Mondo

Il mandato-bis? E’ quasi scontato

Brasile /Il primo ottobre si vota

di Paolo Manzo

La crisi politica che da oltre un anno sconvolge la politica brasiliana ha due caratteristiche consolidate. La prima è che sembra non finire mai. Già, perché dopo il mensalão – le tangenti mensili che foraggiavano deputati e senatori – ad agosto è esploso lo scandalo delle ?sanguessugas?, le ambulanze fantasma, che vede coinvolto un centinaio di ?onorevoli?. La seconda è che i problemi di corruzione non hanno intaccato la figura di Lula, che vola in tutti i sondaggi pre-elettorali con percentuali di voto superiori al 50%. Il che vuol dire presidenza sin dal primo turno, cosa mai accaduta nel Brasile post dittatura. Come spiegare questa uscita eticamente immacolata di Lula da un anno e mezzo di scandali che hanno coinvolto anche il Partido dos Trabalhadores, il suo Pt? In primis con il fatto che, a partire dal discorso del «mi sento tradito» pronunciato la scorsa estate, Lula ha fatto di tutto per abbinare il meno possibile il suo nome al partito da lui fondato nel 1980. «Non ho bisogno di dimostrare di essere ?petista?», dice spesso. La cosa è certa, com?è sicuro che, a differenza del 2002, la sua campagna elettorale vede poche stelle rosse e molte bandiere brasiliane. In secondo luogo per la sua capacità di parlare schiettamente alla gente. «Purtroppo la politica non la si fa con ciò che si vorrebbe avere ma con ciò che si ha». Questa frase, pronunciata qualche settimana fa di fronte all?Associazione dei giornalisti brasiliani, è stata ripresa da Clóvis Rossi , editorialista di punta della Folha, che ha tradotto così, con l?ausilio di un comico locale, il pensiero di Lula: «Ragazzi, purtroppo per governare il paese ho dovuto mettere le mani nella merda. Perché questo significa fare politica in Brasile». Volgare forse, ma rende bene l?idea. Oltre che per i suoi programmi sociali, dunque, anche per questa schiettezza i brasiliani sono disposti a rivotare Lula, il prossimo primo ottobre. Anche perché – e questo è un ulteriore motivo – i candidati che gli si oppongono sono tutti deboli o… debolissimi. L?unico partito che poteva avere qualche speranza di vittoria era il Psdb dell?ex presidente Cardoso ma, invece di scegliere il sindaco di São Paulo, José Serra, ha deciso di candidare Geraldo Alckmin, governatore paulista semisconosciuto nel resto del Brasile e che, al massimo, arriverà al 30-32% di voti. Più debole ancora (massimo 12% di preferenze) Heloísa Helena, dissidente del Pt e fondatrice del Psol. Una sorta di Ferrando in salsa brasiliana, una candidata troppo radicale anche per i Sem Terra, che hanno riconfermato l?appoggio a Lula, mentre lei non si stanca di definirlo «traditore del popolo».


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