Non profit

Edimburgo, la cinica s’inchina ai ventenni

Ospita una delle più importanti università del Regno Unito ma non è proprio una città Campus. Anzi...

di Redazione

Sarà per l?odore – di malto, che ti s?infila a tradimento nelle narici – o forse per la luce, arancione, dei suoi lampioni che sul selciato fanno ritratti di seppia al popolo della notte. Il risultato è che a Edimburgo c?è un cielo diverso. Nordico da morire. Irriverente, schizzoide e ruvido come gli scozzesi che dopo anni di lotta contro la Corona inglese hanno il loro Parlamento e un ministro del Tesoro, Gordon Brown, col dna di puro tartan. O cinico da paura, come un romanzo di Irvine Welsh. O, ancora, elettrizzante e creativo. Il cielo del Fringe Festival, che per un mese, ogni estate, invade la città nuova e quella vecchia. E, soprattutto, il cielo di Hume.

Il terzo ateneo in UK
David, il filosofo. Avete capito bene. A ricordare l?uomo, e il suo pensiero, oggi è un?orribile torre di vetrocemento nella storica George Square: la piazza di case vittoriane e magnolie giganti cuore pulsante della Edinburgh University. Che c?entra una torre marrone, farcita di dipartimenti di filosofia, storia e italiano, sproporzionata fino a essere quattro volte più alta degli eleganti edifici circostanti? Che c?azzecca? Niente, ci cozza: un monumento all?empirismo, ritto nell?aria plumbea, che guarda lontano verso le Highlands e che sfida l?idealismo di cui è impregnata l?intera città.

Sedetevi in George Square – con un sandwich al bacon del Peer Tree, il pub più vicino, o anche una backed potato di Teviot – e capirete perché gli antieroi di Trainspotting, faccia dell?Edimburgo più sballata e drogata, fossero sognatori e cinici al tempo stesso. Perché lo sia Harry Potter, il maghetto nato a un tavolo del Nicholson Cafè, sul vicino George Bridge. E perfino il piatto nazionale scozzese: haggis. Interiora di pecora, di cui esiste anche un?edulcorata versione vegeterian, vero test d?ingresso per le migliaia di studenti europei e asiatici che frequentano l?Edinburgh University.

La terza del Regno Unito, dopo Oxford e Cambridge, informano il suo sito web e i suoi depliant. Lasciandoti col dubbio se a frequentarla siano gli scarti delle prime due o, piuttosto, cervelli e cuori allergici all?establishment. Il modo migliore per scoprirlo, è capitare in città durante il fresher?s week: la settimana della matricola che inaugura il trimestre autunnale e l?anno scolastico. Intendiamoci, qualunque guida dedicata agli over 30 lo sconsiglia.

Per sette giorni, la città è dei giovani. E attenzione, non i giovani musicisti, ballerini, attori, acrobati e commediografi che animano l?Edinburgh Festival: è dei 19enni alla prima esperienza di vita fuori casa, e in molti casi alla prima libera sbronza. Di gente che per un?intera settimana tappezza l?intera città di pizza pavement: fuor di metafora, pizze rigurgitate sul marciapiede. La sorpresa, è che a questa gente musei, ristoranti, mezzi pubblici e negozi rilasciano una speciale identity card e grossi sconti. Per loro, rettori e professori spalancano i propri studi offrendo libera consulenza e George Square si riempie di banchetti con insegne di tutti i club sportivi e delle associazioni culturali cui è possibile iscriversi. Più una serie di banchetti vuoti, per i club e le associazioni che le matricole possano voler fondare ex novo. Lasciando ai fresher la sensazione, tangibile, di contare qualcosa.

Nell?Old Town di strade strette, scale ripide e ciottoli costellata di kebab shop, librerie e pub, dove vivono quasi tutti gli studenti, ma anche fuori dai confini della città universitaria. Confini labili, e da spostare a piacimento, però. Guai a farsi l?idea di una città Campus e di una città degli affari e dei negozi.

Basta sedersi nei giardini di Princes Street, con una mini porzione di sushi come pranzo al sacco, per dire se vivi a destra o a sinistra della Royal Mile, la stretta strada in discesa che taglia in due la città?

Idealista ed empirista
Nel nuovissimo libro 44 Scotland Street, Alexander McCall Smith sembra suggerire il contrario: in una casa vittoriana con la porta laccata di nero e un battente a forma di leone dorato, nella parte bohemien della New Town, fa convivere una ragazza al secondo anno sabbatico con un agente immobiliare in carriera, una antropologa vedova di un indiano e un coppia di yuppie. Idealisti ed empiristi, ancora, sotto lo stesso tetto.

Per scendere dalla città vecchia a quella nuova, prendete Victoria Street, una vietta tortuosa dove tea room, negozi di aquiloni, botteghe di quaderni in carta riciclata e un sexy shop conducono al Grass Market e quindi ai giardini di Princes Street. Leggenda narra che anche Hume amasse passare di qui.
È nella brutta torre a lui dedicata, quarto piano, dipartimento di filosofia, che chi scrive s?innamorò perdutamente di Edimburgo. E della grinta, e ottimismo, che inevitabilmente trasmettono i luoghi in cui l?empirismo si fonde con l?idealismo.

Alle ore 16.00, come ogni martedì pomeriggio, partecipavo a un tutorial di filosofia morale con il professore e altri quattro studenti. Immaginate poltrone comode, the profumato servito in tazze di fine porcellana e cinque studenti intenti a discutere di libertà. Sul tema il professore aveva commissionato una tesina, che tutti consegnammo. Tranne un ragazzo irlandese, solitamente secchione e puntuale sugli elaborati. Interpellato, si mise a muovere le dita dei piedi avvolti in calze di cotone. Il prof scoppiò in una risata, dandogli A, il voto massimo: libertà è non portare le scarpe. Purtroppo non posso consigliarvi di assistere a un tutorial di filosofia, dovreste avere 20 anni e un numero di matricola.

Ma la città dei giovani è aperta a tutti, anche quando non è fresher?s week.

Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?

Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it