Famiglia

Yourope! Ovvero Your hope?

Un gioco di parole per esprimere una grande aspettativa. La tua Europa rappresenta anche una speranza? E' la domanda che sottosta a tutto questo numero di Vita

di Sara De Carli

EU È la sigla dell?Unione europea, l?estensione del nuovissimo dominio internet comunitario, e il prefisso greco che significa bene, buono. Prefisso che a dire il vero questa volta non ci azzecca nulla, visto che Europa è solo il nome della bellissima figlia del re di Tiro, Agenore: Zeus se ne innamorò, si trasformò in un toro, la rapì e la portò a Creta. Eppure quell?Eu ci perseguita come un sassolino nella scarpa. Jan Patocka, filosofo ceco, nel 1973 diceva che «l?Europa – quella occidentale soprattutto, ma anche quella che si denomina l?altra Europa – è nata dalla cura dell?anima. La storia dell?Europa è la storia dei tentativi umani di realizzare la cura dell?anima, ovvero di fare del mondo umano un mondo di verità e giustizia». L?essenza dell?Europa è l?anima. Giustizia e verità. Non per nulla Patocka ? perseguitato dal regime comunista perché era tra i fondatori di Charta 77 – è stato ribattezzato il ?Socrate di Praga?. «L?Europa è nata dalla cura dell?anima, ed è morta perché la cura dell?anima è stata lasciata cadere nell?oblio». Ultimamente sembra che l?Europa si stia riaffacciando sulla scena geopolitica mondiale. Sa cosa deve fare per essere se stessa… Erasmo Fa rima con orgasmo ed è così che 1,2 milioni di giovani, negli ultimi vent?anni, hanno incontrato l?Europa: un?esperienza totalizzante, che muove le passioni più che le ragioni. È la ?generazione erasmus?, la prima che l?Europa non la gira da turista, ma sentendocisi a casa. Il programma di mobilità tra gli studenti universitari europei (Erasmus sta per European Community Action Scheme for the Mobility of University Students) è stato varato dall?Unione europea nel 1987. Attualmente vi partecipano 2.199 università, di 31 paesi. Il Virgilio della nuova Divina Commedia d?Europa, con i suoi inferni e i suoi paradisi, è Erasmo da Rotterdam, umanista e pedagogista, viaggiatore senza tregua, troppo luterano per i cattolici e troppo cattolico per i luterani. Stelle Quelle della bandiera europea sono 12, e non c?entrano nulla con il numero dei paesi membri: dodici è il numero della perfezione, della completezza, dell?unità. Quando Arsène Heits l?ha pensata, infatti, i paesi aderenti erano solo sei, e ora che sono 25, la bandiera è rimasta identica. Tranne il colore delle stelle, inizialmente bianche, ora dorate. Nel 1955, era il simbolo del solo Consiglio d?Europa, ma nel 1985 è stata accolta come il simbolo unico di tutte le istituzioni europee. Anni dopo, Heits ha confessato che la suggestione delle dodici stelle viene dalla medaglia della Madonna Miracolosa, quella di rue du Bac a Parigi: Maria come la donna descritta nell?Apocalisse. Niente radici cristiane nella Costituzione europea, dunque, ma ben in vista nella bandiera. Una contraddizione che marca tutto il continente. A Parigi, quella che val bene una messa, a messa ci va solo il 2% della popolazione. A Milano il 16%. Eppure ci sono le barricate laici-cattolici… Chissà perché, se non perché il cristianesimo per l?Europa non è solo una religione. Non che questo sia un bene. Intanto l?anno scorso, di questi tempi, nella spianata di Marienfield, a Colonia, c?erano 1,2 milioni di ragazzi per la messa con il Papa: tanti quanti quelli degli Erasmus, ma in una botta sola. Per questo nelle pagine centrali del giornale troverete Taizé: il cuore dell?Europa batte ancora lì. Allargamento. Già Erodoto si poneva il problema di quale fosse il confine orientale dell?Europa. «A nessuno è chiaramente noto, né dalla parte d?oriente né da quella di settentrione, se l?Europa sia cinta dalle acque. Ma per la lunghezza si sa che si estende lungo entrambe le altre due parti». Lo cita Kapuscinski nel suo In viaggio con Erodoto. Assodato l?elemento greco-latino, dato per acquisito quello barbaro, abbiamo iniziato ora la metabolizzazione dell?allargamento a Est. Frère Roger, nel suo ultimo messaggio, parlava di allargare. Allargare sempre, ma cercando l?unità. Diversi ma uniti, è il motto che ha accompagnato la nascita dell?Europa a 25. Ma allargare cosa? Forse lo spazio della speranza, risponde Frère Aloïs. La Turchia ci aspetta. Your hope. È una Europe un po? storpiata, ma che problema c?è? In Europa si parlano già 20 lingue, a cui vanno aggiunte quelle dei paesi candidati e dei paesi che aspirano a essere paesi candidati. Il 5 agosto a Firenze si è chiuso il Congresso Universale di Esperanto, con duemila delegati. Intanto tra i manager della City torna in auge il latino, come stretching per la mente. Ma gli immigrati che sbarcano sulle nostre coste e abitano le nostre banlieue, quelli che l?Europa la chiamano your-hope, non li capisce nessuno. I puristi della Crusca europea facciano tutti i test che vogliono, insegnino la corretta ortografia (rafforziamo pure il concetto), ma non tradiscano le aspettative racchiuse in quella storpiatura. È così bella! Your hope: la tua ma anche la loro speranza?


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