Famiglia

Gli esteri secondo Rai e Mediaset

Pubblichiamo un interessante studio fatto dall'Osservatorio di Pavia. Per approfondimenti consultare il sito www.osservatorio.it

di Paolo Manzo

L’inasprirsi del conflitto mediorientale con l’apertura del fronte libanese, la politica di inter-mediazione avanzata dall’Italia a partire dalla conferenza di Roma e, infine, il voto per il rifinanziamento delle missioni italiane allestero, che ha sollevato un aspro dibattito interno alla maggioranza di governo, sono le tre vicende che, nel mese di luglio, hanno alzato l’attenzione dell’informazione italiana verso il resto del mondo. Il Libano e l’Afghanistan – al centro del dibattito sulla proroga delle missioni dell’esercito italiano – hanno varcato la soglia di notiziabilità dei telegiornali estivi notoriamente più inclini ad accogliere bollettini sul traffico e previsioni del tempo, cronache di migranti o gialli pruriginosi dallo sfondo preferibilmente psicotico piuttosto che hard news su ciò che accade nel mondo, sempre alquanto scarse nell’informazione televisiva italiana, per vocazione “nazionalista”. Mediamente, infatti, l’attenzione dedicata dai principali notiziari italiani – Rai e Mediaset di fascia day e prime time – a eventi accaduti fuori dai confini italiani è piuttosto bassa, attorno al 20-25% del tempo di durata complessiva di un notiziario. Salvo, ovviamente, il caso di “eventi mediatici”, ovvero di fatti che sia per caratteristiche di sostanziale rilevanza (politica, sanitaria, economica o altro) sia per una formale predisposizione alla spettacolarizzazione mediatica sono in grado di abbassare la soglia di notiziabilità “normale” per gli “esteri” ed entrare a pieno titolo nell’agenda dei telegiornali, addirittura, in taluni casi, rovesciando le proporzioni fra spazio dedicato agli “esteri” e spazio dedicato a notizie nazionali. Esempio chiarificante fra tanti è l’attentato alle torri gemelle dell’11 settembre 2001. Ma si tratta di eccezioni. Se, infatti, analizziamo i dati relativi ai notiziari Rai e Mediaset trasmessi in fascia day e prime time (ora di pranzo e di cena) durante il primo trimestre del 2006, verifichiamo un tempo di attenzione medio per notizie accadute all’estero pari al 23,1% del totale, incluse le notizie di cronaca varia – da quella nera alla giudiziaria, dalla sportiva alla terza pagina, fino al gossip sui VIP di casa a Hollywood o a Londra e alle cronache vaticane. Se poi consideriamo solo lo spazio dedicato agli “esteri” in senso stretto, notizie di politica estera – nella duplice accezione della politica estera italiana o della politica dei paesi esteri -, di relazioni internazionali, di guerre, scontri o tensioni, la percentuale scende notevolmente e si riduce a poco più dell’ 8% – 46 ore e 16 minuti pari all’8,3% della durata complessiva dei notiziari – di cui una parte rilevante (il 36,6%) dedicata alle guerre, agli scontri o alle tensioni, ovvero le bad news che più facilmente, comunque, entrano nei notiziari televisivi. L’informazione ordinaria, per esempio concernente le elezioni, momento in cui la democrazia trova una sua sostanziale e simbolica espressione, stenta a farsi spazio nella televisione italiana. La democrazia fa più notizia quando è minacciata dal fuoco delle armi o dai videomessaggi del Bin Laden di turno, o quando è al centro del dibattito politico italiano, come nel caso dell’Afghanistan verso cui il parlamento a luglio è stato chiamato a votare il rifinanziamento della missione militare, oppure come nel caso della crisi mediorientale nella quale, a partire dalla riapertura del fronte libanese, il nostro governo ha cercato di giocare un importante ruolo di intermediazione, organizzando la Conferenza di Roma. Analizzando, infatti, l’attenzione dei telegiornali Rai e Mediaset verso gli appuntamenti elettorali nei diversi paesi del mondo, nel corso del primo trimestre 2006, risulta evidente una certa parzialità: solo 5 ore e 48 minuti è stato il tempo dedicato complessivamente alle elezioni, con una concentrazione prevalente sulle elezioni in Palestina (43,8%), e solo 8 delle 25 tornate elettorali svoltesi in 19 diversi paesi del mondo sono entrate nell’agenda dei telegiornali monitorati. Facendo i dovuti distinguo fra network e reti monitorati, è opportuno sottolineare una differenza rilevante fra Rai e Mediaset, la cui attenzione verso eventi oltre i confini nazionali è di circa 10 punti percentuali inferiore a quella della TV pubblica (18,1% vs 28,9%). In particolare, Italia Uno si distingue per essere la testata giornalistica meno interessata a quello che accade nel mondo, con una percentuale di tempo dedicata a notizie estere pari al 15,1%, la metà di quella di Rai Tre (30,4%), che è la testata giornalistica con l’agenda tematica più aperta a quello che accade oltre i confini nazionali. I differenti profili fra le reti e fra i network sull’agenda “estera” risultano evidenti anche in relazione al genere di notizie trattate: Mediaset predilige le notizie di cronaca, la Rai è più attenta alle notizie di politica estera. Si osserva, invece, una certa omogeneità tra i network per quanto riguarda i contesti geo-politici prevalenti nell’agenda estera. Considerando i primi quindici paesi verso cui è indirizzata l’attenzione delle testate giornalistiche di Rai e Mediaset, si registrano solo un paio di differenze rilevanti: la Libia entra fra i primi quindici paesi Rai e non in quelli Mediaset; l’Afghanistan, incluso come quindicesimo nella tabella Mediaset, non entra fra i primi 15 paesi Rai. Le differenti proporzioni di tempo dedicate dall’uno o dall’altro network ai diversi 15 paesi sono piuttosto scarse, raggiungendo al massimo 3 punti percentuale – nel caso degli Stati Uniti, al vertice dell’attenzione Mediaset con il 13% di tempo focalizzato, in seconda posizione nell’agenda Rai con il 10% di tempo riservato – e sono comunque indicative della duplice propensione da parte della televisione pubblica a trattare maggiormente questioni politiche o politicamente rilevanti e da parte della televisione privata a sviluppare prevalentemente eventi di cronaca. Mediaset, infatti, dedica più tempo della Rai al Vaticano, con le cronache vaticane, alla Gran Bretagna con i gossip sulla dinastia reale, all’Europa con gli aggiornamenti costanti sulle condizioni climatiche nei diversi paesi dell’area; la Rai, invece, si concentra maggiormente sulle grandi crisi di portata internazionale, quella israelo-palestinese e quella irachena, sulle proteste in diversi paesi musulmani in seguito alla pubblicazione delle vignette su Maometto e sulla relativa crisi diplomatica che ha coinvolto il nostro paese dopo le esternazioni dell’allora ministro Calderoli, sull’Unione Europea e le iniziative delle sue diverse istituzioni (piuttosto che l’Europa geografica del freddo o della neve). Nessuna delle due TV considerate, con i 12 notiziari quotidiani monitorati, si distingue per aver dedicato una particolare attenzione al Libano, improvvisamente assurto alle cronache di prima pagina in questa calda estate internazionale: solo 29 i minuti dedicati al paese mediorientale nell’arco del primo trimestre di quest’anno, troppo pochi per farlo comparire fra i primi 15 paesi su cui si focalizza l’attenzione televisiva dei telegiornali monitorati, lo 0,4% dell’agenda estera di Rai e Mediaset unitamente considerate, una percentuale molto bassa che scompare nel dato aggregato nella voce altri.


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