Volontariato
Foggia: le donne straniere lasciano l’ospedale dopo il parto solo con il nulla osta
La denuncia arriva dall'Acsi, associazione delle comunità straniere in Italia: "per tornare a casa con il loro bambino devono presentare il nulla osta dell'ambasciata".
di Chiara Sirna
Lasciare l’ospedale dopo il parto? A Foggia le straniere possono farlo solo dietro presentazione del nulla osta dell’ambasciata o del consolato. Proprio così. Negli ospedali del foggiano nei confronti delle donne immigrate verrebbe attuato un trattamento “discriminatorio”: per essere dimesse insieme con il loro bambino devono portare entro 10 giorni il nulla osta della loro ambasciata o del consolato, altrimenti il piccolo viene affidato a terzi. E’ quanto denuncia il presidente dell’Acsi (Associazione delle comunità straniere in Italia), Habib Sghaier, che ha scritto a vari ministeri italiani denunciando quello che secondo lui sarebbe un “caso unico in Italia”.
L’associazione sottolinea inoltre che la misura riguarda particolarmente le donne dell’Est europeo. I neonati sarebbero tenuti “bloccati” nel nido senza notificare nulla ai genitori, che non ricevono neanche assistenza legale o linguistica.
Riportiamo di seguito il comunicato inviato dal presidente ACSI a tutte le autorità interessate:
Al Ministro di Grazia e Giustizia,
Al Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
Corte di Cassazione,
Al Ministro dell?Interno,
Al Ministro per la Famiglia,
Al Ministro per la Pari Opportunità,
Al Ministro Affari Esteri,
Al Ministro Affari Regionali e Autonomie Locali,
Al Presidente della Regione Puglia,
All?Assessore Regionale per la Salute,
Al Presidente dell?A.N.C.I
All?Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni,
Al Presidente d?Opera Nomadi Nazionale,
Unicef-Foggia
E,p.c:
Ai Rappresentanti Diplomatici e Consolari presso il Quirinale.
Mr Jean-Marie Cavada
Presidente Commissione Libertà Civili, Giustizia e Affari Interni
Parlamento Europeo.
Oggetto: Discriminazione delle Donne e dei Neo-nati stranieri a Foggia.
“Caso unico in Italia”
Da otto anni, vige negli Ospedali Riuniti di Foggia, una prassi che non corrisponde alle normative seguiti da tutti i Comuni della provincia di Foggia, della Puglia e di tutt?Italia.
La normativa vigente impone ad ogni neo-mamma di dichiarare la nascita del proprio bambino all?anagrafe.
Negli ultimi otto anni, più di 482 donne immigrate hanno sofferto la discriminazione perché devono recarsi alle loro ambasciate o consolati al fine di chiedere ?il nulla osta?.
Devono farlo entro 10 giorni dal parto per non perdere il diritto di ritirare il bambino che sarà affidato a terzi.
La questione non è nuova, era già stata posta al ministero dell’Interno, che a suo tempo aveva risposto con una nota alla prefettura di Foggia e alla direzione dell’azienda ospedaliera, indicando che “in nessun caso, se il riconoscimento è contestuale all’atto di nascita, si deve esigere documentazione dello Stato d’appartenenza, ma è sufficiente la dichiarazione di parte e l’ufficiale di stato civile procede a registrare semplicemente quando dichiarato dalla parte”.
“L’anagrafe di Foggia però – afferma ancora l’Acsi – rifiuta categoricamente di riconoscere i contenuti della risposta del ministero dell’Interno perché non l’avrebbe redatta il dirigente e di registrare la nascita del neonato straniero su richiesta dei genitori in possesso di passaporti validi e della dichiarazione rilasciata dalla sala parto con firma del Ginecologo e dall’Ostetrica”.
“Attualmente – si legge ancora nel comunicato – un neonato del Congo è ‘sotto sequestro’ da alcune settimane perché l’ambasciata a Roma sarebbe chiusa per ferie, mentre un altro ucraino, non sappiamo che fine farà. L’Acsi chiede quindi se Foggia voglia “obbligare gli immigrati a cambiare area, visto che nelle città vicine San Severo, Lucera, Manfredonia, Cerignola, San Marco in Lamis, Barletta, Trani non succede niente di tutto questo”.
Il testo termina con una lunga serie di domande provocatorie:
– Hanno ragione l?Anagrafe e l?Azienda Ospedaliera a riservare questo trattamento unico in Italia alle donne straniere ed i loro Neonati che sono trattati come ? pacchi postali??
– Perché non riconoscono di fatto la risposta del Ministero dell?Interno?
– Perché questa procedura è applicata solo a Foggia?
– La magistratura ha autorizzato queste ?trattamenti.? In base a cosa? Qualcuno ha verificato l?opera degli uffici preposti e con quali esiti?
– Perché il mutismo del Tribunale per i Minori di Bari, della Regione Puglia e dell?Ufficio nazionale Antidiscriminazioni?
E con una richiesta precisa:
L?Associazione delle Comunità Straniere in Italia chiede alle autorità competenti d?accertare la fondatezza del comportamento dell?anagrafe e dell?ospedale di Foggia e chiede d?essere informata in caso d?archiviazione. “La Legge è uguale per tutti ?”
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