Welfare
Art. 90, che fine hai fatto?
È giusto che persone ormai reinserite nella società debbano scontare residui di pena? Parlamentari, ministri, associazioni e operatori di comunità dicono no.
di Redazione
L?ultimo in ordine di tempo è stato Pompeo Masone. Trentatré anni, di Benevento, ospite della comunità terapeutica Maccacaro di Montesarchio (Bn), due settimane fa è dovuto tornare in carcere per scontare un residuo di pena di tre anni e dieci mesi. Un reato commesso quando era tossicodipendente, tra il 1990 e il 1992. Oggi però Pompeo non non si droga più: ha completato con successo il suo programma di recupero in comunità, si è sposato e ha avuto due bambine.
Ricordate? La scorsa primavera ?Vita? si era occupata a più riprese di questo problema, il ritorno in carcere di ex tossicodipendenti recuperati per scontare vecchie condanne. I cosiddetti ?residui di pena?. Una norma ingiusta per chi è uscito completamente dalla droga e ha intrapreso un cammino diverso, ma si trova a un certo punto a dover interrompere tutto, a interrompere di fatto la propria vita, per tornare in un luogo in cui purtroppo è più difficile conservare i frutti della propria maturazione e delle nuove responsabilità.
Questa la situazione sancita dall?articolo 90 del testo unico sulle tossicodipendenze (legge 309/90), che deve essere da tempo modificato, ma di questa riforma – tra la crisi di governo e la discusssione della Finanziaria – si sono perse le tracce.
Proviamo a ripercorrere le tappe precedenti di questa vera e propria odissea. L?impegno del governo Prodi a modificare la 309 risale a un anno e mezzo fa, alla Conferenza di Napoli sulle tossicodipendenze, che si chiude proprio con questo impegno: mai più ex tossicodipendenti recuperati in carcere. Allora si era appena conclusa la vicenda di Cinzia Merlonghi, la giovane ex tossica diventata volontaria e operatrice della comunità Villa Maraini di Roma, che evitò il carcere perché graziata dal presidente Scalfaro che chiese uno sconto di pena.
«Ma ci vuole l?intervento del presidente della Repubblica», ci si chiese allora, «per riconoscere il diritto di chi si è rifatto una vita a non tornare indietro?». Di qui le proposte di modifica della 309, di cui si fecero promotori l?allora presidente della Commissione Giustizia della Camera, Giuliano Pisapia, e il sottosegretario Franco Corleone. Ma dopo una serie di tira e molla e molte promesse andate a vuoto, oggi siamo al punto di partenza.
La riforma, infatti, a furia di rinvii (di cui l?ultimo prima dell?estate) è ancora ferma; il testo di un disegno di legge, messo a punto da un?équipe di tecnici guidati dal dottor La Greca, che riguarda proprio l?articolo 90, ha ricevuto il sostegno di parlamentari come Ersilia Salvato e Mauro Paissan, oltre che l?adesione di molti operatori del settore tossicodipendenze e di Maurizio Costanzo, che aveva seguito da vicino il caso di Cinzia Merlonghi. La quale ha ovviamente aderito a questa campagna, che ora riprende per sollecitare anche il nuovo governo, e in particolare il nuovo ministro Oliviero Diliberto, perché invii al più presto il testo di riforma ai ministri della Sanità e dell?Interno, che devono dare il loro parere.
In uno dei prossimi numeri ?Vita? ospiterà anche l?intervento del sottosegretario Corleone, che discuterà con noi della necessità di affrontare il tema dei tossicodipendenti in carcere in Italia. Intanto invitiamo i lettori a farsi sentire presso il ministero della Giustizia. Anche se il governo è impegnato con la Finanziaria, infatti, non può trascurare di mettere mano a leggi che possono evitare il carcere a persone come Pompeo, ormai completamente recuperato alla vita sociale e civile.
La campagna
Promotore: ?Vita?, comunità Maccacaro (Bn)
Obiettivo: Riformare l?articolo 90 della legge 309/90 sulle pene residue per gli ex tossicodipendenti
Hanno aderito: Cinzia Merlonghi, Maurizio Costanzo, raccolte oltre 2000 firme
Come aderire: Inviare un fax al ministro della Giustizia Oliviero Diliberto al numero 06/68897778
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