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Lo scandalo del doping e il caso Pavone

Da anni ho sviluppato una idiosincrasia per la carta stampata...

di Redazione

Da anni ho sviluppato una idiosincrasia per la carta stampata. Da qualche tempo avevo trovato sollievo nella lettura di ?Vita? e, proprio per questo, il rammarico di trovare segni della solita malattia è stato grande. Mi riferisco all?articolo di ?Vita? del 13 novembre dal titolo ?Maradona e Caniggia forse non erano eccezioni?. Vi si parla di un calciatore del Lecce, Roberto Pavone, cui sarebbero state rilevate tracce di cocaina nelle urine (si tratta invece di un anabolizzante), mascherate in uno spray antiinfiammatorio.(La squalifica di soli tre mesi forse esclude il dolo). L?articolo prosegue dicendo che l?uso distratto dello stesso spray è stato fatto anche da altri atleti della squadra di Basket Roma, Boni e Turner, già positivi alla cocaina in anni precdenti. Del fatto non sono certo, ma non credo proprio che i termini fossero gli stessi. Un conto è la cocaina, altro, anche se certamente condannabile, l?uso di anabolizzanti, altro ancora l?uso improprio di farmaci che contengono tracce di sostanze ritenute doping. Inesattezze, mancata verifica delle fonti, condanne senza possibilità di appello. Anche se questo articolo non cancella quanto di buono ho trovato su ?Vita?, lo considero una brutta ricaduta. Pretendo delle scuse, come lettore, una maggior attenzione per il futuro e una rettifica più che dovuta a Pavone.
Paolo Ammadeo, Bergamo

Risponde P. Coccia:
Il caso Pavone si è manifestato in pieno scandalo doping, quando il laboratorio del Coni era stato messo sotto accusa. Allora fu avanzata anche l?ipotesi della presenza di cocaina per il calciatore del Lecce. Il sospetto è stato fugato dai laboratori esteri, dopo la chiusura di quello Coni, che hanno accertato solo l?uso di anabolizzanti, determinando la squalifica. Questo quando ?Vita? era già in edicola. Pavone non ha fatto uso di cocaina, ma il suo comportamento è stato antisportivo: è lui che dovrebbe le scuse a milioni di sportivi.

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