Volontariato
Il Nobel per la pace a Yunus. Nel 2002 era stato ospite di Vita
Il profeta del microcredito insignito del riconoscimento più prestigioso. Ecco il dialogo simpatico e informale raccolto durante la sua venuta a Milano, invitato da Vita nel 2002
«Tom Ford chi?». Hai voglia a provocare Muhammad Yunus dicendogli che il suo camicione a trame bianche e gialle su pantaloni ecrù, per non parlare del completo senape con gilet grigio alla coreana sfoggiato al convegno sul microcredito, farebbe impazzire Tom Ford, lo stilista di Gucci che ha definito Amid Karzai l’uomo più elegante del mondo. «Gucci chi?», risponde toccandosi la camicia. E poi confessa: «I miei stilisti sono le donne dei villaggi in cui è attiva la Grameen Bank. I vestiti, di cotone organico, li compro da loro. Vivono di questo». Sarà anche minuto, sempre sorridente e discreto, il banchiere dei poveri, a Milano ospite di Vita. Ma come vicino di taxi (quest’intervista si svolge mentre lo accompagniamo all’aeroporto) è un disastro: ride, continua a muoversi, ti allunga un biglietto da visita dietro l’altro.
Vita: Professore, ma lei gesticola come un italiano…
Muhammad Yunus: Sono gli italiani che gesticolano come i bengalesi (risata). Siamo simili, davvero. Come voi ci arrabbiamo troppo, ci muoviamo troppo e abbiamo troppi partiti. Metti quattro bengalesi in una stanza e fonderanno cinque partiti (nuova risata, con gli angoli della bocca che sparano in orbita le guance).
Vita: E con la religione, come la mettiamo?
Yunus: Non sono un credente nel senso classico del termine, la mia religione si può riassumere in tre parole: aiutare gli altri.
Vita: Sembra più una filosofia di vita: come la mette in pratica? Cosa mangia, cosa compra, cosa insegna ai suoi figli il guru del microcredito?
Yunus: Cosa insegno alle mie figlie è facile: poco. Perché non mi ascoltano. La più piccola ha 16 anni; la maggiore, nata dal mio primo matrimonio, 26. Fa la cantante lirica negli Stati Uniti. Ci vediamo poco, ma ci scriviamo tanto per email.
Vita: Che sistema operativo usa per il computer?
Yunus: Windows. Conosco Linux e l’open source, sono molto utili, ma per ora non li uso: ho un personale digital divide da risolvere (ride di nuovo).
Vita: E? contrario a brevetti e copyright?
Yunus: Assolutamente no, servono a stimolare la creatività. Sono contrario al loro sfruttamento ingiustificato nel campo del software e dei farmaci.
Vita: Passiamo ai consumi: Muhammad Yunus è un cittadino socialmente responsabile?
Yunus: Sì, ma la spesa la fa mia moglie: mangiamo poca carne, quasi sempre pollo, compriamo solo lo stretto necessario.
Vita: Alle persone che chiedono prestiti alla sua banca, però, chiede di più, devono aderire a uno speciale codice etico. Cosa dice e a cosa serve?
Yunus: Il nostro codice, strutturato in 16 punti, insegna valori semplici. Mandare i figli a scuola, per esempio. Oppure «coltiverò vegetali tutto l’anno, ne mangerò molti e venderò ciò che avanza» o, ancora, «non berremo più acqua che non sia canalizzata e se non ne abbiamo la bolliremo prima di berla». E’ un aiuto, non un’imposizione, a nessuno viene ritirato il prestito se non lo rispetta. Cerchiamo di diffondere valori che in 25 anni di microcredito si sono rivelati utili per i poveri.
Vita: 62 anni e 25 di impegno. Non si sente mai stanco di lavorare e di viaggiare per diffondere il modello Grameen?
Yunus: Ogni tanto sì, ma vedere che la nostra ricetta funziona mi carica continuamente di energia.
Vita: E l’ispirazione da dove le prende?
Yunus: Dai beneficiari della Grameen Bank: vivono sulla loro pelle la povertà e sono loro che devono trovare la forza di uscirne. Noi li aiutiamo con piccoli prestiti. Trovo che i nostri beneficiari, uomini e donne dei villaggi, siano più interessanti di tanti economisti e studiosi troppo concentrati sulle teorie e troppo pronti a criticare.
Vita: Hernando de Soto, uno degli economisti più di moda del momento, ha scritto un libro, Il mistero del capitale, in cui sostiene che i poveri non sono affatto poveri. Il problema è che nei loro Paesi mancano il sistema di diritto e le leggi sulla proprietà che consentono di trasformare in denaro sonante una casa di mattoni o un campo di banane. Che ne pensa?
Yunus: Cosa me ne faccio di questi sistemi e di queste leggi se poi non ho accesso ai servizi finanziari? Ho conosciuto di persona il professor De Soto, ma non approvo la sua teoria. Secondo lui bisogna dare ai poveri gli strumenti per rendersi socialmente accettabili dalle istituzioni finanziare tradizionali e quindi poter diventare ricchi. Ma perché? Perché non possono invece creare un sistema alternativo che riconosca le potenzialità di chi non ha reddito? È con questa idea che ho creato la Grameen Bank, una banca che fa esattamente il contrario delle altre: per gli istituti tradizionali, più soldi hai più puoi chiederne. Per noi, meno hai, più devi avere. Una bella differenza, no? È come il football: c’è quello europeo e quello americano, si chiamano allo stesso modo ma fanno giochi molto diversi. Anche la mia banca si chiama come le altre, ma i nostri giochi sono diversi.
Vita: E di James Tobin, l’economista appena scomparso che ha proposto una tassa sulle transazioni finanziare per combattere la povertà, che ne pensa?
Yunus: James era un amico, e la sua proposta è buona, ma è sbagliato pensare di far gestire il denaro raccolto con la tassa dalla Banca mondiale. Chi ha bisogno della Banca mondiale? Diamolo alla società civile.
Vita: Che cosa fa quando non lavora alla Grameen, professore? Nostalgia dell’insegnamento?
Yunus: Le teorie di cui parlavo, non davano da mangiare a nessuno. Erano inutili. E poi anche adesso insegno, solo che è cambiata la materia: pratica invece che teoria. Nel 1976, quando ero appena arrivato in India per insegnare, provai una grande frustrazione. L’economia non poteva salvare chi moriva di fame. Poi ho capito che se come professore non avevo speranza di aiutare nessuno, come essere umano sì che potevo farlo. Non serve una laurea, per questo. Uscii dall’università e cominciai a vedere come potevo aiutare le famiglie di Jobra, il villaggio poverissimo appena fuori dal Campus. Anche lì, oggi, compro i miei vestiti. Uscite, guardate di cosa c’è bisogno, fate.
Vita: è questo che suggerisce alle migliaia di persone che le scrivono dopo aver letto Il banchiere dei poveri?
Yunus: Sì, sa che più della metà delle lettere che ricevo vengono dall’Italia? A Milano, quando ho incontrato la società civile, mi si è presentato un ragazzo che fra pochi mesi verrà a lavorare da noi.
Vita: Per fare cosa?
Yunus: Quello di cui ci sarà bisogno (ride). Cosa se no?
Età: 62 anni
Nazionalità: bengalese
Stato civile: sposato, con 2 figlie
Studi: doppia laurea in economia a Delhi e negli Stati Uniti
Professione: dal 1969 al 1972 insegna economia alla Middle Tennessee University, Usa.
Dopo la guerra civile, torna in Bangladesh dove dal 1972 dirige il Dipartimento di Economia dell’università di Chittagong. Nel 1976 fonda la Grameen Bank di cui è tuttora direttore generale.
Per conoscere la Grameen bank: informazioni sul sito http://www.grameen-info.org/
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