cooperatori bergamaschi che investono il loro capitale e rischiano quotidianamente il loro lavoro, non i soldi pubblici, per fare impresa sociale». Il caso che ha fatto più rumore nel territorio-pilota della bergamasca è stato quello di una srl che accomuna ben 17 Comuni (a far da capofila il più grosso, quello di Romano di Lombardia) e che proprio da statuto si candida a gestire la maggior parte dei servizi di questa grande fetta di territorio. «In termini di tipo culturale e politico scelte di ?aziendalizzazione? pubblica come questa», conclude Guerini, «è quanto di più distante si possa immaginare dallo spirito della legge 328; è assolutamente incoerente con la ricerca di un approccio alla welfare community e alla sussidiarietà».


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