Formazione

Ma quale ricostruzione, prima salviamo vite umane

L’emergenza umanitaria è ancora drammatica. Parola di chi è in prima linea nell’affrontarla: parla la portavoce della Croce Rossa internazionale in Medio Oriente

di Joshua Massarenti

«Si parla molto di ricostruzione, ma in Libano l?emergenza umanitaria rimane ancora drammatica». Il tono è deciso, quasi perentorio, come a ricordare che i numeri e la posizione che occupa all?interno dell?istituzione più prestigiosa del mondo umanitario internazionale sono tutti dalla sua parte. Portavoce rispettatissima dell?Icrc, il Comitato della Croce Rossa internazionale, con delega al Medio Oriente e al Nord Africa, Dorothea Krimitsas dimostra di avere ben presenti le sfide che aspettano l?Icrc in Libano: assistere vite spezzate e ricostruire un paese devastato dalla guerra. «Sono due facce della stessa medaglia cui la Croce Rossa vuole dare valore». La speranza ha già trovato il suo punto di riferimento: «La collaborazione straordinaria tra Ginevra, la Croce Rossa libanese e la sua sorella israeliana, a dimostrazione che garantire i contatti con le parti in causa sta al cuore della filosofia di intervento della Croce Rossa internazionale. Ricordo che dall?inizio alla fine della guerra, la Croce Rossa israeliana ha dato un contributo importante a quella libanese, in particolar modo stabilendo contatti con le autorità militari israeliane per tenerle informati sugli spostamenti dei convogli della Croce Rossa libanese sul suo territorio». Vita: Il braccio umanitario del governo americano, Usaid, manifesta reticenze a collaborare con Hezbollah, considerato dall?amministrazione Bush un gruppo terrorista. Qual è la posizione della Croce Rossa internazionale rispetto al ?Partito di Dio? e come si svolge la vostra azione nei territori sottoposti al suo controllo? Dorothea Krimitsas: L?Icrc ha instaurato il dialogo con Hezbollah per il semplice motivo che è parte del conflitto, quindi a questo titolo tenuto a rispettare le regole del diritto internazionale umanitario. Non caso, Icrc ha pubblicamente ricordato a tutte le parti, ivi compreso Hezbollah, che dovevano rispettare questo diritto. Il fatto poi che Icrc abbia dei contatti con questo attore non conferisce a quest?ultimo nessuno statuto. Vede, l?operato di Icrc risulterebbe impossibile se non si mantenesse un dialogo con i protagonisti non governativi o i gruppi armati, in Libano come nel resto del mondo. Questo dialogo è vitale per poter accedere alle zone colpite dai combattimenti per assistere i civili. Vita: Quali le priorità della Croce Rossa internazionale in Libano? Krimitsas: Inizialmente era prioritario salvare vite umane attraverso una distribuzione di cibo e l?assistenza sanitaria. Questo compito è stato coperto in condizioni molto difficili dai 2.400 volontari della Croce Rossa libanese, a sua volta sostenuta da Ginevra. Vita: E ora? Krimitsas: Nonostante la fine delle ostilità, i bisogni rimangono enormi. Oggi la Croce Rossa si concentra principalmente sulla riattivazione dell?approvvigionamento in acqua, una risorsa vitale per i civili. Purtroppo, le condotte d?acqua hanno subito danni pesanti sia dalle scosse di terreno causate dai bombardamenti che dalla distruzione dei ponti. Anche se per quanto riguarda le postazioni di acqua potabile i danni sono stati più lievi, numerosi trasformatori, generatori, serbatoi e pompe sono stati distrutti o danneggiati. Ad eccezione dell?area di Tiro, il Sud del Libano è privo di elettricità, indispensabile per pompare acqua dai pozzi. Vita: Sul piano prettamente operativo, che ostacoli incontrate? Krimitsas: Se ieri erano le armi a impedire la presenza di Icrc in molte aree del paese, oggi i nostri convogli possono circolare ovunque. Certo non è sempre facile. Nell?accedere a piccoli villaggi situati lungo la frontiera con Israele, i nostri delegati sono stati costretti a camminare tra ranghi di soldati e di carri armati israeliani. Al di là di questo, gli ostacoli principali riguardano le infrastrutture, in gran parte distrutte dal conflitto. Vita: Che budget dispone Icrc? Krimitsas: Il 28 luglio, cioè quindici giorni dopo l?inizio del conflitto, Icrc ha lanciato un appello per un budget di oltre sei milioni di euro. Questi fondi sono destinati a coprire i programmi di sanità pubblica e a sostenere le strutture mediche chiamate ad assistere 650mila persone e oltre 5mila feriti. C?è anche la necessità di aumentare la distribuzione di cibo e altri beni di prima necessità per aiutare adeguatamente 200mila abitanti e sfollati rispetto ai quali le organizzazioni locali e le strutture familiari rimangono la prima fonte di aiuto. C?è poi un?altra grande sfida per Icrc che riguarda l?accesso all?acqua potabile per oltre 1,2 milioni di persone.


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