Non profit

La pietra sul 5 (per mille)

Finanziaria 2007/ Il governo affonda una norma fortemente voluta dal terzo settore. E lo fa al buio. Levata di scudi del non profit. Di Stefano Arduini e Ettore Colombo

di Stefano Arduini

Poteva essere una rivoluzione, è stato uno scherzo. È questa la cartolina che la Finanziaria consegna al non profit italiano. Oggetto: l?abolizione del 5 per mille. Un provvedimento introdotto dalla legge di Bilancio 2006 (l?ultima firmata da Giulio Tremonti), che con la scorsa dichiarazione dei redditi ha consentito al contribuente di destinare quella specifica quota dell?Irpef a una realtà del terzo settore, della ricerca scientifica e università, della ricerca sanitaria o ad attività sociali dei Comuni.

Il colpo di spugna, oltre a gettare alle ortiche la prima traccia reale di democrazia fiscale comparsa nel nostro Paese, sconfessa le indicazioni dell?Agenzia per le onlus, ente che riferisce direttamente alla Presidenza del Consiglio, che nella recente presentazione del Libro Bianco aveva caldeggiato la riorganizzazione delle agevolazioni fiscali per queste realtà in modo che potessero contare su una maggiore solidità finanziaria. Tra i Paesi a più elevato finanziamento privato in Italia, ha ricordato l?agenzia, si registra il minore rapporto fra entrate e donazioni (il 3,3% del totale delle entrate) contro la media di nazioni come la Gran Bretagna (10%), gli Usa (13%) e la Spagna (quasi il 20%).

Fra i primi a reagire alla spallata è stata l?Assif – Associazione italiana fundraiser che in un comunicato al vetriolo sottolinea la «gravità di un documento che andrebbe a disincentivare pesantemente le donazioni e i lasciti testamentari, una forma di liberalità che negli ultimi 20 anni ha registrato un incoraggiante trend di crescita a sostegno al non profit».

Quello che sorprende, però, è l?assoluta mancanza di orizzonte che accompagna l?abolizione del 5 per mille. Michele Candotti, segretario generale del WWF, parla di «paradosso di uno Stato che dopo aver accolto quel provvedimento come primo passo per avvicinarsi al resto del Continente, fa marcia indietro per ragioni – sarebbe opportuno lo chiarissero – o ideologiche oppure di mero, e sbagliato, calcolo di cassa». Per ora, infatti, i numeri sulla raccolta del 5 per mille rimangono top secret. Nella relazione tecnica presentata al Senato un anno fa si calcolava una maggiore spesa per l?Erario di circa 270 milioni di euro. Un?impostazione che per Candotti non sta in piedi «in un momento in cui con una Finanziaria così stretta al nostro settore è richiesto un impegno sempre maggiore sul versante del welfare». Un chiodo, quello culturale, su cui batte anche Niccolò Contucci, responsabile della raccolta fondi di Telethon, che ad alta voce chiede il ripristino del 5 per mille: «Altrimenti, significherebbe delegittimare il terzo settore e allontanare la società civile dall?economia sociale». «Tanto più», continua Contucci, «che il 5 per mille era un formidabile strumento a disposizione della politica per comprendere le reali inclinazioni dei cittadini attraverso la scelta di quali target sociali sostenere con il loro reddito». Danni morali, ma anche danni materiali. Molte delle circa 30mila associazioni beneficiarie avevano infatti investito in prima persona per promuovere la loro immagine. Fra queste anche il WWF. Spiega Candotti: «Abbiamo stanziato 100mila euro, prevedendo un piano di rientro in 2/3 anni. Adesso la decisione del governo ci mette in grande difficoltà». La delusione del mondo delle associazioni si misura anche nello scontento di Ilaria Borletti, presidente di Amref Italia e del Summit della Solidarietà. Osserva la Borletti:«Il governo avrebbe almeno potuto attendere sei mesi, in modo da avere a disposizione le cifre ed evitare così un salto nel buio».

E invece l?esclusione è avvenuta in piena zona Cesarini nella notte del 30 settembre. Il ministro alla Solidarietà sociale, Paolo Ferrero allarga le braccia: «Nella confusione del varo della manovra, che abbiamo stilato con grande fatica, l?ultima notte utile ci dev?essere scappata fuori. Lavoreremo per rimetterla dentro, però». La sua sottosegretaria, la diellina Cristina De Luca, assicura: «Lo faremo nella relazione tecnica di accompagnamento oppure presentando un emendamento alla Camera». Mah, sarà. Certo è che la norma, per ora, non c?è. Un altro deputato diellino, Ermete Realacci, oggi presidente della commissione Ambiente, promette battaglia: «La cancellazione del 5 per mille dell?Irpef da destinare alle organizzazioni non profit è un grave errore da correggere al più presto».

E l?opposizione che dice? Il gigante buono di Forza Italia, l?onorevole Guido Crosetto, che di due Finanziarie del centrodestra fu il relatore, investe il corrispondente di Vita con la forza della sua stazza e, stavolta, di buoni argomenti: «Ma vi rendete conto del pateracchio che stanno facendo questi vostri amici dell?Unione? Nemmeno noi saremmo stati capaci di un tale disastro!».

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.