Sostenibilità
Consumatori, è finita l’era degli spiccioli
Intervista a Gustavo Ghidini, fondatore del Movimento consumatori
«I diritti dei consumatori? Sono veri e propri diritti civili di mercato. è questo ciò che fa la differenza tra il cliente e il cittadino consumatore. Però attenzione: un cittadino è una ?sintesi? di diritti ma anche di doveri. Altrimenti è solo un piagnone». Gustavo Ghidini, ordinario di Diritto industriale alla Statale di Milano, è tra i più autorevoli esperti di consumerismo. All?impegno accademico e professionale ha unito, sin dai primi anni 60, quello per i diritti dei consumatori. Nel 1973 ha fondato la rivista Altroconsumo e nel 1985 il Movimento dei consumatori di cui attualmente è presidente onorario. E oggi che in Italia attorno a questa parola, soprattutto dopo il varo del decreto Bersani, fioriscono dibattiti e ?leggende?, spiega a Vita come stanno davvero le cose e quali scenari, in proposito, si prefigurano.
Vita: Professore, la figura del consumatore in questo 2006 ha assunto una centralità sorprendente. Sorpreso?
Gustavo Ghidini: Per niente. Innanzitutto perché quella del consumatore è oggi una questione che coinvolge, da un lato, la qualità dei servizi pubblici e collettivi e, dall?altro, l?efficienza del sistema produttivo e distributivo rispetto a una competitività che si basa sempre di più sulla qualità. Le rivendicazioni che venivano bollate come corporative o marginali, in realtà sono anche, contemporaneamente, uno strumento per il miglioramento di standard produttivi e distributivi essenziali per la competitività e per l?equilibrio e il benessere economico del Paese.
Vita: Ma c?è una situazione particolare in cui ciò appare particolarmente evidente?
Ghidini: Sì, soprattutto quando cominciano a crearsi alleanze e convergenze di interessi tra profili e categorie sociali prima considerati antagonisti. Le faccio un esempio: lo stesso interesse che io ho come risparmiatore correntista ad avere spese basse e servizi bancari efficienti lo hanno, moltiplicato all?ennesima potenza, le imprese che ogni giorno mobilitano e mediano enormi quantità di denaro. Un altro esempio è quello relativo al costo delle assicurazioni: se già grava enormemente su un privato, grava ancor di più sulle imprese. Idem per il costo dell?energia. Si è così realizzata una convergenza che spiega anche perché una simile pressione sia stata recepita da autorevoli economisti, dalle autorità di regolazione e di vigilanza e, in generale, anche dal potere politico.
Vita: Però simili ?alleanze? sono state promosse innanzitutto dal mondo imprenditoriale piuttosto che dai consumatori…
Ghidini: Non sarebbe accaduto se queste istanze non fossero state originariamente portate avanti dalle associazioni di consumatori che hanno ?preparato il terreno?. Poi, effettivamente, il salto di qualità c?è stato quando il mondo imprenditoriale si è ribellato a una situazione diffusa di servizi scandenti, di prestazioni eccessivamente onerose, che ne pregiudicavano la capacità competitiva.
Vita: Ritiene che la frammentazione delle sigle delle associazioni sia di ostacolo alla crescita di una cultura consumeristica?
Ghidini: Certamente. Perché all?inizio una varietà di sigle è un segno di vitalità. Se però questa persiste, addirittura aumenta, se ci si accorge che parte notevole di questa frammentazione deriva dall?ossificarsi di gruppi, di rendite di posizione, dalla creazione di piccoli feudi personali che impediscono il ricambio all?interno delle associazioni, allora non va bene. Ritengo maturi i tempi per procedere a certe semplificazioni, anche perché c?è tanto spazio per accorpare in modo federativo delle ispirazioni abbastanza omogenee.
Vita: Quali sono le nuove frontiere del consumerismo in Italia?
Ghidini: Oggi quella più significativa si identifica e confluisce nella difesa di uno stato sociale universale ma, al tempo stesso, equo e sostenibile. Le grandi questioni aperte sono il livello di istruzione, l?accessibilità alla casa, il livello e l?accessibilità delle prestazioni sanitarie. Queste rappresentano la ?polpa?, tutte le altre istanze sono contorni. E quindi le associazioni dei consumatori dovrebbero volare più alto per andare al cuore delle grandi questioni e presentare proposte mirate a migliorare il sistema di welfare.
Vita: Il consumatore del futuro sarà sempre più cittadino?
Ghidini: è già cittadino anche se a volte non se ne accorge.
Vita: Perché non se ne accorge?
Ghidini: Perché anche l?informazione di settore è ancora portatrice di una visione individualistica. Purtroppo è più efficace il caso della massaia napoletana aggirata piuttosto che porre in evidenza le distorsioni di certi meccanismi socio economici di redistribuzione del reddito.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.