Politica

Bindi: “Facciamo emergere il lavoro nero delle badanti”

Attualmente sono registrate all'Inps circa 250 mila badanti, ma si stima che nelle famiglie italiane ce ne siano più di un milione. Solo una ogni quattro dunque sarebbe in regola.

di Redazione

Sarebbe interesse dell’Italia far emergere il lavoro sommerso, in particolare quello di colf e badanti straniere irregolari impiegate presso le nostre famiglie. Ma l’attuale legge sull’immigrazione va nella direzione opposta incentivando “incentivando qualunque tipo di atteggiamento irregolare e clandestino”. La pensa così il ministro per le Politiche della famiglia, Rosy Bindi. “La Bossi-Fini è una legge che crea le condizioni per la clandestinità e l’irregolarità ed è stata accompagnata da una politica che ha ignorato l’effettivo fabbisogno di immigrazione nel nostro paese” ha detto ieri durante una conferenza stampa tenuta al Consiglio d’Europa a Strasburgo. “Questa è una materia di competenza di altri ministri e di altri ministeri, – ha osservato il ministro – però la legge Bossi-Fini è l’espressione di una cultura e di un pensare, di un’impostazione politica verso il fenomeno migratorio, tesa a governare la paura dell’ immigrazione “. Il ministro ha quindi sottolineato di ritenere che “la nostra cultura ci porti invece a considerare l’ immigrazione una possibilità”. Quindi, “la prima cosa che deve fare una legge é favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta e favorire la regolarità, la sicurezza e l’integrazione”. Non si tratta quindi “soltanto di un problema di solidarietà nei confronti dei disperati della terra che vengono alle porte del mondo ricco: questo è ormai per il nostro paese un problema di convenienza”. Il ministro ha infatti ricordato che attualmente sono registrati all’Inps circa 250 mila badanti, mentre si stima che nelle famiglie italiane ce ne siano più di un milione. “Dato che si dice che il presupposto per avere il permesso di soggiorno e per essere regolarizzato come immigrato è quello di avere un lavoro – ha sottolineato Bindi – queste persone un lavoro ce l’hanno già”. “La prima cosa che fa un paese è stimare l’effettivo fabbisogno e fare emergere il sommerso, il clandestino” ha concluso il ministro, “se questo non si fa e, si lascia una zona indeterminata, si va contro i nostri interessi due volte: anzitutto perché non diamo risposta al fabbisogno economico e assistenziale ma anche perché creiamo un presupposto di insicurezza per noi e per gli immigrati”.


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