Welfare

Indulto, Segio: «L’amnistia si è persa per strada»

«Anche il piano Marshall per le carceri proposto dall'associazionismo è rimasto lettera morta»

di Redazione

”Dopo 16 anni dall’ultima volta e dopo sei dalla grande speranza del Giubileo, alfine e’ arrivato il voto positivo della Camera sull’indulto. L’amnistia si e’ persa silenziosamente per strada, determinando il controsenso che i magistrati continueranno a lavorare su procedimenti e definiranno condanne in buona parte destinate a essere archiviati e condonate”. E’ una delle riflessioni di Sergio Segio, responsabile dell’Associazione Societa’Informazione e membro della giunta della Conferenza nazionale Volontariato Giustizia. Secondo Segio, ex militante di Prima Linea, da anni impegnato nelle lotte per il reinserimento dei detenuti, ”si e’ posto insomma mano al sovraffollamento carcerario ma non a quello dei fascicoli giudiziari, questioni invece strettamente connesse. Schizofrenia del legislatore o misteri degli accordi politici” In compenso, dal provvedimento, secondo Segio, ”si sono esclusi reati poco rappresentati e di scarsa incidenza, mentre se ne sono compresi altri dai gravi riflessi per la collettivita’: non tanto quelli sulla pubblica amministrazione, ma quelli in materia di lavoro e ambientale, che hanno visto la timida protesta della sola Cgil, protesta resa invisibile a differenza di quella, enfatizzata oltre modo, del ministro Di Pietro. La cui posizione, peraltro, risulta del tutto coerente, seppur furbescamente, con la sua storia e convinzioni”. Meno comprensibile, a prima vista, a giudizio dell’ex collaboratore di don Ciotti, e’ la posizione ”del segretario Diliberto. Non fosse che, con tutto il rispetto per la persona, va ricordato che e’ egli stato il ministro Guardasigilli durante il massacro dei detenuti nel carcere di Sassari e il defenestratore da capo dell’Amministrazione penitenziaria, per far posto a Giancarlo Caselli, di Alessandro Margara, massimo esperto di cose penitenziarie in Italia, oltre che gran galantuomo”. Assieme all’amnistia si e’ perso per strada quel ”piccolo piano Marshall” per le carceri, vale a dire, spiega ancora Sergio Segio, quella proposta avanzata nel 2000 da tutte le reti delle associazioni, del volontariato, della cooperazione sociale, dei sindacati, delle comunita’ di accoglienza, persino delle piccole imprese artigiane, che diceva una cosa semplice: la gran parte dei reclusi e’ costituita da poveri, immigrati, tossicodipendenti”. Di loro, recitano i dati, ”uno su 4 non ha casa dove andare quando esce, 1 su 2 non possiede istruzione e lavoro. Se non si predispone un piano eccezionale di sostegno al reinserimento sociale e lavorativo, almeno il 60% di coloro che usciranno dal carcere e’ destinato a tornarvi in breve tempo. Come ”cartello” nazionale di realta’ presenti sul territorio e attive sui temi del disagio siamo a disposizione -continua Sergio Segio- per questo piano, per fare da ”paracadute”, da ponte tra carcere e societa’, ed evitare che si inneschi la spirale della recidiva, altrimenti certa”. ”E’ purtroppo facile ipotizzare che tra non molto il pendolo politico, dopo aver battuto il necessario e tardivo colpo dalla parte della clemenza, tornera’ a batterne consecutivamente molti sul versante dell’allarme sociale e delle campagne securitarie contro il crimine e i reati che sono destinati,a bocce ferme, all’aumento statistico”


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