Formazione

Università: presentato il primo codice etico

Lo ha adottato l'ateneo bolognese e si ispira a esperienze messe in campo nel mondo universitario anglossassone

di Carmen Morrone

Alla stesura del documento, approvato lo scorso luglio dalla Giunta di Ateneo, dal Senato Accademico e dal Cda dell’Alma Mater, fortemente voluto dal Rettore Pier Ugo Calzolari, ha lavorato per circa 6 mesi una Commissione ad hoc composta da professori emeriti e coordinata dal prorettore Guido Gambetta. Il Codice rappresenta il punto di riferimento per regolare le corrette relazioni interne ed esterne all’Universita’ e vuole coinvolgere tutto il personale accademico. “Si tratta del tentativo, forse primo in Italia, di stabilire norme di comportamento per alcune materie sulle quali non interviene la legge nazionale – scrive il Rettore Calzolari, in una lettera che in questi giorni viene inviata a quasi 10.000 persone, tra docenti, ricercatori, collaboratori e personale amministrativo – Come ricordato nel preambolo, il Codice si ispira ad alcuni valori fondamentali delle Costituzione italiana e della Magna Charta Universitatum ed e’ coerente con i codici etici delle principali universita’ del mondo”. “Esso propone le linee guida etiche secondo trasparenza, imparzialita’, rispetto e correttezza, su temi quali la liberta’ accademica, il conflitto d’interessi, la proprieta’ intellettuale, i possibili abusi, il nepotismo” aggiunge Calzolari, specificando che dal Codice Etico “non possono derivarsi sanzioni disciplinari, ma soltanto richiami che il Rettore potra’ effettuare in presenza di violazioni segnalate dalla commissione prevista dal testo”. Il Codice e’ una prima sperimentazione, suscettibile di arricchimenti nel suo corso ed anche di espansioni specifiche per altri ambiti disciplinari e si ispira a esperienze messe in campo nel mondo universitario anglossassone. Nel dettaglio, il testo del documento si apre con un preambolo in cui viene ricordato che “l’Universita’ di Bologna riflette i valori che storicamente sono alla base della ricerca scientifica, dell’insegnamento e informa ad essi il suo operato al fine di favorire l’eccellenza, l’onore e il buon nome dell’Ateneo, la creazione di un ambiente improntato al dialogo e alle corrette relazioni interpersonali, all’apertura e agli scambi con la comunita’ scientifica internazionale, all’educazione ai valori e alla formazione della persona in tutti i suoi aspetti”. L’Ateneo richiede, pertanto a tutto il personale e agli studenti di “rispettare, proteggere e promuovere con coraggio i valori cardine delle istituzioni universitarie”, fra i quali la dignita’ umana, il rifiuto di ogni discriminazione ingiusta e valorizzazione sia del merito sia delle diversita’ individuali e culturali, l’avanzamento della liberta’ e dei diritti fondamentali, la responsabilita’, l’onesta’, la professionalita’, la conoscenza, l’eccellenza, l’incentivazione degli studi e delle ricerche scientifiche e la leale collaborazione e la trasparenza. Nel codice appare chiaramente il rimando ai valori della Costituzione della Repubblica Italiana, in particolare per cio’ che attiene alla liberta’ d’insegnamento e al diritto per i capaci e meritevoli di raggiungere i gradi piu’ alti degli studi. Dopo il preambolo, compaiono, nella seconda parte del documento, le ‘Regole di condotta’, che rappresentano il cuore del Codice e definiscono, in 12 articoli, dirittti e doveri all’interno di questa nuova ‘morale accademica’. Si comincia con il ‘Rifiuto di ogni ingiusta discriminazione’ nel rispetto e nella valorizazione delle differenze di religione, genere, orientamento sessuale, cittadinanza, eta’, condizioni e convizioni personali. L’Universita’ felsinea, pertanto, “rigetta ogni forma di irragionevole pregiudizio sociale, ogni molestia o fastidio, ogni prassi stigmatizzante, degradante o umiliante, ossia l’idea di supremazia o superiorita’ morale di un gruppo rispetto ad un altro”. Un capitolo molto delicato quello relativo agli ‘Abusi e fastidi sessuali’, intesi come richieste di favori o proposte indesiderate di prestazioni a contenuto sessuale, ma anche atteggiamenti o espressioni verbali aventi per oggetto la sfera sessuale. Il Codice precisa, dunque, che l’Ateneo “non tollera abusi o fastidi di natura sessuale ed assicura alle vittime una sollecita protezione libera dal pregiudizio”. Limpido, anche il riferimento al fatto che “l’esistenza di una posizione asimmetrica tra chi molesta e la vittima costituisce elemento aggravante”, pertanto “assumono particolare gravita’ gli abusi o i fastidi sessuali da parte di docenti nei confronti di studenti”. Per quanto riguarda, invece, la ‘Liberta’ accademica’, viene stabilto che i membri sono tenuti a mantenere una condotta “onesta, responsabile e collaborativa”. Un articolo, questo, che cita anche l’impegno ad illustrare alla comunita’ scientifica e alla societa’ “la metodologia, i risultati, l’integrita’ e l’impatto etico delle ricerche”. Al comma 4 si trovano, invece, gli indirizzi in mertio alla ‘Proprieta’ intellettuale e plagio’ che vietano la possibilita’ di servirsi delle opere dell’ingegno appartenti all’Universita’ per fini privati e a mantenere la riservatezza sugli studi fino al momento della divulgazione ufficiale. E se da un lato viene sottolineata la “valorizzazione dei meriti individuali”, dall’altra si sollecitano “il dialogo, la collaborazione e la critica” specie nell’ambito delle ricerche collettive e multidisciplinari. Non manca, il riferimento al ‘Conflitto di interessi’, citato nell’articolo 5. In questa eventualita’, infatti, l’interessato e’ chiamato a “darne immediata notizia all’organo o alla persona responsabili o gerarchicamente sovraordinati, ovvero deve astenersi da eventuali deliberazioni o decisioni in merito”. Messi al bando anche ‘Nepotismo e favoritismo’, in favore di figli, parenti, conviventi, ma anche di allievi e ‘protetti’ agevolati da “condotte arbitrarie in contrasto con il buon nome dell’Universita’, con i valori di onesta’ e imparzialita’ e con l’interesse di altri candidati obiettivamente meritevoli ed eccellenti nell’avvio iniziale o nei passaggi successivi della carriera accademica”. A nessun membro e’, inoltre, consentito direttamente o indirettamente “abusare della propria posizione”. L”Uso delle risorse dell’Universita”, intese anche come materiale e’ attrezzature e’ definito, invece, nell’articolo 8, ed e’ sottoposto a criteri di responsabilita’ e diligenza. “Tutti i membri dell’Universita’ – si legge ancora nell’articolo 9 – sono tenuti a rispettarne il buon nome e a non recare danno alla reputazione dell’istituzione”. Tutelati, dunque, anche il logo dell’Ateneo e il nome dell’istituzione che non deve essere speso per esprimere “punti di vista strettamente personali”. Riguarda ancora dotazioni e risorse, il comma intitolato ‘Doni e benefici’ nel quale si chiarisce come tutto il personale sia tenuto “a non sollecitare e a rifiutare ogni offerta non simbolica di doni o benefici suscettibili di influenzare, anche indirettamente, lo svolgimento delle attivita’ universitarie”. Riservatezza delle informazioni che riguardano tanto le persone e gli enti che collaborato con l’Alma Mater, quanto quelle che attengono agli organi accademici e l’obbligo a “fornire adeguata ed obiettiva motivazione delle decisioni rilevanti, incluse quelle incidenti sulla posizione o carriera di altri membri”, sono rispettivamente al centro degli ultimi due articoli che concludono la seconda parte del Codice. Sono tre, invece, i punti in cui si articola la terza parte del testo, dedicata alla Disposizioni attuative. E’ qui che viene sancito il dovere di osservanza del Codice e viene ricordato che “nel rispetto della disciplina civile, penale ed amministrativa, l’accertata violazione puo’ costituire motivo di determinazione di sanzioni disciplinari da parte degli organi competenti”. Tutto il personale, inoltre, e’ chiamato a segnalare condotte sospette e non rispettose del Codice alla ‘Commissione Etica’, che ha funzioni consultive, di ricerca, di indagine e di controllo in merito all’attuazione e al rispetto delle norme, ma favorisce anche la composizione amichevole delle eventuali controversie. La Commissione, inoltre, puo’ proporre agli organi competenti l’azione disciplinare nei confronti degli inadempienti e sottopone agli stessi proposte di revisione o di integrazione del documento in questione. L’articolo 16, infine, che chiude il documento assegna all’Ateneo il compito di “promuovere la piu’ ampia divulgazione del Codice, mediante pubblicazioni, comunicazioni, convegni, attivita’ didattiche ed ogni altro mezzo ritenuto idoneo a tal fine”. A coordinare tutto il lavoro fatto per la stesura del codice e’ stato il prorettore per la Romagna Guido Gambetta che ha spiegato le motivazioni per le quali l’Ateneo ha sentito la necessita’ di dotarsi di queste regole. “Le ragioni sono dettate dalla volonta’ di allinearci alle tematiche che sono all’ordine del giorno in molte facolta’ europee e in particolare in quelle anglosassoni che hanno gia’ adottato codici di questo tipo e che, tra l’altro a settembre si riuniranno in un convegno a Parigi, proprio su questo tema, – ha sottolineato Gambetta – ma nascono anche dall’osservazione di cio’ che accade in Italia, in particolare per quanto riguarda la gestione delle risorse e i possibili conflitti di interesse tra gli interessi personali e quelli dell’Ateneo”. “Le risorse pubbliche sono scarse e in diminuzione – ha aggiunto il prorettore – e non possiamo per legge aumentare le tasse agli studenti, questo significa che i docenti devono capire che bisogna lavorare per l’istituzione e non a favore del gruppo, piccolo o grande che sia”. “Altro tema caldo e’ quello del nepotismo di cui esistono, putroppo, esempi in molte facolta’ e che crediamo vada affrontato non solo con il piccolo scandalo a posteriori come spesso accaduto finora” ha continuato Gambetta precisando che il codice, per il momento, “stabilisce principi generali, che riguardano anche la condivisione della attivita’ di ricerca, la trasparenza, il plagio e la responsabilita’ sociale relativa agli studi, ma da esso possono discendere codici singoli per specifiche tematiche tra cui il mobbing”. Intanto, il passo successivo sara’ la costituzione della Commissione Etica che non e’ ancora stata nominata e che avra’ un ruolo centrale nella gestione delle eventuali sanzioni. Punto su cui gli organi dell’Ateneo devono ancora deliberare in via definitiva


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