Famiglia

In Belgio la politica si mette in rosa

Il record sino ad ora era della Francia con il 47%. Bruxelles ha fissato il paletto ancora più in alto. Al voto amministrativo presentate liste paritarie tra i due sessi

di Antonietta Nembri

C ostruire una democrazia basata sull?uguaglianza tra donne e uomini. Più facile a dirsi che a farsi. Nonostante siano passati cento anni dal primo voto di una donna europea (nel 1906 in Finlandia), la presenza femminile nelle istituzioni è tutt?altro che paritaria. E se nel governo Zapatero su 16 ministri otto sono donne e in Francia il 47% degli eletti nei consigli comunali del 2001 appartiene al mondo femminile, nei parlamenti nazionali si passa da una presenza che si attesta al 45,3% in Svezia per crollare al 17,1% a Montecitorio e a poco più del 14 al Senato, dopo le ultime elezioni. L?8 ottobre, in Belgio, ci sono le elezioni comunali e provinciali e per la prima volta le liste saranno paritarie (la cosiddetta quota rosa è al 50%). Riflettere, analizzare e proporre strategie per superare i tanti freni presenti alla partecipazione femminile alla vita politica attiva è uno dei compiti che si è assunto il Centre européen de Rencontre et de Ressourcement, sede distaccata in Italia di Insertion (associazione senza scopo di lucro che dal 1992 opera a Bruxelles per l?inclusione sociale e la cittadinanza attiva soprattutto di giovani disoccupati e persone di origine immigrata). Il centro, che ha sede a Gargnano sul lago di Garda, ha un respiro europeo. «Il nostro obiettivo è duplice: identificare gli ostacoli, le forze oppositive, le rappresentazioni culturali e le logiche sociali che impediscono la partecipazione e la presa di responsabilità delle donne in politica», osserva Silvana Panciera del Centre européen. «In secondo luogo dobbiamo interrogarci sui possibili cambiamenti che l?agire politico delle donne può far emergere nel senso di una rifondazione della democrazia ma anche più modestamente sulle strategie per l?equilibrio dei posti da conquistare».


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