Cultura

Il Ramadan visto dalle cattedre. Piccolo vademecum per i professori

ALtre idee /Come trasformare una tradizione in occasione di conoscenze

di Redazione

Vademecum per maestri e professori in occasione del Ramadan. È il testo preparato dal gruppo di lavoro del master interculturale dell?università Cattolica. Il direttore del master, Paolo Branca, ha affidato il testo a Vita perché possa essere strumento utile per chi, trovandosi in cattedra, avrà davanti allievi di religione islamica. Durante il Ramadam, nono mese dell?anno secondo il calendario musulmano, i musulmani osservano il digiuno prescritto dal Corano che consiste nell?astenersi da cibi, bevande, fumo e rapporti sessuali per tutte le ore di luce del giorno. Si tratta di una delle forme di culto islamico più sentite dai singoli e dalla comunità: anche i non praticanti si sforzano di osservarlo almeno in parte e la festa che chiude il mese può essere paragonata alle celebrazioni natalizie dei paesi cristiani, alle quali si recano per tradizione anche persone che generalmente non frequentano assiduamente le chiese. 1. Sono molti i valori positivi che stanno alla base di questo precetto. Esso è innanzitutto rispettato per uniformarsi alla volontà di Dio, educa a dominare i propri desideri, rende partecipi della sorte di chi è povero, allena alla pazienza e induce ad offrire le proprie rinunce a Dio, al quale ci si rivolge senza essere distratti da altro, in spirito di condivisione e quale espiazione per le proprie mancanze. In una società che soffre talvolta di consumismo esasperato, è evidente il valore, anche simbolico, della rinuncia. Alcuni medici lo ritengono salutare, poiché favorirebbe l?eliminazione delle scorie, ma naturalmente questo non vale allo stesso modo per tutte le età e per qualsiasi condizione in cui si trovi il fedele. 2. La legge islamica impone tale precetto solo a chi abbia raggiunto la pubertà e non sia impedito da situazioni particolari, quali l?età, la malattia, la gravidanza, l?allattamento, il trovarsi in viaggio o impegnati in mansioni particolarmente defatiganti. Chi non è in grado di rispettarlo è invitato a recuperare il digiuno in altri periodi o a sostituirlo con offerte in favore dei poveri. 3. I piccoli, anche se strettamente non tenuti a rispettarlo, talvolta desiderano almeno cominciare a praticare alcune rinunce, per anticipare questo atteso rito di passaggio e sentirsi in armonia con la famiglia e la comunità. Da parte dei loro parenti, ci può essere la tendenza a favorirli in questo senso, per una maggiore visibilità della loro appartenenza religiosa anche nello spazio pubblico. Soprattutto all?inizio e alla fine del mese di Ramadan, si potrebbero coinvolgere i bambini e le famiglie che lo desiderassero in semplici iniziative durante le quali condividere momenti conviviali che consentano loro di sentirsi riconosciuti e apprezzati dalla comunità scolastica. Nel caso si sia a conoscenza che la famiglia musulmana frequenta una moschea, le iniziative potrebbero essere aperte ai responsabili locali della comunità islamica, dopo aver concordato con loro una linea comune di gestione della problematica. La rinuncia alla merenda o a dolci e caramelle durante il giorno (eventualmente partecipata da chi volesse, anche se non musulmano) andrebbe incoraggiata al posto della rinuncia al pasto. I valori comuni a varie tradizioni religiose che sono insiti nel precetto del digiuno musulmano potrebbero essere messi a tema durante l?attività scolastica.

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