Formazione
Zapatero cambia idea e si avvicina ai popolari
Ieri la "minaccia" del ministro degli interni («tutti i clandestini entrati illegalmente saranno rimpatriati»), oggi proposta di appeasement della vicepresidente al PP
di Paolo Manzo
Continua l’allarme in Spagna per l’emergenza immigrati che, oramai da un anno, stanno arrivando (e spesso morendo) sulle coste. Lo scorso anno l’epicentro della crisi erano le enclaves di Ceuta e Melilla mentre, dall’inizio del 2006, il traffico degli scafisti si è spostato sulle isole Canarie. Ieri c’era stata la “minaccia” del ministro degli interni iberico, Alfredo Pérez Rubalcaba, fatta non a caso all’agenzia di stampa senegalese (APS): «tutti i clandestini entrati illegalmente saranno rimpatriati». Non a caso all’APS perché, da gennaio, è proprio il Senegal, il paese da cui è partita la stragrande maggioranza degli «11mila clandestini attualmente ospitati dai centri di prima accoglienza delle Canarie».
«Non possiamo continuare a ricevere 25mila “illegali” ogni sei mesi», è sbottato Rubalcaba, che ha poi voluto sottolineare come «questo fenomeno potrebbe generare la xenofobia e il rifiuto degli stranieri da parte degli spagnoli».
Il ministro degli interni del governo Zapatero ha poi precisato che i senegalesi residenti in Spagna sono 30mila, spiegando i quattro motivi per cui, da un anno circa, Madrid è alle prese con questo flusso migratorio in entrata senza precedenti: «la vicinanza all’Africa, il facile accesso che offre lo Stretto di Gibilterra, la crescita economica costante della Spagna e il fatto che noi spagnoli non siamo razzisti».
Frasi pronunciate da un ministro di un governo socialista, e quindi di sinistra, che fanno capire come quello dell’immigrazione per Madrid non sia più connesso allo schieramento politico-partitico, ma che si sia davvero vicini a un punto di “non ritorno”. Del resto, a causa della crisi delle Canarie, nelle ultime settimane il “gradimento” di Zapatero è precipitato di 6 punti percentuali e, proprio poche ore fa, la vicepresidente María Teresa Fernández de la Vega ha invitato il Partido Popular (PP) – principale partito d’opposizione, quello di Aznar tanto per intenderci – a sottoscivere «un grande patto nazionale per l’immigrazione».
Per il momento la prima risposta del PP, tramite il suo portavoce in parlamento, Eduardo Zaplana, è stata che la «richiesta dei socialisti arriva un po’ tardi» e che, fosse stata fatta «due anni fa, probabilmente, Madrid ne avrebbe guadagnato in rispetto da parte di altri paesi europei». A prescindere dalle solite polemiche tra PSOE (i socialisti) e PP, è sicuro che il governo Zapatero sta cercando da mesi di far inserire in cima all’agenda politica di Bruxelles il tema dell’immigrazione clandestina.
La De la Vega ha replicato alle critiche del PP, sottolineando che la politica dello PSOE ha permesso la regolarizzazione di 600mila immigrati con regolare contratto di lavoro, una cifra che mai «in cinque regolarizzazioni è stata raggiunta dai popolari di Aznar».
Resta una certezza: l’invasione delle carrette del mare sulle coste delle canarie negli ultimi due mesi ha fatto cambiare in modo radicale la politica del governo Zapatero. Ieri, per la prima volta negli ultimi due anni, PP e PSOE si sono detti d’accordo nel rifiutare qualsiasi altra regolarizzazione straordinaria. Inoltre lo PSOE ha inoltre assicurato che non ha intenzione di modificare la Legge sugli Stranieri approvata dal governo Aznar nel 2003.
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