Cultura

I sette martiri di Tibèrihine

Dieci anni fa sette monaci francesi del monastero di Tibéhirine furono sequestrati e uccisi, fino al 2002 il caso sembrava chiuso ...

di Redazione

Siamo al culmine della guerra civile che oppone il regime militare algerino ai movimenti armati islamici. Nella notte tra il 26 e il 27 marzo 1996, sette monaci francesi del monastero cistercense di Tibéhirine, un centinaio di chilometri a sud di Algeri, sono da una ventina di uomini armati. Due mesi più tardi, il Gia – Gruppo islamico armato, braccio militare del Fis – Fronte islamico per la salvezza, annuncia per voce dell?emiro Djamel Zitouni, un ex venditore di polli, la loro esecuzione per decapitazione. Allorquando il caso sembrava chiuso, nel dicembre 2002 un ex agente della sicurezza algerina, Abdelkader Tigha, rivela al quotidiano francese Libération che i monaci trappisti sarebbero rimasti vittime di un complotto dei servizi segreti algerini. Secondo Tigha, «tra il 1994 e il 1996, i gruppi armati islamici erano totalmente controllati dal regime, cioè dal responsabile del controspionaggio, il generale Smaïn Lamari». Stratega della politica algerina fino al suo ?siluramento? da parte del presidente Bouteflika nel 2005, «Lamari ha pianificato il sequestro per mettere in scacco i tentativi di Francia e Unione Europea di cambiare classe dirigente in Algeria. Il rapimento aveva quindi lo scopo di screditare le forze islamiche e dimostrare a Parigi l?insostituibilità del regime militare. Ma per via di conflitti interni tra i terroristi algerini, Zitouni si è fatto soffiare i sequestrati, che poi verranno uccisi». Le tesi di Tigha sono da sempre contestate da monsignor Teissier, convinto che «in base alle nostre testimonianze, i monaci sono stati eliminati dal Gia di Zitouni»

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