Welfare

Una telefonata che cambia davvero la vita

Rapporto sul 114/ Storie vere di casi risolti

di Redazione

Il 114, gestendo situazioni di disagio di bambini e adolescenti, è in grado di parlare con loro e li aiuta a uscire da gravi situazioni che si protraggono da tempo. Ecco alcuni esempi reali (con nomi di fantasia). Giuseppe, 16 anni Giuseppe è un adolescente di 16 anni che chiama per raccontare gli abusi sessuali subiti dal padre. Giuseppe vive con la mamma e una sorella maggiore da quando i suoi genitori si sono separati: il padre si è rifatto una vita con un?altra donna, dalla quale ha avuto un bambino. Giuseppe, anche dopo la separazione, incontrava regolarmente il padre, nella cui abitazione avvenivano gli abusi. In modo calmo e razionale, Giuseppe racconta che il padre gli diceva «sono cose normali tra padre e figlio, lo fanno tutti?». Per anni il ragazzo ha creduto alle parole del padre, ma con l?adolescenza capisce che la sua storia è diversa dalla altre. Si rivolge al padre per chiedergli spiegazioni, ma lui gli vieta di parlarne con altri; gli dice che se racconterà quello che hanno fatto insieme lo allontaneranno dalla madre. Dopo questa risposta Giuseppe trova il coraggio di interrompere i rapporti con il padre e scrive una lettera alla sorella, rivelando la vicenda. Poi chiama il 114, dicendo: «Temo che mio padre faccia lo stesso con il figlio della sua nuova compagna, voglio denunciarlo ma non so cosa fare». L?operatore del 114 raccoglie il racconto di Giuseppe, lo sostiene, e gli spiega che esistono specifiche figure – i procuratori presso il Tribunale ordinario e presso il Tribunale per i minorenni – che intervengono in queste situazioni, avviando le indagini e raccogliendo informazioni perché siano adottati tutti i provvedimenti utili a tutelarlo. Aggiunge che sarà avviato un processo e che gli sarà chiesto di ripetere quanto già riferito a lui. Poi, secondo le procedure del 114, invia la segnalazione alle due procure. Informa anche l?assistente sociale che per anni ha seguito le difficoltà scolastiche di Giuseppe e che in seguito riceve l?incarico di svolgere un nuova valutazione sulla sua situazione. Qualche giorno dopo Giuseppe richiama per riferire di essere stato convocato per un colloquio alla polizia giudiziaria della Procura: questa volta ha bisogno di essere rassicurato, non sapendo bene come comportarsi. L?operatore del 114 gli fornisce tutte le informazioni necessarie e gli ricorda, infine, l?aiuto che può ricevere dalla sorella e dalla madre che gli sono vicine. Anna e Stefania Sono le 22.30 e arriva al 114 la telefonata di una signora spaventata da quanto sta accadendo in un appartamento vicino: si sentono urla, pianti e rumore di oggetti rotti. Non è la prima volta che succede, sono ormai tre mesi che, ogni sera, si ripete la stessa storia: marito e moglie litigano mentre le figlie, di 5 e 3 anni, assistono. Questa volta però la situazione «è più violenta del solito»: le urla della più piccola sembrano non smettere più e la mamma, scappando, salta sul terrazzo, seguita dalla bambina più grande. In più di un?occasione, riferisce la vicina, la madre ha chiamato le forze dell?ordine ma non è mai riuscita a denunciare il marito, né si è mai recata in un ospedale per medicarsi. Il 114 decide di allertare subito la polizia e dopo pochi minuti arriva sul posto una volante. La polizia conosce bene la famiglia e condivide con il 114 la necessità di segnalare la situazione ai servizi sociali. La mattina dopo il 114 chiama i servizi sociali del Comune, che definiscono un piano d?intervento per tutelare le bambine, coinvolgendo anche il consultorio familiare e un centro per donne maltrattate. A distanza di due settimane, i servizi socio-sanitari informano il 114 che la madre si è decisa a sporgere denuncia contro il marito, andando a vivere in un?altra abitazione, e che ha iniziato dei colloqui di sostegno con una psicologa del consultorio. Anche le piccole Anna e Stefania intraprendono alcuni colloqui di valutazione presso un neuropsichiatra infantile.


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