Welfare

La giustizia inizia vicino a casa

Anna Cataldi, neo “ambasciatrice” Onu, ha preparato un libro su quei trenta articoli. Per ridare speranza a milioni di bambini cui è negato persino il diritto alla vita

di Anna Cataldi

Q uando un anno fa il segretario generale Onu, Kofi Annan, mi disse quanto gli stesse a cuore il Cinquantenario della Dichiarazione universale dei diritti dell?uomo, presi in mano il testo. Trenta punti di poche righe. Tre paginette che si scorrono in fretta. Lì per lì tutto sembra ovvio. Ma certo che tutti gli esseri umani sono nati uguali. Ma certo che non si devono subire torture, che si ha diritto a essere uguali davanti alla legge, a godere della libertà, ad avere una nazionalità, a professare la propria religione. Il testo che avevo fra le mani era in inglese. Poche parole, m?era sembrato, scontate. Però tentando di tradurle in italiano cominciai a capire quanto rivoluzionario quel testo era nel 1948. Nella storia ci sono state altre dichiarazioni del Diritto dell?Uomo. Dal Codice di Hammurabi all?anglosassone Magna Charta, al Bills of Rights degli Usa, alla ?Dichiarazione dei diritti dell?uomo e del cittadino? della Rivoluzione Francese. Tutte però proclamate nell?ambito di uno Stato sovrano e di conseguenza riferite a quegli abitanti, alle loro tradizioni, storia, cultura e religione. Ma quando il 6 dicembre 1948 al palazzo di Chaillot a Parigi fu varato il testo definitivo della Dichiarazione, essa si fregiava di un titolo che nessuna Carta dei diritti aveva mai avuto: la parola ?universale?. Da quel documento, almeno sulla carta, nasceva la grande famiglia umana, e chiunque vi appartenesse, indipendentemente da Stato, religione o razza, ne possedeva gli stessi, inalienabili diritti. Non era stato un percorso indolore. Il Comitato, composto da rappresentanti di 18 Paesi, concludeva un cammino di quasi tre anni con 81 riunioni per discutere 168 proposte. Eleanor Roosevelt, che lo aveva presieduto, ricorderà: «All?Assemblea generale non ci furono voti contrari, ma alcune deludenti astensioni. L?Urss e i Paesi satelliti si astennero perché il delegato russo obiettò che la Dichiarazione enfatizzava ?diritti del XVIII secolo? e non quelli economici, sociali e culturali. Il delegato dell?Arabia si astenne dicendo che al suo re non sarebbe piaciuta l?interpretazione del Corano. Anche il Sudafrica e due piccoli Paesi si astennero, ma la Dichiarazione fu infine votata da 48 Paesi il 10 dicembre 1948». Quali e quanti sono i diritti umani calpestati oggi, 50 anni dopo? Il 27 marzo 1958 Eleanor Roosevelt ne presentava una guida di aiuto per l?applicazione: «E dove, infine, incomincia l?applicazione dei diritti umani universali? In piccoli luoghi, vicino a casa – tanto piccoli e tanto vicini da non poter essere visti in nessuna mappa del mondo. Nel mondo di ogni persona, individualmente. Nel quartiere in cui vive, nella scuola o nell?università in cui studia, nella fabbrica, ufficio o fattoria dove lavora. Sono i luoghi dove ogni uomo, donna o bambino ha diritto a uguale giustizia, uguali opportunità, uguale dignità senza discriminazione. Se i diritti umani non sono rispettati lì, non potranno esserlo da nessuna parte». Eleanor Roosevelt aveva ragione. È nell?esercizio del rispetto della dignità di chi ci sta accanto che inizia il cammino verso un mondo di pace. Ma la Roosevelt parlava ancora nello spirito di un mondo che voleva rinascere dall?orrore della seconda guerra mondiale con la promessa: ?Non accadrà più?. Mai più fosse comuni, campi di sterminio , mai più genocidi. In questi anni di post guerra fredda, in ognuno dei conflitti armati che ho attraversato dal 1992 a oggi , nella ex Jugoslavia, in Somalia, Cecenia, Afghanistan, Angola , ho visto perpetrare le più brutali violazioni dei diritti umani. Fra cui quella più elementare : negare il diritto di vivere. Quante volte ho visto sui muri del Terzo mondo i poster Unicef in cui bambini di ogni razza e colore alla domanda ?Cosa vorresti essere da grande?? rispondono solo ?Alive?, vivo. Proprio per far loro sapere che non è vero che l?unico desiderio possibile è sopravvivere, che altrove altre persone in altri luoghi 50 anni fa si sono impegnate affinché a ogni bambino, indipendentemente da razza, colore o nazionalità, sia data la possibilità «di raggiungere quello stato economico, sociale e culturale indispensabile per la sua dignità e lo sviluppo della sua personalità»; proprio per quell?appello al rispetto della dignità che così spesso Kof i Annan formula nei suoi discorsi, pubblici e privati, è nato il progetto di un libro, Cinquant?anni dopo (in uscita da Mondadori – ndr), dove i diritti fondamentali sono commentati da Annan, Lapierre, Magris, Gordimer, Tutu, Polanyi, e sono illustrati dalle immagini dei più grandi fotografi. Sarei ampiamente ripagata se il libro, raggiungendo anche una piccola parte di quell?umanità i cui diritti più elementari sono continuamente calpestati, la rendesse cosciente della propria legittimità a rivendicarli.


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