Economia

Un welfare giovane, la tessera che manca

Una politica sociale in cui gli under 30 non vengano presi in considerazione solo quando vittime di disagio. Una sfida in cui la cooperazione sociale è già impegnata da tempo. Di Costanza Fanelli

di Redazione

Costanza Fanelli presidente Legacoopsociali Nel welfare italiano quanto posto occupano i giovani? Non stiamo parlando tanto di quanti giovani beneficiano, in relazione a problemi, disagi, situazione di povertà o di salute, delle prestazioni del welfare. Quanto piuttosto se il nostro sistema di welfare è pensato anche in relazione ad una lettura della condizione e delle esigenze dei giovani. Nella discussione più o meno recente sul welfare, in realtà di giovani si è parlato sempre molto poco. L?attenzione prioritaria è stata e continua ad essere su altri temi: per primo quello dell?invecchiamento della popolazione e delle conseguenze, anche finanziarie, sui due grandi pilastri su cui è basato ancora oggi il welfare italiano, la sanità e la previdenza. O sul tema delle famiglie, con riferimento al calo della natalità o più in generale al grande peso di assistenza e di cura delle persone che pesa su di esse. Solo di recente i giovani sono riapparsi all?orizzonte come tali a proposito della denuncia e della discussione che si è aperta circa l?ampia e diffusa condizione di precarietà che caratterizza oggi il lavoro di tanti di loro, con le conseguenze personali, familiari e sociali che questo comporta. Una discussione utile che potrebbe però rischiare di evolvere in modo parziale se si affrontasse solo un aspetto pur rilevante del problema, tralasciandone altri che pure sono importanti a determinare il percorso e il contesto più complessivo della vita e quindi delle scelte dei giovani. Parliamo dei percorsi formativi, ma non solo. Dei modi e dei luoghi dove i giovani costruiscono le loro identità, realizzare i loro progetti. Delle forme nuove di accompagnamento sociale che dovrebbero esserci a fronte di una società e una economia che chiede cambiamenti continui. Soprattutto ci si dovrebbe chiedere: quanto realmente nella società italiana si punta davvero sui giovani? Che tipo di investimenti o di sostegni si destinano loro? E cosa viene fatto perché questa risorsa si senta tale, sia sostenuta nella realizzazione di progetti e nell?affrontare sfide nuove? Le ricerche e le statistiche dicono che i giovani italiani hanno i tassi di riuscita scolastica tra i più bassi in Europa, in una grande parte del Paese ci sono tassi di disoccupazione giovanile ancora elevatissimi, più in generale il nostro Paese ha un record nella persistenza in famiglia ecc. A questo possiamo aggiungere che crescono le forme di disagio sociale e psichico dei giovani, anche in contesti familiari e sociali molto diversi tra loro. Ovviamente dietro a ognuno di questi problemi ci sono motivi diversi ma una cosa è certa e comune: nel nostro Paese, a differenza di altri, non si considera come uno degli elementi di dinamismo e di crescita per la società proprio l?autonomia dei giovani, cioè la possibilità e l?opportunità di fare giocare al momento giusto e in proprio le proprie carte, da soli e insieme agli altri della propria generazione. Mentre è molto incoraggiato il consumismo, non è altrettanto sostenuto, se non attraverso il filtro dall?aiuto familiare, un profilo di scelte che implicano cambiamento, autonomia, spinta a guardare lontano. Basta pensare alla limitatissima politica degli alloggi per giovani e studenti, alla inesistenza di un vero sistema di sostegno economico agli studi. Mancano nel nostro Paese organizzazioni e forme ad hoc pensate per favorire la ricerca da parte dei giovani di tipi di lavoro che possono conciliarsi con lo studio o altre esigenze della loro età. Per non parlare della mancanza (salvo qualche prodotto bancario) di forme specifiche di credito mirate alle varie fasi della vita. Questo non significa che cose importanti che vanno in questa direzione non siano state fatte. Il nostro Paese ad esempio ha sperimentato politiche di sostegno alla autoimprenditorialità dei giovani. Politiche oggi in parte abbandonate o lasciate andare alle iniziative di enti e organizzazioni territoriali. Anche il terzo settore e la cooperazione sociale hanno molte cose da dire e raccontare su cosa si fa già o si potrebbe fare per sviluppare un nuovo capitolo di politiche di welfare rivolto ai giovani. Benvenuta allora la recente istituzione di un ministero dei Giovani se riesce ad introdurre non solo qualche misura spot ma uno spazio per costruire questa tessera che manca.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA