Welfare

In via Frattina tutti i prodotti made in galera

Nel Lazio si commercializzano alimentari prodotti nelle diverse carceri della Regione.

di Ornella Favero

A rubare ci si va per noia, o per i soldi: sono i ragazzini sempre più giovani che fanno parte di quelle che chiamano ?baby gang?. , le loro storie assomigliano a quella che racconta Elvis, detenuto giovanissimo, che la vita è riuscito a rovinarsela quando aveva appena 17 anni: «Il quartiere dove sono cresciuto è nella zona portuale di Durazzo. Lì vedevo scendere da macchine di lusso persone vestite bene, che poi entravano nei bar e nei ristoranti più costosi. Mentre io vestivo i vestiti che mi passavano i miei fratelli più grandi e alla sera mangiavo sempre la minestra di mia madre. Il mio sogno era diventato quello di avere anch?io una bella macchina e tanti soldi. Così ho lasciato la scuola e sono partito per l?Italia. Ho trovato qualche lavoro in regola, ma poi ho rifiutato perché non mi è mai piaciuto lavorare e prendere ordini. Mi sono fatto allora dei nuovi amici, con i quali ?si lavorava? bene e si passavano delle belle serate in giro per i locali: avevo sempre tanti soldi in tasca, e soprattutto non prendevo ordini da nessuno. Ma questa fortuna dopo poco tempo mi ha girato le spalle e una sera ho commesso un reato grave: ho litigato con degli altri stranieri e ho finito per accoltellare uno di loro a morte. La bella vita da ladro dura poco e ti porta dritto in galera». Qui Roma Nel Lazio, l?enoteca regionale di via Frattina, Palatium, diventa il cuore di una iniziativa particolare: la commercializzazione di ortaggi, olio, frutta, conserve alimentari, piante ornamentali, olii essenziali e piante aromatiche prodotti nelle diverse carceri della Regione. È stato infatti firmato il primo protocollo d?intesa tra il Dipartimento dell?amministrazione penitenziaria, il Provveditorato regionale del Lazio, l?assessorato all?Agricoltura della Regione, l?Arsial e il Garante regionale per i diritti delle persone provate della libertà personale, Angiolo Marroni. Così si valorizza il lavoro dei detenuti.


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