Mondo
La Galilea sotto assedio
Da Gerusalemme la testimonianza del segretario generale del Patriarcato maronita: anteprima da VITA Magazine in edicola da domani, a soli 2 EURO!
L’intera Galilea è sotto assedio. E qui vivono molti cristiani maroniti, mentre gli altri, la maggior parte, abitano di là dal confine, in Libano. Lo sa bene Sobhy Makhoul, segretario generale del Patriarcato maronita a Gerusalemme, la cui famiglia è dovuta sfollare nel lontano 1948 dopo la distruzione per mano di Israele del proprio villaggio Bar’am. «Sono appena tornato da Haifa. Ospedali e farmacie restano aperte, per il resto c’è il coprifuoco. Si può girare in macchina, ma a proprio rischio e pericolo. La più grande comunità maronita di Israele si trova qui. Più a nord non si può andare, le strade sono chiuse, e il territorio pattugliato dall’esercito israeliano». Questa la situazione dalla prima volta che abbiamo sentito Sobhy, una settimana fa.
Giovedì 20 luglio
Giornata di calma apparente. ?Solo? una trentina i missili in direzione della Galilea. Effetto forse della risposta israeliana che sta massicciamente bombardando Beirut e le basi Hezbollah nel sud del Libano. Si sta però facendo largo l’ipotesi di un attacco di terra in territorio libanese. «Non credo lo faranno», dice Sobhy, «sarebbe avventato. Si esporrebbero a uno scontro che rischiano di perdere». è invece d’accordo con Michel Aoun, storico comandante dell’esercito libanese: «Hezbollah, Hamas o Bin Laden non c’entrano nulla uno con l’altro». Sobhy spera in un accordo: «Israele vuole più sicurezza e la restituzione dei soldati israeliani rapiti, bene, Hezbollah chiede il ritiro dai 35 chilometri quadrati dalla regione di Sheba, nel nord del Golan, al confine tra Siria, Libano e Israele, e la liberazione di tre prigionieri libanesi. Si può e si deve trovare una soluzione».
Venerdì 21 luglio
Le agenzie battono la notizia: richiamati alcuni battaglioni di riservisti, si parla di 6mila soldati circa, che rafforzeranno la presenza israeliana al confine col Libano. «Bisogna capire», dice Sobhy, «se vogliono solo mostrare i muscoli oppure hanno effettivamente intenzione di invadere il Libano. Intanto però il 40% della popolazione della Galilea sta fuggendo verso Gerusalemme e l’economia israeliana perde 120 milioni di dollari al giorno. Gli ultimi pellegrini stanno finendo il proprio giro e partiranno. La prossima settimana anche questo piccolo briciolo di normalità ci avrà abbandonato».
Sabato 22 luglio
«Ieri è tornato il Patriarca maronita, Nasrallah Boutros Sfeir», ci dice Sobhy, «era in visita proprio negli Stati Uniti. E oggi ha riunito un’assemblea speciale dei vescovi maroniti invitando tutte le parrocchie ad aprire le porte e accogliere chiunque avesse bisogno».
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