Cultura

L’homeless scende in campo e diventa star

Calcio /In Sudafrica al via il Mondiale dei senza tetto

di Redazione

di Massimo Acanfora «Viva il football! Prendiamo a calci la povertà!». Scatta il 24 settembre a Città del Capo, Sudafrica, la quarta edizione dell?Homeless World Cup, il campionato del mondo di streetsoccer – calcio di strada – riservato a persone senza dimora: homeless, ragazzi di strada, ex tossicodipendenti e alcolisti, persone con problemi psichici, orfani di guerra. Saranno 500 atleti in rappresentanza di 48 paesi, dall?Afghanistan allo Zambia, dall?Australia all?Uganda, a sfidarsi in esaltanti partite 4 contro 4 nei luoghi dove Nelson Mandela ha fatto la storia. E l?Italia? Secondo copione, è campione del mondo. Anzi bicampeon: Nuova Multietnica, squadra di immigrati con alti obiettivi sportivi e sociali, ha sbancato le edizioni 2004 e 2005. Tutto tranne che folklore. L?Homeless World Cup è un progetto in grado di coniugare globale e locale, ideali e imprenditorialità. Fin dalla prima edizione Hwc ha operato infatti una rivoluzione copernicana: per una volta gli homeless non sono oggetto di assistenza ma protagonisti e artefici del proprio destino. Le persone emarginate, quelle senza casa, senza lavoro, senza permesso, quelle vicino alle quali non ci si vuole sedere, vengono ammirate, applaudite, toccate. L?arena montata nella piazza principale di Graz 2003 è sempre piena e l?atmosfera sa di festa. Vince l?Austria, con una squadra di rifugiati africani, ma fuori dal campo tutti i players hanno stravinto. I media parlano di loro, i tifosi gli chiedono autografi. Non sono più invisibili. In questi anni l?Homeless World Cup è diventata un evento di caratura mondiale e soprattutto ha avuto il merito di dare visibilità al problema dell?homelessness senza scomodare pietismo e paternalismo. Ha iscritto il calcio nell?agenda nel World economic forum sul tema Può una palla cambiare il mondo?. La risposta è sì: a Edimburgo il rapporto sulla situazione sociale degli atleti afferma che il 77% di loro ha cambiato in modo significativo la propria vita in conseguenza della partecipazione alla squadra, trovando nel 38% dei casi un lavoro regolare; 4 su 10 hanno oggi una situazione abitativa migliore, la stragrande maggioranza ha allargato le proprie relazioni sociali. L?Hwc è ovviamente anche una grande organizzazione, con una precisa mission. Nasce dal basso, da realtà editoriali minuscole come i giornali di strada, ma punta in alto. La ?macchina?, che finora ha funzionato grazie all?intenso lavoro di cinque persone, ha due distinte branche: da un lato la Hwc Foundation, che si occupa della realizzazione e dello sviluppo dell?evento insieme al Comitato organizzativo locale, che è sempre presieduto da un giornale di strada. Dall?altro un team di ?social business? che ne copre i costi attraverso le sponsorship. Quanto costa l?Hwc? Le linee-guida degli organizzatori per i paesi che si candidano a ospitarla parlano di un budget indicativo di 500mila euro. Una cifra di tutto rispetto che impone strategie di fundraising: ricerca di sponsor, un Hwc Fan Club per chiunque voglia contribuire, merchandising sul sito. L?Homeless World Cup ha per partner principali l?Uefa, che gli ha attribuito il Charity Shield Award, il massimo riconoscimento per una manifestazione sportiva che persegue fini sociali, e la fondazione Go. Sport for social change, legata a Nike. E altre grandi aziende come Philips o celebri club come il Real Madrid e il Manchester United. Esclusi solo gli sponsor che trattano tabacco, alcool o scommesse. Il denaro serve soprattutto ad acquistare ?borse di viaggio? per i team che non se lo possono permettere, quest?anno 21 dei 48 paesi partecipanti.

  • Le squadre Rom in Azzurro Centomila spettatori. Tanti ne sono attesi dal 24 al 30 settembre a Città del Capo, a partire dalla cerimonia inaugurale che si tiene in presenza del presidente sudafricano, Thabo Mbeki. Sarà il giornale di strada Big Issue South Africa a ospitare l?Homeless World Cup 2006, il primo campionato mondiale di calcio made in Africa. 500 atleti in rappresentanza di 48 paesi e cinque continenti. Diecimila i giocatori nel mondo che hanno affrontato tornei di qualificazione. Ogni team è anche un progetto sociale. L?Uganda presenterà un team misto di uomini e donne. La squadra del Burundi, l?Hope Team, è composta da giovani che hanno perso tutto nella guerra civile e da orfani a causa dell?Hiv. La squadra ?italiana?, la ?Nuova Multietnica?, invece è nata nel 2001 per difendere i diritti degli abitanti del campo Rom di via Barzaghi di Milano. Info: www.homelessworldcup.org
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