Cultura

Rotterdam è da manuale

Immigrazione /L'8 e il 9 ottobre nella città olandese verà presentata una carta della convivenza municipale. Intervista a Franco Fratini: "E' un modello di regole di integrazione"

di Carlotta Jesi

«Nanna naa na na na na na nanna na na na, nanà». Di Franco Frattini è euroentusiasta perfino il cellulare. Squilla sulle note dell?Inno alla gioia che, dal 1985, è anche l?inno ufficiale dell?Unione europea. «Ma non perché sia stato obbligato», precisa il vicepresidente della Commissione: «Perché mi piace: a Strasburgo un conservatore inglese mi ha chiesto se fosse stata la burocrazia a impormi questa suoneria, gli ho risposto di no, ma che pensavo di imporla io a tutti gli eurodeputati».

Era uno scherzo, ovviamente. Però utile a inquadrare l?italiano più influente di Eurolandia che cita «la carta europea dei diritti dei bambini, il numero unico di soccorso europeo che attiverò a dicembre e la nomina di un coordinatore per i diritti dei piccoli da annunciare a giorni» tra i successi dei suoi primi due anni da commissario per la Libertà, la giustizia e la sicurezza. E che, in barba alla burocrazia, esorta ad «avere il coraggio di fare passi politici, anche se impopolari e solitari, come la mia difesa a Papa Ratzinger».

Vita: Libertà, giustizia, sicurezza. In quale di questi ambiti oggi è più urgente compiere passi politici, anche se impopolari?
Franco Frattini: Quello delle libertà, la parte più spinosa ma più politicamente stimolante del mio mandato. Perché la libertà, come l?integrazione, non si fa con una carta europea, non può essere disciplinata tecnicamente con una legge. È libertà religiosa portare il velo in un seggio elettorale? Il diritto di preghiera prevede che si possa smettere di lavorare per rivolgersi alla Mecca? Regolare questi temi per legge, imporrebbe, oltre tutto, il principio di reciprocità: se ammetto certe pratiche, mi aspetto che anche nei paesi islamici ci lascino dire messa.

Vita: Resta l?urgenza di garantire libertà molto diverse all?interno dell?Unione. Se non con una legge, come?
Frattini: A parte la Carta di Nizza, in cui il principio di libertà religiosa è affermato, su questo tema bisogna lavorare con il dialogo delle comunità e le buone pratiche. È un settore su cui mi aspetto un forte contributo della società civile, a patto che anche lei abbia il coraggio di non trincerarsi nel politicamente corretto.

Vita: Si spieghi meglio…
Frattini: Non possiamo promuovere il dialogo interculturale e poi voltarci dall?altra parte quando una ragazza musulmana viene uccisa dal padre in Italia. La società civile deve porre le comunità di fronte a principi di convivenza che non significano libertà sconfinata. Le buone pratiche non mancano.

Vita: Quali, per esempio?
Frattini: Quelle contenute nel manuale pratico sull?integrazione che presenteremo l?8 e il 9 ottobre a Rotterdam. Città che, per prima, ha realizzato una carta della convivenza municipale: contiene dei principi guida considerati come diritti e doveri collegati al permesso di residenza. Per ottenerla, bisogna sottoscrivere idealmente questi principi. L?idea è già stata esportata a Lione e Manchester, e potrebbe essere utile anche nel resto d?Europa. Ma, attenzione, sto parlando di principi e regole a geometria variabile stabiliti dal territorio, non calati dall?alto.

Vita: Quali altri suggerimenti contiene il libro che presenterà in Olanda?
Frattini: Lanciare un forum permanente sull?integrazione a livello europeo che si incontri ogni sei mesi. Rotterdam sarà la prima tappa, Valencia e la Polonia si sono prenotate per il 2007 e anche il sindaco di Roma si è detto interessato. Ma quello europeo non è l?unico fronte: l?Africa, il continente di partenza di tanta immigrazione, è al centro di nuove politiche europee mirate al rafforzamento dei diritti individuali e alla lotta alla corruzione per fermare gli sbarchi illegali.

Vita: Al recente vertice di Rabat, l?Ue ha indicato il rafforzamento della cooperazione come strumento di lotta all?immigrazione illegale. Come intendete coinvolgere le ong?
Frattini: Finora le organizzazioni non governative erano viste come attori da coinvolgere nella fase finale, per esempio l?accoglienza e l?assistenza agli immigrati. Ma ora c?è una fase iniziale, la cooperazione nella terra d?origine degli immigrati, in cui sarà possibile collaborare. Abbiamo avviato dei progetti pilota in Tanzania, Moldavia, Ucraina e Bielorussia. Paese, quest?ultimo, in cui le ong sono l?unico referente sul campo dell?Unione che non ha rapporti con il regime di Lukashenko.

Vita: Ong e associazioni lamentano una cronica mancanza di fondi…
Frattini: Il nuovo Fondo europeo per lo sviluppo, che verrà finalizzato entro l?anno, prevede tre miliardi di euro solo per le politiche di governance che mi competono come lo sviluppo dei diritti individuali e la lotta alla corruzione.

Vita: Quali sono oggi le frontiere più calde d?Europa dal punto di vista dell?immigrazione?
Frattini: Oltre al Mediterraneo, l?Est europeo: porta di accesso di un?immigrazione meno disperata di quella africana ma assai più violenta. Da Est oggi passa il traffico organizzato di esseri umani.

Vita: Per questo avete scelto Varsavia come sede di Frontex, l?agenzia creata un anno fa per coordinare il lavoro europeo contro l?immigrazione illegale?
Frattini: La Polonia con Frontex si è assunta un impegno importante. Non altrettanto si può dire di altri Stati membri, non toccati direttamente dall?immigrazione clandestina, che vorrebbero ridurre i fondi a questa agenzia di appena 56 persone. Alle critiche di questi paesi euroscettici rispondo anticipando che stiamo per varare una rete di uffici di controllo Frontex dislocati sui fronti caldi dell?immigrazione.

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