Non profit

Comunità intermedie: sfida per il futuro

Fondazioni e Terzo settore in un dibattito con il vice ministro Pinza al Meeting di Rimini

di Antonietta Nembri

da Rimini

Il ruolo attivo delle comunità intermedie, il loro futuro e il loro essere quel qualcosa che non è pubblico e non è privato, che non è Stato e non è mercato è stato al centro dell?incontro sulle fondazioni e le liberalizzazioni che oggi pomeriggio ha visto seduti al tavolo Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Giuseppe Guzzetti presidente Acri, Franco Bassanini, presidente dell?associazione Astrid e il vice ministro dell?Economia, Roberto Pinza.

?La fondazione è un simbolo di diversità tra stato e privato? ha esordito Vittadini che ha ricordato come ?qui è in gioco la libertà?. Nell?esperienza delle fondazioni si concretizza la sussidiarietà orizzontale riconosciuta dalla Corte Costituzionale, come capacità di intervento di tipo socio culturale, laddove non interviene la spesa pubblica. Secondo Vittadini, infine, il terzo settore deve dare vita a forme diverse di aggregazione in tutti gli ambiti della società italiana dalla sanità all?istruzione.
Le fondazione che non sono più ?le casseforti delle partecipazioni delle Banche, sono buoni strumenti di sviluppo per soddisfare i bisogni della collettività, animata dal principio di sussidiarietà? sono state descritte da Guzzetti che ha descritto i meriti delel 88 fondazioni di origine bancaria che hanno dato vita all?associazione Acri. Fondazioni come presidi di democrazia poiché rappresentano strumenti di rafforzamento del nostro sistema sociale, dall?assistenza agli anziani al disagio giovanile, fino all?edilizia popolare per Guzzetti che ha sostenuto l?opportunità di ?riformare il Codice civile alla luce dei numerosi cambiamenti in atto, salvaguardando l?autonomia gestionale all?interno di un severo controllo di legittimazione da parte dello stato?.
Per Bassanini sia le concezioni stataliste sia quelle liberali pensano che le comunità intermedie tra cittadino e stato rappresentano residui medioevali da eliminare. Queste concezioni sono in crisi e per l?ex ministro lo stato e il mercato non riescono a rispondere alle continue modificazioni delle esigenze sociali. Di fronte alle sfide della globalizzazione, stato e mercato hanno bisogno di nuove risorse umane, che facciano sinergia all?interno dei sistemi territoriali per garantire coesione sociale, competitività, innovazione e migliore qualità della vita. Lo statalismo e l?individualismo liberale che animano la politica italiana fin dalle sue origini hanno fatto sì che l?idea dossettiana di sussidiarietà presente nella Costituzione non sia mai stata declinata operativamente negli ordinamenti giuridici.

Ha chiuso l?incontro il vice ministro Pinza che ha esordito nel suo intervento ricordando come 10 anni i contrari alla riforma delle fondazioni bancarie fossero tanti che nell?incontro ha avuto molti plausi anche se non si può dire che sia stata sconfitta quella mentalità che non ama i corpi intermedi. Per Pinza il problema italiano è un insufficienza di sviluppo, ma il dibattito su di esso è semplicistico e citando i diversi sistemi europei ha sostenuto che occorre abbandonare gli ideologismi ?serve un ragionamento pragmatico. Non ci sono delle ricette univoche?. Per superare questa insufficienza occorre puntare sulle innovazioni e sulla ricerca, unico metodo per rimanere competitivi, in sinergia con gli ammortizzatori sociali, per favorire le scelte imprenditoriali. Le organizzazioni sociali, il terzo settore sono orientate allo sviluppo ha riconosciuto il viceministro affrontando il tema delle liberalizzazioni : ?è necessario che il pubblico faccia un passo indietro, quando il privato riesce a far meglio senza comprimerlo o tagliarlo?. Pinza ha accennato al fatto che ?un paese con un forte non profit è un paese che sta meglio, è più produttivo perché c?è un elemento capace di potenziare non solo il livello della socialità, ma anche la competitività?.

Ha chiuso il suo intervento annunciando l?avvio a settembre della commissione incaricata di realizzare la normativa quadro per il terzo settore riformando il Libro I, la legislazione del 1942 (di epoca fascista) è sfavorevole ai corpi intermedi ?oggi occorre una legislazione di liberà e di autonomia?.

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