Volontariato

Londra, regina dei non-luoghi

Essere operatore del non profit in una megalopoli divorante - Di Filippo Addarii

di Redazione

Per quanto sia una città dove tutti vogliono andare non è una vera città. Anzi, direi proprio che rispetto a quello che indendiamo per città – una comunità stabile di individui le cui vite sono integrate in un sistema e ordinate da regole condivise – ha molto poco. Non vorrei suonare pretenzioso ma Londra è il miglior esempio di un non-luogo. E’ per eccellenza un punto di passaggio, di transito. Ogni giorno milioni di persone arrivano a Londra e altrettante partono. I suoi 4 aeroporti internazionali sono in continua espansione. Inoltre ci sono i milioni di pendolari che da tutta la regione si spostano in città per lavoro e per cena ritornano a casa. Per non dimenticare le diverse comunità formate di cittadini di paesi europei – francesi, italiani, portoghesi – così come dal resto del mondo – indiani, cinesi, nigeriani. Certo gli inglesi continuano ad abitare la città anche se nessuno li incontra più. In ogni caso non sono loro che fanno di Londra il mito che rappresenta. In realtà forniscono parte della manodopera. Il genio che ne ha fatto l?unica vera megalopoli europea non è autoctono, ma è cosmopolita e in continuo ricambio. Basti pensare che lo stesso primo ministro e il suo futuro successore non sono inglesi, ma scozzesi e il presidente della Camera dei Lord è la baronessa Valerie Amos, nata in Guyana! è normale che in una conversazione ti chiedano da dove vieni e da quanto stai a Londra. Se vuoi sorprendere il tuo interlocutore basta rispondergli che sei nato a Londra o che ci vivi da più di 10 anni. Però non mi è mai capitato di incontrare qualcuno che volesse rimanere a Londra per il resto della sua vita. Infatti, tutti quelli che arrivano in città all?inizio pensano di essere approdati nella Disneyland del business e che qui potranno fare fortuna. Siamo tutti convinti di sapere come sfruttare le sue infinite opportunità. Così si comincia a lavorare a un ritmo accelerato – Londra non smette mai di offrire nuove occasioni per nuovi progetti sempre piu? eccitanti – fino a ritrovarsi in ufficio tutti giorni dalla mattina fino a tarda sera sette giorni su sette. Per quanto tutti noi abitanti di passaggio della metropoli siamo convinti che qui stiamo massimizzando il nostro profitto individuale, sembra piuttosto che la città ci consumi lentamente. L?altro giorno un?amica giornalista che si è trasferita a Roma mi ha confessato che nessuno a Londra sfugge alla stanchezza cronica e al precoce deperimento fisico. Se dovessi usare una metafora fantasiosa paragonerei Londra a un gigantesco parassita dentro il quale tutti noi viviamo e che si nutre del nostro lavoro e cresce succhiandoci l?energia vitale. A questo punto mi si dovrebbe chiedere perché tanti come me hanno scelto di trasferirsi a Londra per lavorare nel Terzo settore quando questa città sembrerebbe tutto il contrario dei valori che stanno alla base della nostra scelta professionale. è una buona domanda a cui non c?è una risposta: Londra è una città che cresce, ma senza porsi domande. Dietro non c?è un piano ordito da pochi o una visione del mondo. Dietro lo specchio non c?è niente!


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA