Welfare

Cile, dopo 25 giorni finisce lo sciopero in miniera

I lavoratori dell'Escondida, miniera gestita dalla multinazionale BHP, accettano il nuovo contratto con un voto segreto. Prenderanno il 5% in più e avranno maggiori tutele.

di Daniele Biella

Scioperavano per ottenere un miglior salario, alla fine hanno vinto la loro battaglia. I lavoratori della miniera Escondida, la più grande del mondo gestita da privati, situata nel nord del Cile, avranno un nuovo contratto.

Per ben 25 giorni hanno incrociato le braccia, per una semplice ragione: mentre la multinazionale angloaustraliana BHP Billiton ha più che triplicato il fatturato nell’ultimo anno, ai lavoratori non era stato assegnato nessun adeguamento dello stipendio.

Così, in occasione del rinnovo del contratto collettivo, lo scorso 7 agosto, i quasi 2mila minatori avevano rifiutato l’offerta dell’impresa ed erano entrati in sciopero, chiedendo un rialzo della paga e maggiori benefici.

Per quasi un mese le due parti sono state muro contro muro, con attimi di forte tensione in cui la polizia è dovuta intervenire. Solo pochi giorni fa l’azienda ha dato segni di vita, proponendo un uovo contratto che prevedeva il 4% in più di stipendio per i lavoratori. Dopo un primo rifiuto (il sindacato chiedeva almeno l’8%), nella notte la svolta: nuovo contratto di 40 mesi, più 5% nella busta e una maggiore tutela a livello sanitario ed educazionale per i lavoratori e le loro famiglie, molte delle quali di bassa estrazione sociale.

I minatori hanno accolto la proposta dei manager dell’azienda con un voto segreto reso noto nelle scorse ore: 1.607 lavoratori a favore, 121 contro.

“Il nuovo contratto sarà firmato entro stasera”, ha detto il presidente del sindacato Luis Troncoso, “siamo soddisfatti del punto d’arrivo”.

Il lavoro in miniera dovrebbe ricominciare sabato, e tutta la struttura dovrebbe tornare a pieno regime nel giro di una settimana. In quasi un mese di sciopero, la perdita per la multinazionale è stata del 40% degli utili, ovvero circa 16 milioni di dollari al giorno. Da inizio 2006 il prezzo del rame è ai suoi massimi storici, dovuto soprattutto alla grande richiesta che arriva dalla Cina.

La mina Escondida produce l’8% del rame mondiale, in un paese come il Cile dove le esportazioni del materiale rappresentano il 60% del totale.

Il problema dei rapporti tra multinazionali e Stato cileno é da tempo causa di forti dissidi in patria. Basti ricordare gli anni caldi di Salvador Allende, il cui Governo mirava alla nazionalizzazione del rame, e quelli successivi al golpe del generale Augusto Pinochet, quando l’avvento di uno sfrenato neoliberalismo aveva cancellato il sogno del presidente socialista e di milioni di cileni.

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