Volontariato
La Rai riapre il canale dell’ascolto
Paolo Gentiloni ha aperto un forum per avere i contributi di privati e associazioni sui contenuti della tv pubblica. Le osservazioni di chi lavora nella solidariet
Che Rai vorreste? è la domanda che il ministro Paolo Gentiloni, inaugurando una prassi inedita, ha lanciato dal sito comunicazioni.it, invitando associazioni, gruppi, comitati e singoli abbonati a far giungere il proprio contributo in vista della discussione del ?contratto di servizio?.
Nell?estate rovente di vallettopoli, che ha chiuso un triennio con molte ombre e davvero poche luci in termini di qualità, il neo ministro sembra intenzionato a ?cambiare aria? nella concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo. In base al contratto di servizio, infatti, la Rai deve attenersi a certi contenuti e modalità operative, stabiliti, ogni tre anni appunto, con il ministro delle Comunicazioni.
Che ha le idee ben chiare: la Rai che vorrebbe Gentiloni è una «tv pluralista e di qualità», capace di fare ascolti «ma non dominata dagli stessi e dal costo-contratto pubblicitario», «più simile alla Bbc che a Mediaset». Su come operare questo cambiamento, oltre che con contenuti di maggior livello, il ministro indica la strada del riassetto legislativo, che suddivida la Rai in più società (distinte a seconda delle linee di finanziamento, canone o pubblicità) e tenute insieme da una fondazione.
Nel frattempo, il contratto di servizio rappresenta il primo passo per dare la svolta. Da Piero Angela fino all?Adiconsum, tantissimi soggetti hanno pubblicato le proprie osservazioni. C?è un intervento dell?associazione Luca Coscioni, ad esempio, che ricorda come il servizio di sottotitolazione e utilizzo della lingua dei segni (Lis) si trova ben al di sotto degli standard europei. C?è il Moige, che domanda maggiore sensibilità nel rispetto del Codice tv e minori e il ripristino della Tv dei ragazzi nella fascia pomeridiana di Rai Uno.
In realtà «la Rai dovrebbe porre particolare attenzione alla qualità di tutto ciò che va in onda in questa fascia, la più seguita dai minori», riflette Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro. «Sarebbe necessario un controllo non solo sulle soap o i quiz che tradizionalmente vengono trasmessi al pomeriggio, ma anche sulle telepromozioni e le pubblicità». E dovrebbe avvenire un cambiamento anche sul fronte dell?offerta: «Il servizio pubblico», prosegue Caffo, «dovrebbe elaborare un maggior numero di trasmissioni e percorsi informativi dedicati ai bambini e ai ragazzi, con modalità e spunti che possano risultare utili anche per la scuola. Proprio come nell?iniziativa del ?quotidiano in classe?, anche la tv dovrebbe farsi strumento utile per gli insegnanti per affrontare grandi temi, dall?immigrazione ai conflitti, rendendoli accessibili ai ragazzi».
Se si riflette sul ventaglio dell?offerta informativa e di approfondimento, d?altra parte, è palese che alcuni settori restano totalmente sguarniti. A cominciare dalla ricerca scientifica, che rappresenta «uno dei peggiori buchi culturali del nostro paese», denuncia Niccolò Contucci, direttore organizzativo, comunicazione e raccolta fondi di Telethon. «Questo però non è un problema della sola Rai, ma soprattutto della politica italiana, che non ha mai avuto alcun interesse a realizzare azioni informative, anche di medio-lungo periodo, sul ruolo e l?importanza della ricerca scientifica in Italia».
Sul fronte dei programmi dedicati, Contucci mette in luce l?importanza dell?iniziativa e della professionalità delle associazioni: «Con la Rai non siamo mai andati a chiedere semplicemente di essere rappresentati. Siamo andati a offrire una coproduzione televisiva di prestigio, che da anni dimostra il suo valore. E questo perché siamo nati e abbiamo investito risorse e professionalità per questo obiettivo».
Sul piano delle trasmissioni ad alto contenuto sociale, quest?anno la Rai ha dato una svolta con Amore, lo show del sabato sera condotto da Raffaella Carrà, che si è occupato di sostegno a distanza. Riuscirà il Segretariato sociale a trasformarlo in un appuntamento annuale? «Non lo so», ammette il responsabile, Carlo Romeo. «Senza la Carrà, la sua professionalità e il suo cuore, questo programma sarebbe stato impossibile. Ma ci sono tante professionalità in Rai che non aspettano altro che un?occasione decente per fare altrettanto».
Ed è d?accordo sul fatto che Amore sarebbe un?esperienza da ripetere anche Daniele Scaglione, di ActionAid Italia, che ha coordinato la comunicazione per le 15 associazioni che hanno collaborato alla trasmissione. «è andata nella giusta direzione perché per la prima volta ha portato temi ?difficili? al pubblico del sabato sera», riflette. «E al di là di come si potrà riproporre, è importante che il sociale non sia più ghettizzato, ma attraversi trasversalmente tutte le trasmissioni del servizio pubblico, dai notiziari fino all?intrattenimento».
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