Cultura

Staminali: se il vescovo va in laboratorio

La diocesi di Terni lancia la Banca delle cellule cerebrali. Ecco come è stato possibile coinvolgere sensibilità tanto diverse: intervista a monsignor Paglia

di Sara De Carli

Staminali sì, staminali no. Embrionali sì, embrionali no. Chissà cosa avrebbero fatto i grandi santi che si sono dedicati ai malati, se fossero vissuti ai nostri giorni. Cosma e Damiano, Gerardo di Monza, Camillo de Lellis. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni, una scelta l?ha fatta: ha appena inaugurato la Banca delle cellule staminali cerebrali. Si tratta di un progetto innovativo, diretto da Angelo Vescovi e realizzato presso l?ospedale Santa Maria di Terni, ed è il primo ad essere pensato e finanziato da una Diocesi. Il laboratorio produrrà cellule staminali cerebrali da utilizzare nella cura di malattie neurodegenerative come la sclerosi laterale amiotrofica, il morbo di Tay Sachs (una malattia infantile letale) e la malattia di Caravan (una leucodistrofia). Si tratta di staminali cerebrali prelevate da feti abortiti, staminali adulte quindi, che verranno isolate e riprodotte secondo i severissimi parametri etici previsti dal protocollo denominato Good Manifacturing Practice (GMP). La produzione delle cellule dovrebbe partire già dal prossimo primo settembre, mentre dal settembre 2007 le cellule saranno utilizzate per la sperimentazione clinica sull?uomo. Con monsignor Paglia – vicepresidente della Fondazione Cellule staminali che gestisce il laboratorio – proviamo a capire come è nata questa sfida. Vita: Stupisce la presenza di una Diocesi in un progetto di questo genere. Come è stato coinvolto? Vincenzo Paglia: Quando io sono arrivato a Terni, nel 2000, in città si stava lavorando all?ipotesi di un centro di ricerca sulle staminali adulte realizzato grazie alla collaborazione fra la Johns Hopkins University di Baltimora e una fondazione locale, la Fondazione Agrini. Il progetto stava fallendo. Allora io sono sceso in campo per non lasciarlo cadere. Ho radunato le istituzioni della città, la Diocesi, il Comune, la Camera di commercio, la Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni – Carit, e ho invitato l?Istituto superiore della sanità come garante. In un momento di fortissima crisi del tessuto economico locale determinata dalla crisi dell?industria dell?acciaio ho pensato che questa iniziativa potesse riavviare un nuovo spirito nella città e allo stesso tempo dare un contributo positivo alla ricerca sanitaria, un modo concreto per stare dalla parte dei malati. Vita: Quali ostacoli ha trovato? Paglia: Problemi economici, innanzitutto: si tratta di un progetto di diverse centinaia di migliaia di euro. Ad oggi la Carit ha messo quasi 300mila euro, gli altri soci fondatori 25mila a testa. L?anno scorso poi, quando è scoppiato il dibattito sulla legge 40, abbiamo avuto difficoltà di natura ideologica. Vita: Perché la ricerca sulle staminali embrionali e quella sulle staminali adulte sono in concorrenza per accaparrarsi i pochi finanziamenti disponibili? Paglia: Io ho cercato di far fruttare quel pezzetto di terreno su cui siamo già uniti, che è la ricerca sulle staminali adulte: una ricerca concreta, operativa, con buone prospettive a breve termine. Questa fondazione dimostra che è possibile mettere d?accordo istituzioni molto diverse fra loro, per sensibilità e aree di competenza, e anche persone di diverso orientamento valoriale. Credo che da questa esperienza si possa trarre una lezione di metodo: è urgente e doveroso avviare la ricerca attorno a ciò su cui siamo già uniti, perché questo ci libera da una impasse che bloccherebbe tutto e lacererebbe il paese. Iniziare a lavorare in questi settori non impedisce di continuare a riflettere e a dibattere sui punti di distanza e quindi, nello specifico, sull?utilizzo o meno delle staminali embrionali. Quello di Terni è un primo esempio di metodo per svelenire l?ambiente, dare speranza concreta di guarigione ai malati e non bloccare la ricerca là dove essa può procedere senza troppi intoppi. Vita: Quindi il bipolarismo etico non è inevitabile? Paglia: A mio parere no. Tra l?altro un bipolarismo etico descritto come un braccio di ferro fra cattolici e laici è falso: ci sono scienziati come Vescovi che non sono cattolici e non accettano la sperimentazione sugli embrionali, e cattolici come me che non si fanno spaventare dalla ricerca, ma cercano di capirla e di regolarla. Gridare «al lupo, al lupo» e creare allarmismo non ha senso.

  • Info sull?inziativa: www.diocesi.terni.it
  • Cosa fa VITA?

    Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.