Welfare

Patria dei diritti. Negati

La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo proclamata dall’Onu è ancora in gran parte inapplicata. A partire dall’Italia

di Redazione

Credete che la schiavitù, la tortura, lo sfruttamento siano roba da Terzo mondo? Allora ricredetevi, non c?è da andare troppo lontano per vedere oltraggiati i principi più elementari di giustizia. Basta guardare a casa nostra… Articolo 3. ?Ogni individuo hail diritto alla vita? Abbandoni e aborti:per migliaia di bimbinascere è un rischio Cento bambini l?anno in Italia non possono vivere perché vengono buttati via. Nei cassonetti, nelle discariche, chissà dove: sono le stime dell?associazione piemontese Sos Vita. Che aggiunge altre cifre: oltre a questo centinaio di piccoli di cui le madri si sbarazzano senza che siano mai ritrovati (i ritrovamenti casuali, sia di bimbi vivi che morti, si contano sulle punta delle dita, come confermano quotidianamente i giornali), altri 30 neonati l?anno vengono lasciati in luoghi – chiese, negozi, vie affollate – in cui è facile ritrovarli, e vengono ritrovati vivi. Un reato, quello di abbandono di minore, che continua ad aumentare, nonostante una legge consenta alla madre di lasciare il proprio figlio in ospedale alla nascita, perché venga dato in adozione. I casi di abbandono nel 1997 sono stati 415, il 22% in più del ?95. Senza contare gli oltre 140 mila aborti praticati in Italia nel 1997: un segnale del fatto che non sempre venire al mondo è un diritto garantito. Per lo meno, per 140 mila possibili futuri cittadini italiani non ci sono le condizioni per nascere. Articolo 4. ?Nessuno potrà essere tenuto in schiavitù? Ma sulle strade d?Italia le schiave sono 50 mila Anche in Italia ci sono schiavi, ed esiste la tratta degli schiavi. Persone vendute, comprate, spremute e infine eliminate perché non più utilizzabili. Proprio come oggetti, proprio come ai tempi dei romani. Il ?diritto a non essere schiavi? è violato sistematicamente nel caso delle prostitute che vengono sfruttate sui nostri marciapiedi. Cinquantamila in tutto, di cui 5000 italiane e 45 mila di varie provenienze: per lo più africane (Nigeria, Camerun e Ghana) e dell?Est europeo (Albania, Romania, Ucraina, Lituania), secondo stime dell?Associazione Papa Giovanni XXIII, che fornisce altri dati: le nuove schiave hanno anche 12, 13 anni; vengono rapite nei loro Paesi, mentre vanno a scuola, minacciate di ritorsioni alla famiglia se non seguono gli sfruttatori in Italia. Prima di arrivare da noi passano per il Centro Europa, tra Bruxelles, Zurigo e Amsterdam dove vengono comprate per 20-30 milioni a testa, a seconda di quanto possono ?valere? sulla strada. Recentemente la polizia di Budapest ha scoperto un meccanismo paragonabile a un?asta delle ragazze, che venivano aggiudicate al protettore che offriva di più. E poi via, in Italia, dove dovranno non solo saldare il debito, ma lavorare fino a quadruplicare la cifra spesa per il loro acquisto. E se non lavorano, vengono torturate. Una violazione dei diritti umani che viene tranquillamente tollerata, anche contro le leggi italiane, spesso molto migliori di chi le deve far applicare. Dove le strade si svuotano di prostitute-schiave, infatti, si grida al ?miracolo?. Come a Rimini: «Qui il questore si è impuntato», spiega don Benzi, «e il problema è stato risolto facendo rispettare le leggi che esistono. Se si facesse così anche altrove le ragazze sparirebbero dalla strada e verebbero salvate in pochi mesi». Se le ragazze sono schiave, che dire delle bambine? Secondo il Censis le baby prostitute sono 2.500 di cui 2.300 immigrate (1000 albanesi, 500 nigeriane). Il 9% delle prostitute è minorenne. Il 24 novembre i carabinieri di Salerno hanno liberato 6 bambine albanesi di 14 anni: erano state acquistate direttamente dai genitori nel Paese d?origine per 5 milioni di lire. Articolo 5. ?Nessuno può essere torturato? Violenze e degrado: l?Europa condanna le nostre carceri Amnesty International mette alla sbarra l?Italia: nell?ultimo rapporto sulle violazioni dei diritti umani accusa il nostro Paese di ?nuovi maltrattamenti da parte della polizia penitenziaria?. Nel dicembre 1997 sono state pubblicate le conclusioni della Commissione europea per la prevenzione della tortura proprio sul trattamento ricevuto dai detenuti italiani nelle nostre carceri (la visita risale al 1995). Ebbene, la commissione dichiara che ?un numero considerevole? di detenuti di Milano e ?un certo numero? di quelli di Roma sarebbero stati maltrattati dai tutori dell?ordine. E conclude chiedendo al governo un?indagine indipendente sul trattamento dei detenuti da parte della polizia. Di per sé, poi, il sovraffolamento in carcere può configurare un trattamento ?inumano e degradante?, e in Italia i 37.775 posti disponibili sono occupati da 55.000 detenuti. Quasi il doppio. Non basta. Nel ?96 sono stati aperti 170 procedimenti penali contro agenti di polizia accusati di violazione della libertà e dignità personale (percosse con manganelli, schiaffi, calci e pugni, spesso accompagnati da abusi a sfondo razziale); tra il giugno ?95 e il novembre ?98 sono state formalizzate 55 denunce contro l?Arma dei carabinieri, ma nella maggior parte dei casi non si è ancora raggiunta una sentenza. Spesso i procedimenti contro gli agenti subiscono forti ritardi, come nota ancora il rapporto di Amnesty, che è costretta ad ammettere di non avere ancora notizie della conclusione di procedimenti contro le forze di polizia aperti nel 1992. E non è da trascurare il fatto che solo una bassissima percentuale di detenuti denuncia i propri torturatori. Qualcuno però ricorre anche alla Corte europea per i diritti umani: nel ?97 sono stati 750 i ricorsi di italiani a Strasburgo per ?trattamento inumano e degradante? in carcere. Nelle carceri italiane inoltre sono rinchiusi oltre 300 malati di Aids in fase avanzata e 5000 sieropositivi a cui non vengono somministrate le cure necessarie. Negli ultimi tre anni, le persone malate di Aids morte in carcere per aver subito una punizione inumana sono parecchie decine. Articolo 10 e 11. ?Udienza equa, imparziale e garanzie per la difesa? Processi infiniti e costosi: la giustizia non è per tutti Da noi è ancora lontano l?obiettivo di un ordinamento giudiziario accessibile, efficace, in grado di garantire giustizia in tempi accettabili. In Italia i tempi medi di una causa civile si aggirano intorno ai 7 anni, ma si può aspettare anche 10 o 15 anni per una sentenza. Burocrazia e carenza di personale: per decidere degli oltre 6 milioni di cause civili pendenti sono al lavoro solo 8000 giudici (l?organico previsto è di 9100); ed è ancora peggiore la situazione del personale di cancelleria. L?Italia per questo è la più presa di mira dalla Corte europea dei diritti dell?uomo; oltre il 20% dei ricorsi presso le autorità di Strasburgo riguardano l?Italia e la quasi totalità si riferisce a ritardi giudiziari. Di queste cause, oltre tutto, l?80% ottiene soddisfazione, e l?Italia deve risarcire. I costi della giustizia poi sono elevati e per i poveri il diritto alla difesa è una chimera. Anche qui la Corte Europea nel 1990 ha inflitto all?Italia una condanna per carenza di difesa dei non abbienti in ambito penale. Ne è scaturita la legge 217/91 che prevede la gratuità della difesa quando si abbia un reddito annuo inferiore ai 10 milioni. Ma a tutt?oggi non sembra che questo basti: dal 1990 al 1997 solo 20.857 persone hanno usufruito dell?assistenza legale gratuita, rispetto ai milioni di processi in corso e soprattutto all?aumento della povertà. Articolo 23. ?Un lavoro per tutti? Tre milioni di famiglie e un giovane su quattro non sanno dove trovarlo U n diritto disatteso sia attivamente (diritto al lavoro), sia passivamente (diritto a essere protetti dalla disoccupazione). Nel Bel Paese, infatti, il lavoro non c?è per 3 milioni di famiglie: nuclei dove nessuno lavora, o lo fa saltuariamente, dove c?è un solo occupato con basso reddito o con figli trentenni disoccupati. Dati snocciolati dal Censis che divide le famiglie in 4 classi: senza lavoro (700 mila) dove si vive di assistenza e precariato (450 mila), mono-lavoro (circa 660 mila con un solo occupato stabile) e quelle con figli disoccupati (1.416.000). Nel complesso, i disoccupati in Italia sono poco meno di 3 milioni, il 12% della popolazione attiva; la disoccupazione italiana è soprattutto giovanile (un giovane su 4 non ha lavoro), femminile (18% delle donne disoccupate contro il 9% degli uomini), meridionale (al Sud il tasso è del 22% contro il 7% del Nord). Ma la mancanza di lavoro finisce per ledere altri diritti fondamentali. Uno studio Caritas del 1997 individua nella disoccupazione la maggiore causa di povertà, alcolismo (con conseguenti danni alla salute), patologie mentali e devianza. Eppure nel resto d?Europa va meglio (un terzo delle regioni europee con il più alto tasso di disoccupazione giovanile si trova proprio in Italia) specie per i giovani: il 64% dei giovani italiani impiega più di un anno per cercare lavoro, in Europa sono il 38%. Articolo 25. ?Una vita dignitosa in un?abitazione sicura? E i 18 mila terremotatiche sono nei container? Un diritto violato nei confronti dei 6 milioni e mezzo di italiani che vivono sotto la soglia di povertà, di cui il 16% sono minori e il 13% anziani. Per non parlare dei 57 mila cittadini senza dimora: di questi il 10% sono donne, il 3% bambini e il 69% ha meno di 34 anni. Non è finita. Il caso più clamoroso di violazione dell?articolo 25 è sull?Appennino centrale: sono 18 mila le persone ospitate nei 5200 container disposti in Umbria e Marche, senza godere del diritto al riparo e a condizioni di vita rispettose della dignità e adeguate alla salute. Lo dimostra uno studio dell?Istituto di Geriatria dell?Università di Perugia, da cui risulta che gli anziani nei container si ammalano di più e soffrono maggiormente di ansia e depressione di quelli che la casa ce l?hanno. Quanto all?ipertensione, ne soffrono l?8% degli anziani in casa, il 18% di quelli nei container. Ma la vita in container fa soprattutto precipitare le patologie già esistenti. Prova ne sia il maggiore consumo di farmaci da parte degli anziani nei moduli: ricorre ad antinfiammatori il 14,5% di chi vive in container, il 6% di chi ha ancora la casa; nei container il 33% degli anziani prende antidepressivi, il 22% di chi sta in casa; quanto ai vasodilatatori, siamo al 13% contro il 7%. Non basta. Senza una vita dignitosa anche la percezione di sé e del proprio futuro crolla, e qui si viola ancora l?articolo 25, che prevede il diritto alla sicurezza: il 75% degli anziani non si sente sicuro, e il 70% si sente solo. Articolo 26. ?L?istruzione sia alla portata di tutti? Pubblica o privata? La libertà di scelta ancora non c?è I n Italia i poveri non possono scegliere l?istruzione. Per molti papà e mamme infatti la scuola non statale resta un miraggio a causa delle sue alte rette (in media 6 milioni e mezzo l?anno). Ma anche quella pubblica si porta via una bella fetta di stipendio in libri di testo (secondo la Confcommercio quasi 4 milioni e mezzo per libri delle medie e superiori) e zaini abbastanza grandi per trasportarli. Secondo l?Adusbef un ragazzo di prima media è costato quest?anno alla sua famiglia 725 mila lire e il triennio farà spendere quasi un 1 milione e mezzo. Per chi prosegue gli studi il costo cresce: 1 milione 737 mila per le scuole professionali e 2 milioni 702 mila per il liceo classico. Che per molti la scuola pubblica non risponda ai bisogni educativi dei figli lo dimostrano le scuole ?autogestite? da cooperative di genitori: secondo la Fidae erano 95 nel ?96, 112 nel ?97 e 134 quest?anno, e altre 500 scuole appartengono alla Confcooperative. Scuole autogestite che devono tirare avanti con i propri mezzi e accettare – loro malgrado – solo studenti benestanti. DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO (approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948) Articolo 1 Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di tolleranza. Articolo 2 1. A ogni individuo spettano i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. 2. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello Statuto Politico, giuridico o internazionale del Paese o del territorio cui una persione appartiene, sia che tale territorio sia indipendente o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, ovvero soggetto a qualsiasi altra limitazione di sovranità. Articolo 3 Ogni individuo ha il diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 4 Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma. Articolo 5 Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizioni crudeli, inumani e degradanti. Articolo 6 Ogni individuo ha il diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica. Articolo 7 Tutti sono uguali davanti alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro qualsiasi discriminazione che violi la presente Dichiarazione, come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione. Articolo 8 Ogni individuo ha diritto ad una effettiva possibilità di ricorso a competenti tribunali nazionali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla Costituzione o dalla legge. Articolo 9 Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato. Articolo 10 Ogni individuo ha diritto, in condizioni di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri nonché della fondatezza di ogni causa penale che gli venga rivolta. Articolo 11 1. Ogni individuo accusato di un reato è ritenuto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto garanzie necessarie per la sua difesa. 2. Nessun individuo sarà condannato per un comportamento commissivo od ommissivo che, al momento in cui sia stato perpetrato, non costituisca reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non potrà del pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso. Articolo 12 Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesioni del suo onore e della su a reputazione. Ogni individuo ha il diritto di essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni. Articolo 13 1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. 2. Ogni individuo ha il diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese. Articolo 14 1. Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri Paesi asilo per sottrarsi alle persecuzioni. 2. Questo diritto non potrà essere invocato qualora l?individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite. Articolo 15 1. Ogni individuo ha il diritto a una cittadinanza. 2. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né dal diritto di mutare cittadinanza. Articolo 16 1. Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di formare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all?atto del suo scioglimento. 2. Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi. Articolo 17 1. Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà sua personale o in comune con altri. 2. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà. Articolo 18 Ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell?insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell?osservanza di riti. Articolo 19 Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere. Articolo 20 1. Ogni individuo ha dirito alla libertà di riunione o di associazione pacifica. 2. Nessuno può essere costretto a far parte di una associazione. Articolo 21 1. Ogni individuo ha diritto di partecipare al Governo del proprio Paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti. 2. Ogni individuo ha diritto di accedere, in condizione di parità, ai pubblici impieghi del proprio Paese. 3. La volontà popolare è il fondamento dell?autorità del Governo; tale volontà deve essere espressa attraverso periodiche e veridiche elezioni, effettuate a suffragio universale ed uguale, e con votazione segreta o secondo una procedura equivalente alla libera votazione. Articolo 22 Ogni individuo, in quando membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale, ed in rapporto con l?organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali, indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità. Articolo 23 1. Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell?impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione. 2. Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro. 3. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale. 4. Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi. Articolo 24 Ogni individuo ha diritto al riposo e allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite. Articolo 25 1. Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della famiglia, con particolare riguardo all?alimentazione, al vestiario, all?abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in casi di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà. 2. La maternità e l?infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini, nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale. Articolo 26 1. Ogni individuo ha diritto all?istruzione. L?istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L?istruzione elementare deve essere obbligatoria. L?istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l?istruzione superiore deve essere ugualmente accessibile a tutti sulla base del merito. 2. L?istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti dell?uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l?amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l?opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace. 3. I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli. Articolo 27 1. Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici. 2. Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore. Articolo 28 Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale ed internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati. Articolo 29 1. Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità. 2. Nell?esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e il rispetto dei diritti e delle libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell?ordine pubblico e del benessere generale di una società democratica. 3. Questi diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere esercitati in contrasto con i fini e i principi delle Nazioni Unite. Articolo 30 Nella presente Dichiarazione nulla può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un?attività o di compiere un atto mirante alla distruzione di alcuni dei diritti e delle libertà in essa enunciati.


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