Non profit

Dalla parte degli insegnanti

Per i 738.400 insegnanti della scuola italiana ricomincia l’avventura. Dall’altra parte della cattedra hanno 7.740.840 allievi ad aspettarli: un rapporto uno su dieci

di Giuseppe Frangi

Per i 738.400 insegnanti della scuola italiana ricomincia l?avventura. Dall?altra parte della cattedra hanno 7.740.840 allievi ad aspettarli, secondo le cifre puntigliosamente rese note dal ministero della Pubblica istruzione. Un rapporto uno su dieci, contro rapporti molto più alti del resto d?Europa (la media è di un insegnante ogni 14 alunni) segno che la scuola italiana non è affatto un arnese da buttare. Ci sono altri numeri molto interessanti nella scuola che riapre i battenti: quest?anno saranno 430mila i bambini stranieri, cioè oltre 60mila in più rispetto al 2005. In percentuale sono più del 5% della popolazione scolastica, ma in alcune città, come a Milano, sfiorano addirittura il 13%. Inizia l?anno anche per i circa 170mila bambini e ragazzi diversamente abili (l?ultimo dato preciso risale a due anni fa: erano 161.159): inutile sottolineare quale carico di aspettative e di speranze comporti per tutti loro varcare la soglia dell?aula scolastica. è oltre quella soglia che l?integrazione si mostra possibile e sperimentabile e non resta più nel campo dei desideri o delle belle intenzioni. Questa piccola e sintetica radiografia della scuola italiana nell?anno 2006/2007 che ha appena preso il via, vuole dimostrare innanzitutto una cosa: che la stessa scuola prima che essere un ammasso infinito di problemi è una straordinaria e vitale realtà. è un concentrato di tutte le novità e i cambiamenti che la nostra società sta vivendo. Ed è anche un laboratorio aperto a 360 gradi, dove si sperimentano e si mettono in campo, con più o meno successo, tante soluzioni per affrontare queste novità. Al centro di questo sistema cruciale per la nostra convivenza presente e per quella futura ci sono loro, gli insegnanti. Anche nel loro caso vale lo stesso paradosso che tocca all?istituzione: sono perennemente sviliti, esposti ad ogni critica, sono delegittimati socialmente; sono, come logica conseguenza di questi apriori, pagati poco. Eppure la cronaca quotidiana delle nostre scuole racconta tutta un?altra storia. Cioè quella di una categoria sulla quale si rovesciano, senza filtri, tutti i problemi elusi dalla nostra società (pensate solo all?incapacità educativa di gran parte dei genitori di oggi). E ogni mattina, quando suona la campanella, tutti quei problemi si presentano lì, davanti a loro, incarnati nei volti affascinanti, enigmatici, a volte segnati dalla drammaticità precoce dell?esistenza, degli allievi. E ogni mattina l?insegnante non può sfuggire ma deve mettere in gioco la propria professionalità, la propria esperienza ma soprattutto la capacità di capire, di leggere dentro quei volti. Che, come dimostrano le cifre, sono volti sempre più diversi l?uno dall?altro, portatori di storie molteplici. L?insegnante ogni mattina si trova al crocevia di questa complessità: per questo il suo sapere ?sociale? è un patrimonio prezioso e assolutamente da valorizzare. Anzi, su cui investire. Per questo, al di là di ogni valutazione politica, ha sbagliato negli anni passati la Moratti, che verticisticamente aveva pensato di cambiare la scuola prescindendo dall?immenso patrimonio di esperienze che ne costituiscono il cuore. E per questo ha fatto bene il neo ministro Fioroni a partire con una lettera inviata a tutti gli insegnanti per assicurare che l?ascolto delle loro esperienze sarà alla base dei futuri cambiamenti. E per questo Vita inizia l?anno scolastico con un servizio di copertina che dimostra quanta intelligenza sociale gli insegnanti italiani sappiano mettere in campo.


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